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XXIII Maratona di Roma - foto La Gazzetta dello Sport
Da dove comincio ? Difficile trovare le parole per descrivere la ventinovesima volta da finisher. Difficile perché l'appuntamento con la città eterna mancava ormai da troppo tempo. 

Posticipata la partecipazione nel 2015. Posticipata nel 2016. Insomma 'sta decima medaglia sembrava proprio non volere arrivare. 

Soliti riti comuni  a tutte le maratone con il sabato dedicato a raggiungere la capitale, il giro all'expo per la pratica pettorale e, la sera, carico di carboidrati nel solito ristorante, quello consigliato dall'amico romano doc.  

Sveglia puntata alle 5 ma dalle quattro già pronto a fissare il soffitto. In tre parole: niente di nuovo. Sei e cinquanta  e sono gia a Termini  dove ho appuntamento con una tesissima Valeria alla sua seconda quarantadue.  Tre fermate e a Circo Massimo comincia davvero la nostra giornata. 
XXIII Maratona di Roma

Giusto 5 o 600 metri per raggiungere la zona partenza (perché 42km non bastavano), cambio d'abito, foto di rito con Giancarlo e il Bress con cui devo condividere l'attesa dello start e si entra nella gabbia della prima Wave che a mezz'ora dalla partenza è ancora stranamente deserta.

Non piove ma le nuvole nere  alla nostra sinistra non lasciano dubbi. Sarà  (di nuovo) gara bagnata. 

Otto e quaranta si torna protagonisti.  Venti, trenta metri e sono gia a ritmo gara addirittura un tantino troppo veloce. Sto bene, i tre giorni di riposo hanno sortito l'effetto sperato e le gambe non chiedono altro che correre. Facile a dirsi. L'esperienza, dopo tutti questi anni, non mi manca di certo, quello di cui faccio difetto, invece, è il buon senso. Perche una volta indossato un pettorale spesso non capisco più niente. Ma su una distanza così importante almeno un minimo tocca trovarlo, tanto più che, prima di arrivare a San Paolo, un potentissimo tuono ci annuncia l'imminente diluvio. 

Navigatore impostato sui 4e30 elastici e si va. I chilometri nonostante l'acqua passano "veloci" e anche se il panorama in questa fase non entusiasma non ho il tempo di annoiarmi. Sul lungotevere Aventino finalmente un po' di tregua ma Giove Pluvio non ci mette molto a riprendere con le secchiate. Sedici, diciassette e, una volta attraversato il passetto, svolta a destra e improvvisamente siamo di fronte alla "maestà del Cupolone" che da sola, secondo me, vale il prezzo del biglietto. 

XXIII Maratona di Roma
I sampietrini non danno tregua e con la pioggia sono addirittura peggio ma nonostante tutto con un occhio al Garmin e uno alla strada si va a chiudere la mezza appena sopra l'ora e trentaquattro.


Finalmente non piove più e addirittura sembra schiarire (just an illusion).. 

Lungotevere della Vittoria e davanti all'Olimpico su ponte Duca d'Aosta cambiamo sponda per la quarta volta. La "cosa" si fa seria con la lunga salita del ventinovesimo chilometro che spesso pone fine ai sogni di gloria di molti.  Una volta scavallato una lunga discesa ci porta al vecchio villaggio olimpico e qui al trentesimo, come dicono in molti, inizia la GARA

Lungotevere Flaminio, Lungotevere delle Navi  e finalmente i sei chilometri che tutto il mondo ci invidia. Ara Pacis, Piazza Navona, Largo Argentina. Ora sono stanco ma quanto visualizzato dal Garmin sembrerebbe dire il contrario. Piazza Venezia e sulla destra, sotto l'Altare della Patria  l'arrivo li ad attenderci.

