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XVIII Run Rome The Marathon
Da dove comincio? Dalla fine ovviamente: finisher per la trentaquattresima volta.

A distanza di dodici mesi rieccomi ad affrontare una tre giorni nella città eterna dove coniugare sport e turismo. 
Il sabato dedicato a raggiungere la capitale, al ritiro del pettorale al marathon village allestito al palazzo dei congressi dell'EUR e al carico di carboidrati nel solito e collaudato ristorante prima di un ultima passeggiata sui Fori Imperiali dove già fervono i preparativi per accogliere tutti quelli che da li a poche ore affolleranno il lungo viale.

La sveglia puntata ad un orario impossibile, la colazione e, una volta riempita la sacca con tutto l'occorrente, alle 6e30 sono già in strada per prendere la metro destinazione Circo Massimo.
Cambio d'abito, sacca sul camion indicato e con un certo margine entro nel corral di appartenenza in attesa dello start fissato per le 8 e che viene dato subito dopo l'emozionante passaggio delle Frecce Tricolori.

Di nuovo protagonisti. Un occhio al panorama e latro al fondo sconnesso e con il navigatore impostato sui 5 si va. Il cielo è coperto, un po' troppo umido per i miei gusti ma la temperatura è quella ideale per correre e la scelta di correre in canotta si rivela azzeccata. Sono costante e non ho bisogno dei pacer per mantenere l'andatura. L'obiettivo è quello di riuscire a correrla tutta e, confortato dalla bella prestazione sui 21, riuscire magari a strappare un risultato prossimo alle 3 ore e mezza.

Sto bene, i chilometri passano tranquilli e senza nemmeno accorgermene mi trovo dopo 80 minuti in via della Conciliazione di fronte alla "Santità del Cupolone" (cit.)   Un paio di passaggi sul Tevere passando a lato dell'Ara Pacis e via ad affrontare la parte meno interessante del percorso: il Foro Italico lo stadio e l'interminabile salita del ventinovesimo prima di scollinare verso il vecchio villaggio olimpico. 

XVIII Run Rome The Marathon
La salita ha lasciato il segno e ai pochi secondi lasciati già per strada dopo il tappeto della mezza  tocca aggiungerne altri portando l'obiettivo di giornata sopra i duecentoquindici minuti. Insisto, non ho intenzione di smettere. Del resto sono comunque abbondantemente sotto i 6 al km. Trentacinque superato. 

Trentasei pure. Al trentasette tocca farsene una ragione devo rifiatare. Cinque, solo cinque chilometri. Piazza del Popolo. Non manca molto. Ancora uno e poi vedo. Trentotto., Piazza di Spagna. Trentanove. Come dal Parco a casa. E che ci vuole ? Quaranta e la bellezza di Piazza Navona con il tifo del pubblico che ti spinge a continuare.

Ci siamo, ora manca davvero poco. Anche se non posso ancora vederla so che la finish line è là dietro l'angolo, sotto l'Altare della Patria.
Ultimi metri, curva a destra, curva a sinistra ed ecco il display ad indicare treorequarantatre e spicci.

Contento ? Alla fine non è andata come avrei voluto che andasse e un po' di delusione, inutile negarlo, al momento non puoi non averla ma, come sempre accade,  una volta che hai la medaglia al collo dimentichi (quasi) tutto. 

XXVII Run Rome The Marathon
Credits Phototoday
A distanza di 5 anni mi ripresento sui Fori Imperiali per provare a portare a casa l'undicesima medaglia. Le premesse ci sono tutte e i 1000 chilometri macinati in 4 mesi sono un ottimo biglietto da visita.

Il sabato dedicato a raggiungere la capitale, andare all'EUR per il disbrigo della pratica "pettorale" e trovare il modo di spendere un po' di euro tra gli espositori, pochi a dir il vero, presenti al Salone delle Fontane. A seguire il tradizionale carico di carboidrati nel ristorante di fiducia del Rione Monti per concludere la serata con un rapido giro zona Colosseo prima del meritato riposo perché con l'arrivo dell'ora legale ci tocca pure un'ora in meno di sonno.

Sveglia, colazione e, lasciato l'albergo solo dopo un ultimo check alla borsa trasparente,  alle 7 sono già al binario della linea B giù a Termini direzione Circo Massimo. Qualche centinaio di metri per raggiungere l'Arco di Costantino e il Colosseo e, dopo il doveroso cambio d'abito, sono pronto a dirigermi al varco che permette di accedere alla zona partenza giusto una trentina di minuti prima dello start previsto per le otto e mezza.

Ci siamo, lo speaker scandisce il conto alla rovescia e puntualissimi si torna protagonisti.

Primo chilometro per impostare un passo adeguato evitando l'effetto pettorale e con un occhio al fondo e un altro al panorama si va. Il percorso, a partire dalla special edition dello scorso settembre, è stato modificato in diversi tratti e soprattutto è stata assemblata  in maniera differente la parte finale con la cancellazione del tunnel sotto il Quirinale (ancora ci penso a quanto è costata quell'ultima salita) e a me, che conoscevo il precedente a menadito, non resta che scoprire anche questo.

