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#cityrunners E con sabato anche il secondo anno da #cityrunner è giunto al termine. Ritrovo fissato presso RunBase, cambio d'abito, foto di rito e dopo un paio di chilometri di riscaldamento, divisi in due gruppi, pronti per affrontare un 8x500 sotto gli occhi di Mister Rondelli. Non siamo tantissimi ma, come sempre, ci facciamo notare.

La nebbia, dopo giorni, ha finalmente lasciato spazio ad un fantastico sole e, per essere a metà dicembre, fa persino "caldo". E in compagnia, lavori di questo genere, tra una chiacchera e una risata passano in un niente. Nel mio caso poi, abituato a correre sempre in solitaria, condividere la fatica con un bel gruppo di amici non può che fare piacere.

E non posso fare a meno di ringraziare adidas per avermi dato la possibilità di far parte di questo gruppo. Un guppo che è cresciuto in termini di numeri (anche se tocca confessare che più di uno si è perso "per strada"), nell'affiatamento e, per molti, anche negli obiettivi raggiunti o da raggiungere a breve (leggi ventuno o quarantadue K). Eh già, perchè ormai il guanto di sfida verso la distanza regina è stato lanciato.
L'asticella è stata posta un "tantino" più in alto e, sono pronto a scommetterci, il numero di finisher del duemilasedici non si limiterà ai dieci che, la "finish-line", l'hanno varcata nel corso di questi dodici mesi.

To be continued (si spera).
#cityrunners
Anticipato da Mister Rondelli nel primo incontro post-maratona è arrivato il momento del temutissimo test del miglio. (Quasi) Milleeseicento metri, o più semplicemente due volte il periplo dell'Arena Civica, da correre come se non ci fosse un domani. Ritrovo presso #RunBaseMilano e una volta pronti, trasferimento nel vicino parco Sempione per il riscaldamento. Tre, quattro chilometri al piccolo trotto per portare le gambe in temperatura prima di essere divisi in gruppi (più o meno omogenei) e "lanciati" nella prova sotto l'occhio vigile del coach intento ad annotare tempi e passaggi di tutti i "malcapitati".
Mille e seicentometri, eccheccivuole ? Facile a dirsi, ma in questo periodo, dove è il famoso metodo "kazzenger" a dettare legge nelle mie poche uscite, tenere certi ritmi non è cosa da poco. Ancora più difficile poi, non farsi prendere la mano arrivando al giro di boa con la spia della riserva già accesa. Obiettivo minimo dichiarato dal coach sei minuti, chiusura in cinque e venticinque.
Vedere poi, l'ultimo split da duecentocinquantametri, chiuso a tre e diciassette (a me) fa sempre un certo effetto.
Per come la vedo io: promosso.