Piazza del Popolo, Piazza di Spagna e dopo il quarantesimo la salita nella galleria sotto il Quirinale.  Quella maledetta salita dove, l'ultima volta, si erano infranti i miei sogni di gloria.
Dura, durissima o più semplicemente troppo prossima all'arrivo per non sentirla ma arrivati a questo punto non ci si può più tirare indietro. Milleduecento, milletrecento metri da percorrere senza freni raschiando dal fondo del barile quel che rimane, se ne rimane, della scorta di glicogeno. 

E una volta messo a fuoco il display centrale tds che gioia realizzare che ai centonovanta minuti manca piu di un giro di lancetta.


Under 189, split negativo, decima volta a Roma e ventinovesima volta da finisher. 
What else?
maratona di roma
Ci siamo. Anche questa volta siamo giunti all'epilogo. Quattro mesi a macinare asfalto per poter timidamente affermare di essere pronti a raccogliere quanto seminato durante queste sedici settimane. 

Una preparazione che, per la verità,  non ha niente di eclatante. Buona quella che la tabella definisce la parte di costruzione organica meno bene la seconda, ma finalmente un totale di chilometri che assume una certa consistenza.

E questa volta poi, la sfida ha un sapore particolare perchè di fatto correrò con il pettorale del 2015. Influenza il primo anno e uno stiramento il secondo mi hanno costretto a posticipare per ben due volte l'appuntamento di primavera con la Città Eterna ma soprattutto con la decima medaglia. 

Perchè alla fine, come spesso accade, non ho grosse pretese: concluderla, fare meglio di Firenze e, se possibile, arrivare con il sorriso stampato sul volto.
Non mi sembra di chiedere la luna, no ?