XXVII Run Rome The Marathon - il percorso
Piramide, Ostiense, San Paolo, Testaccio per poi all'altezza di Porta Portese prendere Lungo Tevere Aventino. Il tempo passa, i chilometri pure e le nuvole che ci avevano accompagnato  fin dalla partenza  hanno lasciato spazio ad un caldo sole che non fa rimpiangere la scelta di correre in canotta.

Per la terza volta si attraversa il Tevere imboccando Ponte Vittorio Emanuele II e una volta superata via San Pio X la svolta a sinistra ci pone davanti alla "santità del cupolone" (cit.) vista che da sola vale già il "prezzo del biglietto" e dove ho il piacere di intravvedere Valeria (non per la velocità ma perché privo di occhiali) che si è fatta trovare in Via della Conciliazione per incitarmi.

Qualche chilometro nel rione Prati, la mezza come da tabella sotto l'ora e quarantacinque e di nuovo a costeggiare il Tevere direzione Foro Italico e Stadio Olimpico dove è posto il cartello dei venticinque.

Cambiamo sponda del fiume per la quinta volta su Ponte Duca d'Aosta e dopo aver superato  l'Acqua Acetosa è la volta della lunga salita di via della Moschea dove spesso, per molti, si infrangono i sogni di gloria. 

Comincio a lasciare per strada qualche secondo di troppo ma il 5e15 visualizzato durante  l'ascesa non può che compiacermi. Sto tenendo. Ora fa caldo, la media si è alzata ma, tenuto conto che sino a martedì correvo in lungo e con I guanti, mi posso accontentare e il trentesimo superato appena sopra le due ora e mezza mi permette persino di sperare in un tempo finale di poco sopra ai 210 minuti ipotizzati alla vigilia. Speranze che, invece, si infrangono una trentina di metri prima del successivo tappeto quando, dopo più di tre anni, la bandelletta decide di tornare protagonista.

Devo smettere di correre. Il dolore è abbastanza forte e non voglio fare danni. Ma non manca tantissimo e questa volta la parola "ritiro" non è contemplata. Il clima, contrariamente a quando capitò in quel di Firenze, mi permette di proseguire senza rischiare un malanno e quindi si prosegue adeguandosi alle circostanze: si cammina, si riprende a correre e quando la bandelletta alza di nuovo la voce si ricomincia a camminare per qualche centinaio di metri. Cosi sino all'arrivo. 

XXVII Run Rome The Marathon
Sette chilometri, sono solo settechilometriecentonovantacinquemetri e c'è ancora un obiettivo da raggiungere: non sfondare (al contrario) il muro delle quattro ore.

Mausoleo di Augusto, via Del Corso, Piazza del Popolo. Un po' di corsa e un po' "a piedi". Trinità dei Monti, piazza Navona, Largo di Torre Argentina. Sempre un po' di corsa e un po' "a piedi". Questi sono i chilometri che il mondo ci invidia e io, anche se acciaccato, me li sto godendo tutti.

Manca davvero poco e, tutto sommato, non sta andando male, addirittura con un discreto margine sul nuovo obiettivo. 

Ci siamo, finalmente Piazza Venezia, l'Altare della Patria e a poche decine di metri l'arco dell'arrivo da attraversare  prima di poter dire di essere, per la trentatreesima volta, finisher.
Acciaccato, ma finisher.
44° RomaOstia
Ed è di nuovo tempo di una capatina nella Città Eterna. Però niente distanza regina.  Questa volta, dopo una cavalcata di ventun chilometri si torna, a distanza di 3 anni, a vedere il mare di Ostia.

Sabato dedicato a raggiungere la capitale, ritirare il pettorale e, dopo un salto ai Fori Imperiali (ma quanto mi manca partire all'ombra del Colosseo ?), carico di carboidrati nel solito e collaudatissimo ristorante romano.

Sveglia da giorno lavorativo e alle sette come da programma giù in metro direzione EUR. È nuvolo ma pioggia e vento da oltre 40km/h non sembrano essersi svegliati per tempo. Saluti di rito e con largo anticipo nella gabbia di appartenenza.

Solo e nessuno da accompagnare. Stavolta la sfida è tra me è il cronometro.
  
Sono pronto (come del resto lo ero già un mese fa a Vittuone) ma il percorso è bello tosto e va affrontato con rispetto perché le salite possono lasciare strascichi. E se quella del campeggio ha un nome che è tutto un programma (heartbreak hill), la prima e l'ultima (poca roba ma al diciottesino) hanno il loro perché.

Nove e quindici si parte. La sede stradale è  ampia  e permette di andare a ritmo già da subito e la discesa impone ritmi che difficilmente mi posso permettere di tenere a lungo.

Giusto un paio di chilometri per trovare il treno giusto e una volta superato il 4° eccoci sulla C.Colombo per una mattinata a nostra completa disposizione.

44° RomaOstia
Il cielo sempre più scuro ancora tiene e da quanto sto sudando capisco che il tasso di umidità deve essere piuttosto importante. Il ritmo è buono: rallento quando la pendenza è contraria, cerco di recuperare secondi quando volge a nostro favore.


