XIX Maratona di Roma

visto come ci sono arrivato.....
XIX Maratona di Roma
E siamo a otto. Inutile negarlo, questa gara io l'adoro. Anche se tocca riconoscere che il mio è più un rapporto di amore e odio. Amore perchè in nessun'altra città è possibile, come recita lo slogan, correre attraverso la storia e odio perchè è altrettanto vero che, in nessun'altra città, è possibile calpestare così tanti sanpietrini da arrivare ad odiarli. Senza dimenticare poi, tutte le "asperità" che la città dei sette colli ti può regalare perchè, quando arrivi a correre più di tre ore, anche salire su un marciapiede può diventare una piccola impresa. Soliti collaudati riti che si ripetono da anni con il sabato dedicato al viaggio per raggiungere la capitale, un primo carico di carboidrati (leggi amatriciana), il disbrigo della pratica "pettorale" al Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi dell'EUR e a seguire "rabboco" del serbatoio nel tradizionale appuntamento a "Testaccio" dove poter incontrare vecchi amici e conoscerne di nuovi.
Domenica ore 7.30 metropolitana B fermata "Circo Massimo", cambio d'abito, deposito borsa e con abbondante anticipo sotto l'Arco di Costantino in attesa di Giancarlo e Alberto con cui condividere, una volta entrati in "gabbia", la solita e snervante attesa dello start che contrariamente passa in un niente.
Nove e trenta e si torna, nuovamente protagonisti. Le condizioni per far bene ci sono tutte. La giornata è coperta, non piove e la temperatura è decisamente sotto la media. Tocca provarci anche se, per la prima volta, sono davvero consapevole di non essere al meglio nonostante la buona preparazione svolta nelle ultime sedici settimane. Due sole parole: troppo stanco. Partenza tranquilla "da maratona", un occhio alla strada e l'altro al Garmin cercando di non farmi trasportare dall'entusiasmo e dal ritmo degli altri. Difficile trattenersi, i tre giorni di riposo hanno sortito l'effetto sperato e le gambe hanno voglia di spingere, di seguire i pace che, secondo me, stanno impostando un ritmo un tantino troppo veloce. E come se non bastasse, ma questo succede sempre più spesso, il passo visualizzato dal Garmin non è di grande aiuto perchè non trova conferma al passaggio dei cartelli chilometrici. Piramide, San Paolo, Testaccio, Via Marmorata, Lungotevere dei Vallata, in perfetta media. Ponte Cavour dove attraversiamo per la terza volta il Tevere. Via Cola di Rienzo, Viale Giulio Cesare. Alla mezza, in viale Papa, nove secondi sotto i novanta minuti. Perfetto, anche troppo. L'Olimpico, il Ponte Duca d'Aosta e una volta riattraversato nuovamente il fiume, via per la variante di percorso inaugurata nella passata edizione. Venticinque, ventisei e, al termine di una lunga salita (se ne sentiva davvero il bisogno), il chilometro ventisette dove, finalmente, si "scollina". In pratica il colpo di grazia. Il passo non è più lo stesso ma io resisto. Ne ho ancora. Non riesco a tenere gli stessi ritmi, ma ne ho. Il villaggio olimpico con le vie dedicate ai paesi di tutto il mondo, Via Del Vignola e nuovamente sul lungotevere dove spesso, almeno per quel che mi riguarda, comincia il calvario. Il passo è una ventina di secondi sopra la media e, nonostante il vento contrario diventato davvero fastidioso, insisto. Camminare è un verbo, almeno per oggi, non contemplato. Lungotevere delle Navi, Lungotevere Arnaldo da  Brescia, sottopasso di Ripetta, e finalmente, al trentaquattresimo, cominciano i chilometri che tutti ci invidiano.
Ara Pacis, Piazza Navona, Largo di Torre Argentina, Via del Corso, Piazza del Popolo, Piazza di SpagnaFontana di Trevi. E una volta tornati a Piazza Venezia gli ultimi duemila e cinquecento metri.I più XIX Maratona di Romaduri. Con le salitelle del Campidoglio e del Circo Massimo.
Quelle che, affrontate subito dopo la partenza, neanche ti accorgi di fare e che ora, invece, ti sembrano paragonabili a quelle che hanno reso famose le Dolomiti. E una volta imboccato via San Gregorio l'ultima asperità. Quella che maledici con tutto il fiato che ti è rimasto in gola, prima di goderti gli ultimi interminabili metri sotto l'ombra del Colosseo con il display TDS che, nonostante tutto, ti dice che stai per terminare la tua ventiduesima maratona una manciata di secondi sopra i 184'.
Apparentemente dovrei essere deluso invece, per come sono arrivato all'appuntamento con la città eterna, è come se avessi centrato il personale. Ci ho provato, come sempre, ma stavolta sono consapevole di aver realizzato quanto di meglio si potesse fare.
Cosa altro dire?  Arrivederci all'edizione 2014. La numero XX.