XX Maratona di Roma
Venticinque, come le maratone portate a termine. Nove, come le volte che ho tagliato il traguardo nella città eterna e quarantotto, come i qurantotto maledetti secondi che da domenica mi separano dal Muro, quello con la "emme" maiuscola.
Sveglia, colazione e dopo aver controllato, per l'ennesima volta, il contenuto dello zaino via in metropolitana destinazione "Circo Massimo". Il cielo, come previsto, non promette niente di buono e la conferma arriva appena uscito in superficie quando una leggera pioggia ci da il benvenuto.
Sono passate da poco le sette e Via San Gregorio è praticamente deserta. Ancora pochi i partecipanti e soprattutto nessun TIR ad attenderci per la consegna degli zaini posizionati, invece, dove nelle passate edizioni era posta la "finish line". Cambio d'abito, consegna borsa e di nuovo sotto il Colosseo per l'appuntamento con Giancarlo, Gianluca, Mauro e il non pervenuto Alessandro.
Quattro chiacchere, un paio di foto e dopo aver salutato anche Marco venuto appositamente per noi, ci si avvia, destinazione "Area partenza B", nonostante le proteste di Giancarlo ("è troppo presto", "manca mezz'ora", "che facciamo una volta li").
Solita snervante attesa, almeno un paio di acquazzoni "tipo caraibi" e poco prima delle nove, inzuppati a dovere e accompagnati dalle note di "The Final Countdown" degli Europe si parte. 
I pacer sono davanti ma al momento non mi preoccupo, un occhio alla strada e uno al Garmin e per una volta il passo è quello desiderato già dalle prime battute.
Teatro di Marcello, Circo Massimo, Piramide, Stazione Ostiense (novità 2014) con il Ponte Settimia Spizzichino, S.Paolo e al sesto, in 25' e spiccioli. Come da manuale. Lungotevere dei Papareschi, Testaccio, Via Marmorata, Lungotevere dei Tebaldi e il passaggio al quindicesimo sotto i sessantaquattro minuti. Sto bene, non piove e addirittura un tiepido sole ci sta accompagnando, ormai, da diversi chilometri. Riesco persino a godermi il panorama apprezzando anche le modifiche apportate in questa prima parte del percorso. I pacer continuano a precedermi ma, dopo aver acquisito un discreto margine, la distanza che ci separa tende ad assottigliarsi. Cento metri, forse meno e, tempo qualche chilometro, li aggancio. Ponte Cavour dove attraversiamo per la terza volta il Tevere,
XX Maratona di Roma
Via della Traspontina e, una volta girato l'angolo, Via della Concilizione con il Cupolone che ti appare all'improvviso nella sua immensità. Via Cola di Rienzo, Viale Giulio Cesare e Via della Giuliana dove, sul tappeto Tds della mezza, transito assieme al gruppo dei palloncini gialli, agganciati da qualche minuto, una trentina di secondi sotto i novanta. Il cielo è tornato ad essere minaccioso e anche il vento ci mette del suo. Ventidue, ventitre, l'Olimpico al venticinquesimo e, poco prima di attraversare nuovamente il fiume sul Ponte Duca d'Aosta ricomincia a piovere copiosamente. Provo anche a prendere l'iniziativa, cercando di abbandonare la simpatica compagnia, ma le raffiche di vento mi fanno immediatamente rinsavire. Lungotevere dell'Acqua Acetosa e la parte più dura del percorso introdotta un paio di anni fa. Una leggera pendenza prima e una decisa salita dopo che porta, una volta "scollinato" al ventinovesimo, al vecchio villaggio olimpico con le vie dedicate ai paesi di tutto il mondo. Una sorta di spartiacque. Superare indenni questa asperità senza pagare dazio significa, viste le mie precedenti esperienze, avere buone possibilità di portare a casa il risultato. Lunga un migliaio di metri sembra non avere mai fine ma stavolta l'epilogo è di tutt'altra natura con il Garmin che indica un incoraggiante quattro e ventidue.
Lungotevere delle Navi, Lungotevere Arnaldo da Brescia, sottopasso di Ripetta, il vento ora, come ci aveva preannunciato Giancarlo, è contrario ma in gruppo non infastidisce più di tanto. Ne ho ancora e mentre mi accingo a godermi lo spettacolo dei chilometri che il mondo ci invidia e tempo di cominciare a fare un po' di calcoli. A naso ci siamo e anche con margine. Ara Pacis, Piazza Navona, Largo di Torre Argentina, Piazza Venezia e la lunghissima Via del Corso, il passo non è più brillante e già da qualche centinaio di metri ho perso contatto con gli angeli custodi. Ma non me ne curo più di tanto, forte di un calcolo che, alla luce dei fatti, si rileverà errato. Cinque, sei secondi lasciati per strada e la stanchezza che comincia a farsi sentire.Piazza del Popolo, Piazza di Spagna e la sensazione, nonostante quanto visualizzato dal Garmin, che la benzina possa finire da un momento all'altro. Quarantesimo e l'ultima asperità da trecentoquarantasette metri del "Traforo Umberto I" che pongono fine ai sogni di gloria.
XX Maratona di Roma
Sono stanco e la salita lascia il segno. Non riesco più a spingere e il tunnel sembra non avere mai fine. Ormai qualsiasi calcolo è inutile. Tocca stringere i denti.
Poco più di mille metri da fare con quel che rimane delle ultime maltodestrine ingerite al trentacinquesimo. Via Mialno, Via Nazionale, Piazza Venezia e finalmente la sagoma della finish line che prende forma.
Duecento, cento, cinquanta metri e la certezza di aver fallito l'obiettivo una volta messo a fuoco il diplay TDS: tre-zero-zero e spiccioli.