Non un mille uguale al precedente. Difficile capire come sto andando; tocca fidarsi dei pacer che mi precedono di una quarantina di metri. I chilometri passano veloci nonostante la monotonia del percorso e in un "attimo" siamo allo spartiacque: la temuta salita del campeggio.

Niente di proibitivo ma lunga, infinitamente lunga. E quando all'undicesimo finalmente spiana ti da giusto il tempo di rifiatare prima di riprendere a salire per il colpo di grazia.  Quattro e quarantasette. Poco, troppo ? Non  ne ho idea. So solo che tocca spingere per recuperare i secondi persi. Nove, solo nove chilometri ma anche se il "peggio" è alle spalle manca ancora troppo per pensare di avere l'under90 in tasca.

44° RomaOstia
Spingere si ma senza esagerare. I pacer sono ancora lì davanti ma è il gruppo che li segue che è più esiguo. Il mare è sempre più vicino e anche se celato dall'ultima "asperità" so che si potrebbe quasi toccare con mano. 

Ora piove. E anche se non invitata la pioggia si è unita alla festa. Giusto il tempo di bagnare l'asfalto prima di lasciare spazio ad un timido sole. Diciottesimo, ultimo mille con pendenza a sfavore ma troppo prossima alla fine per potermi preoccupare.

Manca poco e anche se per l'ufficialità  Ã¨ ancora presto a questo punto difficilmente mi può sfuggire l'obiettivo di giornata. Tocca solo capire quanto sotto. E allora non  resta che lasciarsi alle spalle la prudenza e spingere con quanto ancora resta nel serbatoio. Quattroe8, quattroe1, quattroe1 con il display TDS ad indicare un fantastico (anche se di poco) under89'.
E se non mi sono meritato un'amatriciana oggi, quando ?
XXIII Maratona di Roma - foto La Gazzetta dello Sport
Da dove comincio ? Difficile trovare le parole per descrivere la ventinovesima volta da finisher. Difficile perché l'appuntamento con la città eterna mancava ormai da troppo tempo. 

Posticipata la partecipazione nel 2015. Posticipata nel 2016. Insomma 'sta decima medaglia sembrava proprio non volere arrivare. 

Soliti riti comuni  a tutte le maratone con il sabato dedicato a raggiungere la capitale, il giro all'expo per la pratica pettorale e, la sera, carico di carboidrati nel solito ristorante, quello consigliato dall'amico romano doc.  

Sveglia puntata alle 5 ma dalle quattro già pronto a fissare il soffitto. In tre parole: niente di nuovo. Sei e cinquanta  e sono gia a Termini  dove ho appuntamento con una tesissima Valeria alla sua seconda quarantadue.  Tre fermate e a Circo Massimo comincia davvero la nostra giornata. 
XXIII Maratona di Roma

Giusto 5 o 600 metri per raggiungere la zona partenza (perché 42km non bastavano), cambio d'abito, foto di rito con Giancarlo e il Bress con cui devo condividere l'attesa dello start e si entra nella gabbia della prima Wave che a mezz'ora dalla partenza è ancora stranamente deserta.

Non piove ma le nuvole nere  alla nostra sinistra non lasciano dubbi. Sarà  (di nuovo) gara bagnata. 

Otto e quaranta si torna protagonisti.  Venti, trenta metri e sono gia a ritmo gara addirittura un tantino troppo veloce. Sto bene, i tre giorni di riposo hanno sortito l'effetto sperato e le gambe non chiedono altro che correre. Facile a dirsi. L'esperienza, dopo tutti questi anni, non mi manca di certo, quello di cui faccio difetto, invece, è il buon senso. Perche una volta indossato un pettorale spesso non capisco più niente. Ma su una distanza così importante almeno un minimo tocca trovarlo, tanto più che, prima di arrivare a San Paolo, un potentissimo tuono ci annuncia l'imminente diluvio. 

Navigatore impostato sui 4e30 elastici e si va. I chilometri nonostante l'acqua passano "veloci" e anche se il panorama in questa fase non entusiasma non ho il tempo di annoiarmi. Sul lungotevere Aventino finalmente un po' di tregua ma Giove Pluvio non ci mette molto a riprendere con le secchiate. Sedici, diciassette e, una volta attraversato il passetto, svolta a destra e improvvisamente siamo di fronte alla "maestà del Cupolone" che da sola, secondo me, vale il prezzo del biglietto. 

XXIII Maratona di Roma
I sampietrini non danno tregua e con la pioggia sono addirittura peggio ma nonostante tutto con un occhio al Garmin e uno alla strada si va a chiudere la mezza appena sopra l'ora e trentaquattro.


Finalmente non piove più e addirittura sembra schiarire (just an illusion).. 

