Un'ora, trentanovaminuti e 52

la prudenza non e mai troppa
Un'ora, trentanovaminuti e 52
Mai stato così felice per un 21 così lento. Ma dopo cinque giorni di assoluto riposo non potevo aspettarmi qualcosa di diverso.
La possibilità di infortunarsi esiste e bisogna farsene una ragione. Ma se capita entrando in macchina (torsione del ginocchio) non posso non darmi dello stupido pensando ai sacrifici e all'impegno di questi ultimi mesi.
Voltadol e ghiaccio a dosi industriali nella speranza di tornare a correre al più presto per non perdere quanto faticosamente raggiunto in queste settimane di "duro lavoro".
E dopo aver saltato la maratona di Milano del 2008 per un problema al ginocchio (l'altro) a cinque giorni dalla gara l'idea di concedermi il bis, nei giorni scorsi, ha incominciato seriamente a prendere forma. Fortunamente però (incorciamo le dita) spazzata via in mattinata.
Partenza lenta in attesa di una sorta di riscontro da parte del tendine dolorante e primi chilometri corsi letteralmente con il terrore di dover interrompere e tornare mestamente a casa. Ogni tanto qualche piccolo segnale "di vita" proveniente dal ginocchio, ma niente che mi impedisca di correre. I chilometri si susseguono
tranquilli e con essi aumenta la consapevolezza di poter portare a termine quanto preventivato. Di tanto in tanto qualche accenno di spinta, giusto per vedere come procede, ma niente di più.
Non è quella di oggi la giornata per fare i fenomeni.