Deluso ? Certo. Mentirei se dicessi il contrario. Eppure, a mente fredda, mi rendo conto di aver portato a casa una grande maratona su un percorso, nonostante le modifiche, sempre difficile e con condizioni climatiche non ideali. Il muro è ancora in piedi e forse, vista anche l'età, comincio a pensare che non cadrà mai. Ma io insisto e continuo a scegliere le gare in funzione della bellezza della città che le ospita e se questo vorrà dire non provare mai la soddisfazione di un "under3hours", poco male.
Me ne farò una ragione.
Basta!....
..... Tocca riprendere il filo del discorso interrotto dopo la mezza di Busto. Dieci giorni di pausa, una trentina di chilometri per riassapore (si fa per dire) il gusto della fatica e da oggi si riprende a fare sul serio. C'è una maratona, la venticinquesima, da preparare. Sedici settimane per arrivare tirato a lucido all'appuntamento di primavera, ma soprattutto sedici settimane per poter tornare a dire: "questa gara me la sono proprio goduta".
XIX Maratona di Roma
E siamo a otto. Inutile negarlo, questa gara io l'adoro. Anche se tocca riconoscere che il mio è più un rapporto di amore e odio. Amore perchè in nessun'altra città è possibile, come recita lo slogan, correre attraverso la storia e odio perchè è altrettanto vero che, in nessun'altra città, è possibile calpestare così tanti sanpietrini da arrivare ad odiarli. Senza dimenticare poi, tutte le "asperità" che la città dei sette colli ti può regalare perchè, quando arrivi a correre più di tre ore, anche salire su un marciapiede può diventare una piccola impresa. Soliti collaudati riti che si ripetono da anni con il sabato dedicato al viaggio per raggiungere la capitale, un primo carico di carboidrati (leggi amatriciana), il disbrigo della pratica "pettorale" al Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi dell'EUR e a seguire "rabboco" del serbatoio nel tradizionale appuntamento a "Testaccio" dove poter incontrare vecchi amici e conoscerne di nuovi.
Domenica ore 7.30 metropolitana B fermata "Circo Massimo", cambio d'abito, deposito borsa e con abbondante anticipo sotto l'Arco di Costantino in attesa di Giancarlo e Alberto con cui condividere, una volta entrati in "gabbia", la solita e snervante attesa dello start che contrariamente passa in un niente.
Nove e trenta e si torna, nuovamente protagonisti. Le condizioni per far bene ci sono tutte. La giornata è coperta, non piove e la temperatura è decisamente sotto la media. Tocca provarci anche se, per la prima volta, sono davvero consapevole di non essere al meglio nonostante la buona preparazione svolta nelle ultime sedici settimane. Due sole parole: troppo stanco. Partenza tranquilla "da maratona", un occhio alla strada e l'altro al Garmin cercando di non farmi trasportare dall'entusiasmo e dal ritmo degli altri. Difficile trattenersi, i tre giorni di riposo hanno sortito l'effetto sperato e le gambe hanno voglia di spingere, di seguire i pace che, secondo me, stanno impostando un ritmo un tantino troppo veloce. E come se non bastasse, ma questo succede sempre più spesso, il passo visualizzato dal Garmin non è di grande aiuto perchè non trova conferma al passaggio dei cartelli chilometrici. Piramide, San Paolo, Testaccio, Via Marmorata, Lungotevere dei Vallata, in perfetta media. Ponte Cavour dove attraversiamo per la terza volta il Tevere. Via Cola di Rienzo, Viale Giulio Cesare. Alla mezza, in viale Papa, nove secondi sotto i novanta minuti. Perfetto, anche troppo. L'Olimpico, il Ponte Duca d'Aosta e una volta riattraversato nuovamente il fiume, via per la variante di percorso inaugurata nella passata edizione. Venticinque, ventisei e, al termine di una lunga salita (se ne sentiva davvero il bisogno), il chilometro ventisette dove, finalmente, si "scollina". In pratica il colpo di grazia. Il passo non è più lo stesso ma io resisto. Ne ho ancora. Non riesco a tenere gli stessi ritmi, ma ne ho. Il villaggio olimpico con le vie dedicate ai paesi di tutto il mondo, Via Del Vignola e nuovamente sul lungotevere dove spesso, almeno per quel che mi riguarda, comincia il calvario. Il passo è una ventina di secondi sopra la media e, nonostante il vento contrario diventato davvero fastidioso, insisto. Camminare è un verbo, almeno per oggi, non contemplato. Lungotevere delle Navi, Lungotevere Arnaldo da  Brescia, sottopasso di Ripetta, e finalmente, al trentaquattresimo, cominciano i chilometri che tutti ci invidiano.
Ara Pacis, Piazza Navona, Largo di Torre Argentina, Via del Corso, Piazza del Popolo, Piazza di SpagnaFontana di Trevi. E una volta tornati a Piazza Venezia gli ultimi duemila e cinquecento metri.I più XIX Maratona di Romaduri. Con le salitelle del Campidoglio e del Circo Massimo.
Quelle che, affrontate subito dopo la partenza, neanche ti accorgi di fare e che ora, invece, ti sembrano paragonabili a quelle che hanno reso famose le Dolomiti. E una volta imboccato via San Gregorio l'ultima asperità. Quella che maledici con tutto il fiato che ti è rimasto in gola, prima di goderti gli ultimi interminabili metri sotto l'ombra del Colosseo con il display TDS che, nonostante tutto, ti dice che stai per terminare la tua ventiduesima maratona una manciata di secondi sopra i 184'.