Lungotevere della Vittoria e davanti all'Olimpico su ponte Duca d'Aosta cambiamo sponda per la quarta volta. La "cosa" si fa seria con la lunga salita del ventinovesimo chilometro che spesso pone fine ai sogni di gloria di molti.  Una volta scavallato una lunga discesa ci porta al vecchio villaggio olimpico e qui al trentesimo, come dicono in molti, inizia la GARA

Lungotevere Flaminio, Lungotevere delle Navi  e finalmente i sei chilometri che tutto il mondo ci invidia. Ara Pacis, Piazza Navona, Largo Argentina. Ora sono stanco ma quanto visualizzato dal Garmin sembrerebbe dire il contrario. Piazza Venezia e sulla destra, sotto l'Altare della Patria  l'arrivo li ad attenderci.

Piazza del Popolo, Piazza di Spagna e dopo il quarantesimo la salita nella galleria sotto il Quirinale.  Quella maledetta salita dove, l'ultima volta, si erano infranti i miei sogni di gloria.
Dura, durissima o più semplicemente troppo prossima all'arrivo per non sentirla ma arrivati a questo punto non ci si può più tirare indietro. Milleduecento, milletrecento metri da percorrere senza freni raschiando dal fondo del barile quel che rimane, se ne rimane, della scorta di glicogeno. 

E una volta messo a fuoco il display centrale tds che gioia realizzare che ai centonovanta minuti manca piu di un giro di lancetta.


Under 189, split negativo, decima volta a Roma e ventinovesima volta da finisher. 
What else?
41° Roma Ostia
Sole, temperatura primaverile e una piacevole compagnia. Questi i semplici ingredienti della prima edizione de "#cityrunners in gita". Obiettivo: varcare la "finish-line" sul lungomare di Ostia dopo una cavalcata di ventun chilometri nella mezza più partecipata d'Italia.

Il sabato mattina dedicato a raggiungere la capitale, il pomeriggio per il disbrigo pratica pettorale e la visita allo stand adidas per una foto di gruppo con Goffi e Annalisa Minetti e la sera dedicata al carico di carbroidrati in un ristorante tipico in zona Cavour prima dei saluti e di un meritato sonno ristoratore.

Domenica ore 7, metro B direzione "Laurentina" e, per una volta, non è "Circo Massimo" la destinazione finale. Giusto una quindicina di minuti per giungere al quartiere EUR e, una volta lasciata la metro, come tante formiche in processione verso il PalaLottomatica dove è posta la partenza prevista per le nove e quindici.
Il cielo è terso, il sole comincia a far capolino e le previsioni parlano chiaro da giorni: primavera. Non resta che cambiarsi, consegnare la borsa ai volontari e portarsi sotto la statua di Pomodoro in attesa di incontrare Anna, Giancarlo e il gruppo di "twitter" per un veloce saluto e una foto da affidare ai "social".

Non sono al meglio e ne sono consapevole. Inutile tentare l'impossibile su un percorso che, anche se ne sento parlare da sempre, è comunque, per quel che mi riguarda, un'incognita.
A Vittuone è andata alla grande e, a distanza di quindici giorni, sicuramente riuscirei anche a fare di meglio. Ma ne vale la pena ? No, se l'alternativa e aiutare un amico (ma si può considerare amico un interista?) nella difficile impresa di chiudere per l'ennesima volta sotto i novanta.
41° Roma Ostia

Seconda griglia, prima wave e nonostante il "traffico" (ancora un po' che aspettiamo ad entrare...) io e Giancarlo riusciamo ad non essere troppo distanti dal gruppo dei Top Runners.
Ore 9.15 e si torna ad essere protagonisti. Partenza a cannone e grazie all'iniziale discesa e all'ampiezza della  Cristoforo Colombo in un attimo ci ritroviamo a correre abbondantemente sotto i quattro. Ma non può e non deve durare e infatti, una volta sgranato il gruppo, ci si assesta a ritmi più consoni.

Quattro chilometri all'interno del Municipio XII prima di riprendere la lunga striscia d'asfalto a tre corsie con destinazione mare. Dovrei fare da pacer ma in realtà è Giancarlo a menare le danze. Conscio di giocarsela sul filo dei secondi si rende conto che, per quanto costante io possa essere, anche solo un paio di secondi al chilometro di differenza potrebbero significare mancare l'obiettivo. E io mi adeguo. Libero dalle responsabilità mi limito a godermi lo spettacolo. Tre corsie invase da oltre tredicimila matti in maglietta e, come li chiama Anna, "braghini" corti.

Il percorso, abbandonato l'EUR, è caratterizzato sostanzialmente da tre salite e altrettante discese. Ma quella temuta da tutti è la salita del campeggio. Pendenza poco sensibile ma lunga, infinitamente lunga e quando, pensando che sia finita, cominci a rifiatare ecco che la strada riprende a salire per il colpo di grazia.
41° Roma Ostia
Il passo, compatibilmente con il tracciato, non è costante ma in linea con le aspettative. Ed è un piacere correre con Giancarlo (forse qui sto esagerando). Conosce il percorso a menadito ed è abile a non percorrere un metro in più del necessario evitando di zigzagare inutilmente e impostando traettorie perfette nelle poche "curve" che tocca affrontare. Al quinto in ventuno, al decimo in quarantadue e quaranta e un parziale che risulta essere di una decina di secondi oltre il preventivato.

