26° Venicemarathon

running in Venice
26° Venicemarathon
Non è andata. Al 38° è toccato alzare bandiera bianca.
Sei e 30. Buio pesto, temperatura che potrebbe tranquillamente essere quella di una mattina di Novembre inoltrato, e agli occhi di quei pochi in strada per altri motivi lo strano spettacolo di questa sorta di processione. Donne e uomini di tutte le età, in abbigliamento sportivo, con una sacca blu a tracolla e tutti quanti diretti nel medesimo luogo: il Tronchetto, dove le navette, messe a disposizione dell'organizzazione, attendono per il trasporto a Stra.
Una quarantina di minuti e i bus ci scaricano a poca distanza dal luogo della partenza. Sosta sotto il tendone adibito a spogliatoio e poco dopo le otto pronto per l'appuntamento davanti a Villa Pisani per l'incontro con i "Blogtrotters" (in rigoroso ordine alfabetico) Alvin, Anita&Simone, Luca, Michele e Pasteo.
Quattro chiacchere e poi, con largo anticipo, assieme ad Alvin dentro la seconda gabbia in attesa della partenza. Nove e quindici le handbike e dopo pochi minuti si torna ad essere protagonisti.
Primi minuti dedicati ad evitare i più lenti e primo chilometri chiuso a 4' e 21" con i pacer dai palloncini azzurri
26° Venicemarathon
(3h) a portata di "mano". L'idea è di seguirli ma con un secondo chilometro a 4' e 8" è un attimo capire che continuare a seguire quelli che dovrebbero essere i nostri "angeli custodi", per quel che mi riguarda, potrebbe essere una tattica che non paga.
Senza il Garmin poi, misteriosamente scarico, tocca tornare all'antico facendo affidamento solo sulle senzazioni, su chi mi corre intorno e, soprattutto, al Polar che mi porto sempre dietro per ogni evenienza.
I chilometri si susseguono e, dopo una fase di assestamento, già dal quinto riesco a essere costante (e dopo 4 anni da garmin-dipendente chi se lo aspettava) inanellando una serie di parziali intorno ai 4' e 14" che mi portano alla mezza con un discreto bottino di secondi da poter eventualmente spendere nella seconda parte.
Marghera, Mestre, e una volta a Parco San Giuliano i tempi cominciano a dilatarsi. Non di tanto ma quanto basta per realizzare che difficilmente si può puntare al personale. Trentesimo a 4 e 21", poi 4' e 17", 4' e 25" e 4' e 19".
La stanchezza comincia a farsi sentire e il cavalcavia che ci porta sul ponte della Libertà è la mazzata finale. Metabolizzata la delusione non resta che continuare cercando comunque di portare a casa il risultato visto che il passo, nonostante il vento (ovviamente) contrario, è ancora soddisfacente.
Piazzale Roma, Santa Marta e al 38° non ne ho davvero più. Crisi vera. Al pascolo sino al 39° (8'05"/km) e dopo un po' di Gatorade, alla vista del primo dei 14 ponti, raccolgo le ultime energie e riparto per gli ultimi e faticosissimi chilometri.
Arrivati alla Dogana, il Canal Grande e poi, dopo un centinaio di metri, Piazza San Marco da percorrere tra due ali di folla. Ultimi sei ponti e ultimi mille metri. Non mi resta che trattenere il fiato per cinque interminabili minuti prima di poter ricevere una meritatissima medaglia.
Per la cronaca, poco meno di undicimila e trecento secondi di pura fatica.