Apparentemente dovrei essere deluso invece, per come sono arrivato all'appuntamento con la città eterna, è come se avessi centrato il personale. Ci ho provato, come sempre, ma stavolta sono consapevole di aver realizzato quanto di meglio si potesse fare.
Cosa altro dire?  Arrivederci all'edizione 2014. La numero XX.
XVIII Maratona di Roma
... male. Dopo quattro mesi passati a macinare chilometri ero davvero convinto di riuscire a ripetere, anzi migliorare la prestazione dello scorso anno. Evidentemente, ancora una volta, devo aver fatto i conti senza l'oste. Deluso ? Ovviamente, inutile nasconderlo. In questi anni ho imparato che la maratona non regala niente ma comincio a pensare che, per quel che mi riguarda, per limare 'sti due maledetti secondi (al chilometro) mi tocca pure sperare di trovare la giornata "perfetta".
Solito collaudato programma con il sabato dedicato a raggiungere la capitale, visita dell'expo per sbrigare la pratica "pettorale" e serata dedicata al carico di carboidrati con il tradizionale appuntamento al "Cantinone" per rivedere vecchi amici e conoscerne di nuovi.
Domenica, ore otto, metropolitana "B" direzione "Circo Massimo". Classica procedura (cambio d'abito, deposito borsa, tappa idraulica) e ritrovo nei pressi dell'Arco di Costantino per un ultima foto di gruppo prima della "diaspora" con destinazione "gabbia di appartenenza". Solita snervante attesa e alle nove e zero tre si torna ad essere protagonisti.
Primi chilometri con il freno a mano tirato con un occhio alla strada e l'altro fisso sul display del Garmin incurante dei tanti che mi passano da tutte le parti. Quattro e quindici costante. Piramide, San Paolo, Testaccio, Via Marmorata, XVIII Maratona di RomaLungotevere dei Vallata, in perfetta media. Ponte Cavour, via della Conciliazione e davanti a noi, come diceva qualcuno, la santità del Cupolone. Sedici, diciotto, venti, alla mezza, preciso come un metronomo, appena sotto i novanta con il garmin che da diversi chilometri indica un passo che, a volergli credere, mi avrebbe dovuto far transitare al giro di boa con un margine di gran lunga superiore al minuto. Al ventiduesimo l'Olimpico e la novità del nuovo percorso. Ponte Duca d'Aosta e si cambia sponda ripassando nuovamente il fiume. Finalmente dopo anni ci viene risparmiato il Viale del Foro Italico, niente rampa d'accesso, niente più salita. Illuso. Di sicuro il nuovo tratto è più bello di un'anonima arteria stradale ma di certo non meno duro.
Sarà stata la stanchezza che cominciava a farsi sentire, saranno state le "visioni" dovute al carico di "amatriciana", "cacio e pepe" e "carbonara" della sera prima, sta di fatto che ad un certo punto la strada ha cominciato a salire, salire, salire per poi ridiscendere (dopo una salita c'è sempre una discesa ma da nessuna parte c'è scritto che il numero delle salite in una gara deve, a fronte di una modifica del percorso, essere costante) e portarci per le vie del villaggio olimpico prima di ritornare, intorno al 31°, sul lungotevere Flaminio.
XVIII Maratona di RomaUn primo chilometro sopra la media, un altro anche peggiore e la presa coscienza di non riuscire più a mantenere inalterata la distanza dai palloncini gialli che, da diversi chilometri, usavo come riferimento. La caccia al PB poteva dirsi conclusa. Inutile insistere. Remi in barca e gestione degli ultimi dieci chilometri cercando di concludere con un tempo, viste le aspettative, comunque dignitoso. Ara Pacis, Piazza Navona, Largo di Torre Argentina e il ristoro del 35°. Via del Corso, Piazza del Popolo, Piazza di Spagna e Fontana di Trevi. E una volta tornati in Piazza Venezia gli ultimi duemilacinquecento interminabili metri. I più duri. La salita del Campidoglio, quella del Circo Massimo e, dopo aver percorso via San Gregorio, quella del Colosseo prima fare affidamento alle ultime energie rimaste per percorrere Via dei Fori Imperiali tutto d'un fiato consapevole che, nonostante tutto, anche la diciottesima maratona sta per essere portata a termine.
Under 190'. Diciamo che va bene così.
E con i sedici chilometri di stamani anche questa "preparazione" si può considerare archiviata.
Nelle ultime sedici settimane poco meno di mille chilometri per settantacinque ore passate a macinare chilometri. Potevo fare di più? Forse. Potevo fare meglio? Sicuramente. Ma poi sarebbe stato più corretto chiamarlo lavoro..... non retribuito. E ora, finalmente, qualche altra uscita senza l'assillo del cronometro prima del grande giorno dove mi auguro di poter raccogliere quanto seminato in questi ultimi 4 mesi.
Arrivo!!!!!
XVII maratona di roma
Chilometro trentasette e il secondo obiettivo, quello più ambizionso, deve essere riposto nel cassetto. Ma non è certo questo il giorno per accampare scuse e rinunciare anche al primo. Quello che può finalmente dare un dolce significato a questa sesta trasferta romana.
Di sicuro non così vicino alla "finish line". E soprattutto non dopo aver passato le ultime sedici settimane a macinare più di mille chilometri per arrivare tirato a lucido e correre nella migliore condizione possibile.