Ed è ora che viene il bello. La “Heart break Hill” da affrontare senza timori reverenziali con i paces dell'ora e trenta avanti di un centinaio di metri. Si sale, gradatamente, ma si sale e il ritmo non può che risentirne confermando quanto ascoltato da chi, questa corsa, l'ha già fatta. Poco meno di una decina di minuti e quando finalmente si scollina lo sguardo non può che portarsi alla fine del lungo rettilineo a cercare vanamente la vista del mare oscurata, in realtà, dall'ultima asperità pronta ad attenderci prima dell'ultimo chilometro.

"Facilis descensus Averni" a voler fare il figo o, come ricorda sempre mia mamma, "in discesa, tutti i Santi aiutano" e non è nemmeno necessario avere conferme da quanto visualizzato dal display del Garmin per capire che stiamo "volando" transitando al quindicesimo in sessantaquattro con i pacer molto più vicini e l'obiettivo del giorno a portata di mano.

41° Roma Ostia
Ora anche il mio compagno di viaggio comincia davvero a crederci e, proseguendo la lenta rimonta sugli angeli dai palloncini azzurri, ci si avvicina all'epilogo di questa gara. Diciassette, diciotto, diciannove e al ventesimo l'ultima salita da superare senza troppi calcoli prima di raschiare il fondo del barile nel tentativo di recuperare insperate riserve di energia e lanciarsi sul lungomare di Ostia in una lotta impari contro il cronometro.

Ultimi duecentocinquanta metri e un margine di una settantina di secondi che potrebbero non bastare. Ma, come spesso accade, la vista, o meglio, la "visione" della finish-line può fare miracoli e un parziale da 3'30"/km lo testimonia.  Ancora poche decine di metri in totale apnea e la mano a stoppare il 305 che sentenzia "unoventinoveecinquantanove".

Saluti, baci e abbracci e  assolto brillantemente il compito niente di meglio, una volta ritrovato il resto della comitiva, di un meritato "recovery-meal" sul litorale romano prima di riprendere la strada che riporta a casa.

Per quel che mi riguarda, un fine settimana di ricordare.

XX Maratona di Roma
Venticinque, come le maratone portate a termine. Nove, come le volte che ho tagliato il traguardo nella città eterna e quarantotto, come i qurantotto maledetti secondi che da domenica mi separano dal Muro, quello con la "emme" maiuscola.
Sveglia, colazione e dopo aver controllato, per l'ennesima volta, il contenuto dello zaino via in metropolitana destinazione "Circo Massimo". Il cielo, come previsto, non promette niente di buono e la conferma arriva appena uscito in superficie quando una leggera pioggia ci da il benvenuto.
Sono passate da poco le sette e Via San Gregorio è praticamente deserta. Ancora pochi i partecipanti e soprattutto nessun TIR ad attenderci per la consegna degli zaini posizionati, invece, dove nelle passate edizioni era posta la "finish line". Cambio d'abito, consegna borsa e di nuovo sotto il Colosseo per l'appuntamento con Giancarlo, Gianluca, Mauro e il non pervenuto Alessandro.
Quattro chiacchere, un paio di foto e dopo aver salutato anche Marco venuto appositamente per noi, ci si avvia, destinazione "Area partenza B", nonostante le proteste di Giancarlo ("è troppo presto", "manca mezz'ora", "che facciamo una volta li").
Solita snervante attesa, almeno un paio di acquazzoni "tipo caraibi" e poco prima delle nove, inzuppati a dovere e accompagnati dalle note di "The Final Countdown" degli Europe si parte. 
I pacer sono davanti ma al momento non mi preoccupo, un occhio alla strada e uno al Garmin e per una volta il passo è quello desiderato già dalle prime battute.
Teatro di Marcello, Circo Massimo, Piramide, Stazione Ostiense (novità 2014) con il Ponte Settimia Spizzichino, S.Paolo e al sesto, in 25' e spiccioli. Come da manuale. Lungotevere dei Papareschi, Testaccio, Via Marmorata, Lungotevere dei Tebaldi e il passaggio al quindicesimo sotto i sessantaquattro minuti. Sto bene, non piove e addirittura un tiepido sole ci sta accompagnando, ormai, da diversi chilometri. Riesco persino a godermi il panorama apprezzando anche le modifiche apportate in questa prima parte del percorso. I pacer continuano a precedermi ma, dopo aver acquisito un discreto margine, la distanza che ci separa tende ad assottigliarsi. Cento metri, forse meno e, tempo qualche chilometro, li aggancio. Ponte Cavour dove attraversiamo per la terza volta il Tevere,
XX Maratona di Roma
Via della Traspontina e, una volta girato l'angolo, Via della Concilizione con il Cupolone che ti appare all'improvviso nella sua immensità. Via Cola di Rienzo, Viale Giulio Cesare e Via della Giuliana dove, sul tappeto Tds della mezza, transito assieme al gruppo dei palloncini gialli, agganciati da qualche minuto, una trentina di secondi sotto i novanta. Il cielo è tornato ad essere minaccioso e anche il vento ci mette del suo. Ventidue, ventitre, l'Olimpico al venticinquesimo e, poco prima di attraversare nuovamente il fiume sul Ponte Duca d'Aosta ricomincia a piovere copiosamente. Provo anche a prendere l'iniziativa, cercando di abbandonare la simpatica compagnia, ma le raffiche di vento mi fanno immediatamente rinsavire. Lungotevere dell'Acqua Acetosa e la parte più dura del percorso introdotta un paio di anni fa. Una leggera pendenza prima e una decisa salita dopo che porta, una volta "scollinato" al ventinovesimo, al vecchio villaggio olimpico con le vie dedicate ai paesi di tutto il mondo. Una sorta di spartiacque. Superare indenni questa asperità senza pagare dazio significa, viste le mie precedenti esperienze, avere buone possibilità di portare a casa il risultato. Lunga un migliaio di metri sembra non avere mai fine ma stavolta l'epilogo è di tutt'altra natura con il Garmin che indica un incoraggiante quattro e ventidue.
Lungotevere delle Navi, Lungotevere Arnaldo da Brescia, sottopasso di Ripetta, il vento ora, come ci aveva preannunciato Giancarlo, è contrario ma in gruppo non infastidisce più di tanto. Ne ho ancora e mentre mi accingo a godermi lo spettacolo dei chilometri che il mondo ci invidia e tempo di cominciare a fare un po' di calcoli. A naso ci siamo e anche con margine. Ara Pacis, Piazza Navona, Largo di Torre Argentina, Piazza Venezia e la lunghissima Via del Corso, il passo non è più brillante e già da qualche centinaio di metri ho perso contatto con gli angeli custodi. Ma non me ne curo più di tanto, forte di un calcolo che, alla luce dei fatti, si rileverà errato. Cinque, sei secondi lasciati per strada e la stanchezza che comincia a farsi sentire.Piazza del Popolo, Piazza di Spagna e la sensazione, nonostante quanto visualizzato dal Garmin, che la benzina possa finire da un momento all'altro. Quarantesimo e l'ultima asperità da trecentoquarantasette metri del "Traforo Umberto I" che pongono fine ai sogni di gloria.
XX Maratona di Roma
Sono stanco e la salita lascia il segno. Non riesco più a spingere e il tunnel sembra non avere mai fine. Ormai qualsiasi calcolo è inutile. Tocca stringere i denti.
Poco più di mille metri da fare con quel che rimane delle ultime maltodestrine ingerite al trentacinquesimo. Via Mialno, Via Nazionale, Piazza Venezia e finalmente la sagoma della finish line che prende forma.
Duecento, cento, cinquanta metri e la certezza di aver fallito l'obiettivo una volta messo a fuoco il diplay TDS: tre-zero-zero e spiccioli.
Deluso ? Certo. Mentirei se dicessi il contrario. Eppure, a mente fredda, mi rendo conto di aver portato a casa una grande maratona su un percorso, nonostante le modifiche, sempre difficile e con condizioni climatiche non ideali. Il muro è ancora in piedi e forse, vista anche l'età, comincio a pensare che non cadrà mai. Ma io insisto e continuo a scegliere le gare in funzione della bellezza della città che le ospita e se questo vorrà dire non provare mai la soddisfazione di un "under3hours", poco male.
Me ne farò una ragione.
XIX Maratona di Roma
E siamo a otto. Inutile negarlo, questa gara io l'adoro. Anche se tocca riconoscere che il mio è più un rapporto di amore e odio. Amore perchè in nessun'altra città è possibile, come recita lo slogan, correre attraverso la storia e odio perchè è altrettanto vero che, in nessun'altra città, è possibile calpestare così tanti sanpietrini da arrivare ad odiarli. Senza dimenticare poi, tutte le "asperità" che la città dei sette colli ti può regalare perchè, quando arrivi a correre più di tre ore, anche salire su un marciapiede può diventare una piccola impresa. Soliti collaudati riti che si ripetono da anni con il sabato dedicato al viaggio per raggiungere la capitale, un primo carico di carboidrati (leggi amatriciana), il disbrigo della pratica "pettorale" al Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi dell'EUR e a seguire "rabboco" del serbatoio nel tradizionale appuntamento a "Testaccio" dove poter incontrare vecchi amici e conoscerne di nuovi.
Domenica ore 7.30 metropolitana B fermata "Circo Massimo", cambio d'abito, deposito borsa e con abbondante anticipo sotto l'Arco di Costantino in attesa di Giancarlo e Alberto con cui condividere, una volta entrati in "gabbia", la solita e snervante attesa dello start che contrariamente passa in un niente.
Nove e trenta e si torna, nuovamente protagonisti. Le condizioni per far bene ci sono tutte. La giornata è coperta, non piove e la temperatura è decisamente sotto la media. Tocca provarci anche se, per la prima volta, sono davvero consapevole di non essere al meglio nonostante la buona preparazione svolta nelle ultime sedici settimane. Due sole parole: troppo stanco. Partenza tranquilla "da maratona", un occhio alla strada e l'altro al Garmin cercando di non farmi trasportare dall'entusiasmo e dal ritmo degli altri. Difficile trattenersi, i tre giorni di riposo hanno sortito l'effetto sperato e le gambe hanno voglia di spingere, di seguire i pace che, secondo me, stanno impostando un ritmo un tantino troppo veloce. E come se non bastasse, ma questo succede sempre più spesso, il passo visualizzato dal Garmin non è di grande aiuto perchè non trova conferma al passaggio dei cartelli chilometrici. Piramide, San Paolo, Testaccio, Via Marmorata, Lungotevere dei Vallata, in perfetta media. Ponte Cavour dove attraversiamo per la terza volta il Tevere. Via Cola di Rienzo, Viale Giulio Cesare. Alla mezza, in viale Papa, nove secondi sotto i novanta minuti. Perfetto, anche troppo. L'Olimpico, il Ponte Duca d'Aosta e una volta riattraversato nuovamente il fiume, via per la variante di percorso inaugurata nella passata edizione. Venticinque, ventisei e, al termine di una lunga salita (se ne sentiva davvero il bisogno), il chilometro ventisette dove, finalmente, si "scollina". In pratica il colpo di grazia. Il passo non è più lo stesso ma io resisto. Ne ho ancora. Non riesco a tenere gli stessi ritmi, ma ne ho. Il villaggio olimpico con le vie dedicate ai paesi di tutto il mondo, Via Del Vignola e nuovamente sul lungotevere dove spesso, almeno per quel che mi riguarda, comincia il calvario. Il passo è una ventina di secondi sopra la media e, nonostante il vento contrario diventato davvero fastidioso, insisto. Camminare è un verbo, almeno per oggi, non contemplato. Lungotevere delle Navi, Lungotevere Arnaldo da  Brescia, sottopasso di Ripetta, e finalmente, al trentaquattresimo, cominciano i chilometri che tutti ci invidiano.
Ara Pacis, Piazza Navona, Largo di Torre Argentina, Via del Corso, Piazza del Popolo, Piazza di SpagnaFontana di Trevi. E una volta tornati a Piazza Venezia gli ultimi duemila e cinquecento metri.I più XIX Maratona di Romaduri. Con le salitelle del Campidoglio e del Circo Massimo.
Quelle che, affrontate subito dopo la partenza, neanche ti accorgi di fare e che ora, invece, ti sembrano paragonabili a quelle che hanno reso famose le Dolomiti. E una volta imboccato via San Gregorio l'ultima asperità. Quella che maledici con tutto il fiato che ti è rimasto in gola, prima di goderti gli ultimi interminabili metri sotto l'ombra del Colosseo con il display TDS che, nonostante tutto, ti dice che stai per terminare la tua ventiduesima maratona una manciata di secondi sopra i 184'.
Apparentemente dovrei essere deluso invece, per come sono arrivato all'appuntamento con la città eterna, è come se avessi centrato il personale. Ci ho provato, come sempre, ma stavolta sono consapevole di aver realizzato quanto di meglio si potesse fare.
Cosa altro dire?  Arrivederci all'edizione 2014. La numero XX.
XVIII Maratona di Roma
A quanto pare anche quest'anno sarà una maratona baciata da un fantastico sole.
In bocca al lupo a tutti i 16.064 iscritti.
XVII maratona di roma
Chilometro trentasette e il secondo obiettivo, quello più ambizionso, deve essere riposto nel cassetto. Ma non è certo questo il giorno per accampare scuse e rinunciare anche al primo. Quello che può finalmente dare un dolce significato a questa sesta trasferta romana.
Di sicuro non così vicino alla "finish line". E soprattutto non dopo aver passato le ultime sedici settimane a macinare più di mille chilometri per arrivare tirato a lucido e correre nella migliore condizione possibile.