Decisamente troppe le sei maratone consecutive portate a termine solo per puntiglio, dopo essere stato costretto ad abbandonare qualsiasi tipo di velleità poco dopo le due ore di gara.XVII maratona di roma
Preparazioni spesso basate più sulla quantità che sulla qualità e difficoltà a digerire certi tipi di lavori (leggi ripetute) sono ingredienti che mal si sposano con il "sogno" inseguito dal dicembre 2007.

Evidentemente qualcosa deve essere cambiato. O forse, semplicemente, mi sono stufato di dover giustificare i miei "muri" a colleghi che hanno un'unica e impellente necessità: scoprire la posizione con cui mi sono classificato.
Sabato interamente dedicato al viaggio per raggiungere la capitale, alla visita dell'expo per sbrigare la pratica pettorale ma soprattutto alla pappa con il tradizionale appuntamento al "Cantinone". Immancabile occasione per rivedere vecchi amici e per conoscerne di nuovi.

Pieno di carboidrati, foto di rito e a nanna presto (si fa per dire) in attesa del grande giorno.
XVII maratona di romaDubbi tanti, certezze veramente poche con lo "spettro"  di un ennesima passeggiata per il centro storico da non escludere a priori.
Nove e zero-otto, le note di "the final countdown" e finalmente lo start. Si diventa protagonisti.

La partenza è buona e i primi chilometri, quelli che di solito non azzecco mai, non sono troppo lontani dal passo gara.
I pace, stavolta, sono dietro e quindi tocca fare da solo cercando di non farsi prendere dall'euforia.

Ostiense, Piramide, San Paolo, Testaccio, Via Marmorata, Lungotevere dei Vallata, in perfetta media. I pace, che evidentemente non erano distanti, finalmente mi passano e io mi accodo cercando di capire se posso contare sul loro aiuto.