Decisamente troppe le sei maratone consecutive portate a termine solo per puntiglio, dopo essere stato costretto ad abbandonare qualsiasi tipo di velleità poco dopo le due ore di gara.XVII maratona di roma
Preparazioni spesso basate più sulla quantità che sulla qualità e difficoltà a digerire certi tipi di lavori (leggi ripetute) sono ingredienti che mal si sposano con il "sogno" inseguito dal dicembre 2007.

Evidentemente qualcosa deve essere cambiato. O forse, semplicemente, mi sono stufato di dover giustificare i miei "muri" a colleghi che hanno un'unica e impellente necessità: scoprire la posizione con cui mi sono classificato.
Sabato interamente dedicato al viaggio per raggiungere la capitale, alla visita dell'expo per sbrigare la pratica pettorale ma soprattutto alla pappa con il tradizionale appuntamento al "Cantinone". Immancabile occasione per rivedere vecchi amici e per conoscerne di nuovi.

Pieno di carboidrati, foto di rito e a nanna presto (si fa per dire) in attesa del grande giorno.
XVII maratona di romaDubbi tanti, certezze veramente poche con lo "spettro"  di un ennesima passeggiata per il centro storico da non escludere a priori.
Nove e zero-otto, le note di "the final countdown" e finalmente lo start. Si diventa protagonisti.

La partenza è buona e i primi chilometri, quelli che di solito non azzecco mai, non sono troppo lontani dal passo gara.
I pace, stavolta, sono dietro e quindi tocca fare da solo cercando di non farsi prendere dall'euforia.

Ostiense, Piramide, San Paolo, Testaccio, Via Marmorata, Lungotevere dei Vallata, in perfetta media. I pace, che evidentemente non erano distanti, finalmente mi passano e io mi accodo cercando di capire se posso contare sul loro aiuto.

Piazza Cavour, via della Conciliazione e davanti a noi l'imponenza della basilica di San Pietro. Pochi chilometri e di nuovo ad affiancare il fiume su Lungotevere della Vittoria passando alla mezza una manciata di secondi sotto i novanta minuti.
XVII maratona di romaVenticinquesimo chilometro su Viale del Foro Italico, la moschea al ventisettesimo e nuovamente lungo al fiume, Lungotevere Flaminio, dalla parte opposta.

Sottopasso all'altezza del Lungotevere Arnaldo da Brescia, e una volta arrivati all'Ara Pacis, otto chilometri da togliere il fiato per le bellezze che solo una città come Roma può regalare.

Piazza Navona, Largo di Torre Argentina, Piazza Venezia, Via del Corso e in fondo Piazza del Popolo con il gonfiabile ad indicare gli ultimi cinquemila faticossissimi metri.
La spia della benzina che indica "riserva" impone di alzare il piede dall'accelleratore, ma di fermarsi, questa volta, non se ne parla nemmeno: c'è un nuovo personale da conquistare.
Piazza di Spagna, Fontana di Trevi e nuovamente in Piazza Venezia davanti all'Altare della Patria.

XVII maratona di romaUltimi due chilometri e mezzo. Per quel che mi riguarda i più duri. Le stesse salite affrontate nei primi minuti di gara con il "freno a mano" tirato ora sembrano valichi insormontabili e in questo tratto il passo è prossimo ai 5'/km. Via San Gregorio, quanrantunesimo e ultima "asperità". Tre, quattrocento metri prima dello "scollinamento" intorno al Colosseo e poi finalmente l'arrivo. Ultime energie da bruciare per limare altri secondi e finalmente il cartello che indica gli ultimi centonovantacinque interminabili metri da fare in apnea con lo sguardo fisso sul display TDS a cercare conferma di quanto sta accadendo. 

Braccia alzate e Garmin "stoppato" una manciata di secondi oltre i centottantuno minuti.
Personale in tasca e la consapevolezza che, se riesco a prepararmi bene, l'appuntamento con il Muro è solamente rimandato.
roma
A quanto sembra, dopo qualifiche "bagnate" (e a volte definire semplicemente bagnate sarebbe riduttivo), anche questa volta sarà gara "asciutta".
In bocca al lupo a tutti i 16.188 iscritti.
XVI maratona di romaDisfatta. Non ci sono altre parole che possano definire meglio la mia prestazione nella maratona della città eterna. 

E con l'alibi della maratona di Milano ancora da disputare mi sono anche permesso, senza neppure un briciolo di vergogna, di fare letteralmente il turista per i restanti chilometri che mancavano alla tanta agognata medaglia. 

Questa volta il centro storico me lo sono veramente goduto. 

E anche se non è andata come sperato, la trasferta romana non è stata vana. 

Oltre al piacere di vagare tre giorni per le vie della capitale, sono finalmente riuscito, in una piacevole serata passata al Cantinone, a dare un volto ad alcuni degli autori dei blog che sovente leggo e commento in rete.
In fondo quello che mi ha "rovinato" è stata la milanocitymarathon.
Dalla semplice voglia di provare a correre una maratona ad una (quasi) ossessione: il muro delle tre ore.
Delle dieci maratone portate a termine quattro sono state quelle di Milano. Dalla prima in assoluto, corsa con l'incoscienza dell'inesperienza, conclusa in 3 ore 42 minuti e rotti all'ultima, quella del 2007, con il crono bloccato a 3 ore 3 minuti e una manciata di secondi. Basta un rapido calcolo per capire che il mio PB e il sogno sono separati da 5 miseri secondi. 5 secondi al chilometro.
Ma questo è un dettaglio. Purtroppo non da poco.
E ora non resta che decidere come comportarsi nella città eterna. Riprovare per la terza volta ad abbattere il muro con il rischio, neanche troppo remoto, di spegnermi, ancora una volta, prima del sottopasso del Lungo Tevere delle Navi, o correre come se si trattasse di un lungo e poi tentare il PB tra 3 settimane
in quella di casa ?
Il buon senso, considerato che il binomio podista-turista non mi si addice, dovrebbe portarmi a scegliere la seconda ipotesi, ma avendone poco sicuramente deciderò per la prima.
3x1000 108 giorni alla maratona della città eterna. Tocca cominciare a fare sul serio se voglio arrivare a correrla in una condizione migliore di quella raggiunta, e non ci vuole molto, a Venezia.
E se il buon giorno si vede dal mattino... ripetute da 1000 metri. Alla terza ho deciso che come inizio poteva bastare.