Piazza Cavour, via della Conciliazione e davanti a noi l'imponenza della basilica di San Pietro. Pochi chilometri e di nuovo ad affiancare il fiume su Lungotevere della Vittoria passando alla mezza una manciata di secondi sotto i novanta minuti.
XVII maratona di romaVenticinquesimo chilometro su Viale del Foro Italico, la moschea al ventisettesimo e nuovamente lungo al fiume, Lungotevere Flaminio, dalla parte opposta.

Sottopasso all'altezza del Lungotevere Arnaldo da Brescia, e una volta arrivati all'Ara Pacis, otto chilometri da togliere il fiato per le bellezze che solo una città come Roma può regalare.

Piazza Navona, Largo di Torre Argentina, Piazza Venezia, Via del Corso e in fondo Piazza del Popolo con il gonfiabile ad indicare gli ultimi cinquemila faticossissimi metri.
La spia della benzina che indica "riserva" impone di alzare il piede dall'accelleratore, ma di fermarsi, questa volta, non se ne parla nemmeno: c'è un nuovo personale da conquistare.
Piazza di Spagna, Fontana di Trevi e nuovamente in Piazza Venezia davanti all'Altare della Patria.

XVII maratona di romaUltimi due chilometri e mezzo. Per quel che mi riguarda i più duri. Le stesse salite affrontate nei primi minuti di gara con il "freno a mano" tirato ora sembrano valichi insormontabili e in questo tratto il passo è prossimo ai 5'/km. Via San Gregorio, quanrantunesimo e ultima "asperità". Tre, quattrocento metri prima dello "scollinamento" intorno al Colosseo e poi finalmente l'arrivo. Ultime energie da bruciare per limare altri secondi e finalmente il cartello che indica gli ultimi centonovantacinque interminabili metri da fare in apnea con lo sguardo fisso sul display TDS a cercare conferma di quanto sta accadendo. 

Braccia alzate e Garmin "stoppato" una manciata di secondi oltre i centottantuno minuti.
Personale in tasca e la consapevolezza che, se riesco a prepararmi bene, l'appuntamento con il Muro è solamente rimandato.
roma
A quanto sembra, dopo qualifiche "bagnate" (e a volte definire semplicemente bagnate sarebbe riduttivo), anche questa volta sarà gara "asciutta".
In bocca al lupo a tutti i 16.188 iscritti.
XVI maratona di romaDisfatta. Non ci sono altre parole che possano definire meglio la mia prestazione nella maratona della città eterna. 

E con l'alibi della maratona di Milano ancora da disputare mi sono anche permesso, senza neppure un briciolo di vergogna, di fare letteralmente il turista per i restanti chilometri che mancavano alla tanta agognata medaglia. 

Questa volta il centro storico me lo sono veramente goduto. 

E anche se non è andata come sperato, la trasferta romana non è stata vana. 

Oltre al piacere di vagare tre giorni per le vie della capitale, sono finalmente riuscito, in una piacevole serata passata al Cantinone, a dare un volto ad alcuni degli autori dei blog che sovente leggo e commento in rete.
Albergo prenotato. Biglietto eurostar milano-roma acquistato. Biglietto eurostar roma-milano acquistato. Iscrizione fatta. Pettorale da assegnare ma probabile da settore "B". E ora tocca solo correre!
Quello con la Maratona di Roma, per me, è il classico rapporto di amore-odio. Amore perchè correre nella città eterna non ha eguali e odio perchè, ormai me ne sono fatto una ragione, podismo e turismo per me sono due attività incompatibili. Non riesco ad arrivare in una città come Roma e limitarmi a starmene in hotel a riposare in attesa della gara. Devo fare il turista. Quella del 21 Marzo sarà la mia quinta partecipazione consecutiva e, viste le premesse, ho l'impressione che l'esito non sarà molto differente dalle precedenti edizioni.
MACHISSENEFREGA!!!!!
L'importante sarà dodersi lo spettacolo di una città unica al mondo.
Roma arrivo!