15° milanomarathon da, #cityrunners
Cinque appuntamenti con Mister Rondelli, una gara di test e, dopo quasi tre mesi, i #cityrunners "tirati a lucido"
sono di nuovo ai nastri di partenza della Milanomarathon.
Qualcuno nella maratona, il resto della della truppa alla relay (giunta ormai alla sua quinta edizione), ma tutti con il medesimo obiettivo: portare a termine una nuova sfida.
Il gruppo è cresciuto nel numero ma soprattutto, ed è quello che più conta, è cresciuto nell'affiatamento. E la consegna dei pettorali ne è ulteriore prova. Un paio d'ore a ridere e scherzare presso runBase (il nuovo tempio del running milanase fresco di inaugurazione) in attesa di un ospite d'eccezione. Eh già, perchè adidas ha deciso di farci un ulteriore regalo: il pettorale consegnato dal grandissimo Haile Gebrselassie, testimonial del brand a tre strisce.
Saluti, baci e abbracci e lasciata l'allegra combricola si torna a casa per il classico rito pre-gara: la meticolosa preparazione della borsa e il carico di carboidrati (leggi amatriciana).
Il gruppo è cresciuto nel numero ma soprattutto, ed è quello che più conta, è cresciuto nell'affiatamento. E la consegna dei pettorali ne è ulteriore prova. Un paio d'ore a ridere e scherzare presso runBase (il nuovo tempio del running milanase fresco di inaugurazione) in attesa di un ospite d'eccezione. Eh già, perchè adidas ha deciso di farci un ulteriore regalo: il pettorale consegnato dal grandissimo Haile Gebrselassie, testimonial del brand a tre strisce.
Saluti, baci e abbracci e lasciata l'allegra combricola si torna a casa per il classico rito pre-gara: la meticolosa preparazione della borsa e il carico di carboidrati (leggi amatriciana).
Ennesima sveglia pre-alba, trenord e alle otto già in Corso Venezia dove è posta partenza, arrivo e tutta la logistica di questa edizione. Sole, cielo terso e temperatura che, come ampiamente previsto, semplifica di molto la scelta dell'abbigliamento che non può che essere "canotta".
Quattro chiacchere con gli amici, cambio d'abito e poco dopo le nove in griglia ad attendere la partenza. E una volta in "gabbia" una sola domanda: che fare ?. Eppure con venticinque 42k alle spalle non dovrei avere dubbi. La maratona è la Gara. Non regala niente e ne sono consapevole. Poca quantità ma soprattutto poca qualità con l'ultimo "lavoro" degno di questo nome datato fine dicembre.
Niente da fare. Il buon senso, in queste occasioni, non mi appartiene. Ore nove e trenta e al colpo di cannone si parte sotto una pioggia di coriandoli colorati. Velocità di crociera impostata sui quattro e quindici e il compito di controllare il ritmo lasciato al gruppo dei pacer con il palloncino giallo. Si va finchè ne ho e una volta in riserva mollo tutto e, a passeggio come un turista, mi godo il panorama approfittando della giornata per prendere anche un po' di colore. Bello il nuovo percorso; larghi viali permettono di sgranare il gruppo già da subito e il salotto buono della città da percorrere quando ancora l'abbondanza d'ossigeno permette al cervello di apprezzare le bellezze che anche una città di Milano può offrire. Ma duro. Almeno nei primi chilometri dove, una buona metà del primo quarto è su pavè tanto da far pensare di stare a correre da un'altra parte (Roma, tanto per intenderci).
I pacer sono bravi a fare quello che tutti si aspettano ma con il passare dei chilometri mi rendo conto che, continuando con i lori ritmi, la spia della riserva potrebbe accendersi ancor prima di quanto sperato e una volta arrivati a Cadorna, colto da improvviso colpo di saggezza, decido di abbandonare la compagnia. Solo una manciata di secondi in più ma sufficienti a non correre "impiccato".
Pagano e la prima zona cambio ancora poco popolata. È ancora presto (la relay è partita mezz'ora dopo) ma non posso fare a meno di provare a cercare qualche faccia amica trovando Greta e Francesca in attesa di ricevere il testimone dai primi frazionisti. Via Washington, la vecchia Fiera, il Vigorelli, viale Scarampo e le prime due "asperità" del percorso costituite da un sottopasso e il cavalcavia sotto la Montagnetta. Siamo in zona S.Siro e nel giro di qualche minuto, arrivati in Via Sant'Elena, finalmente si "scollina" con il display Tds ad indicare un'ottantina di secondi sopra i novanta.
Pagano e la prima zona cambio ancora poco popolata. È ancora presto (la relay è partita mezz'ora dopo) ma non posso fare a meno di provare a cercare qualche faccia amica trovando Greta e Francesca in attesa di ricevere il testimone dai primi frazionisti. Via Washington, la vecchia Fiera, il Vigorelli, viale Scarampo e le prime due "asperità" del percorso costituite da un sottopasso e il cavalcavia sotto la Montagnetta. Siamo in zona S.Siro e nel giro di qualche minuto, arrivati in Via Sant'Elena, finalmente si "scollina" con il display Tds ad indicare un'ottantina di secondi sopra i novanta.
Ventuno, ancora ventun chilometri. Si comincia a fare sul serio. Viale Caprilli, S.Siro, il Parco di Trenno e i chilometri meno "turistici" del nuovo percorso. Il caldo ma soprattutto la stanchezza comincia a farsi sentire e il passo non può che risentirne. Tocca adeguarsi adottando la collaudata tattica del "ancora uno poi vedo". I chilometri passano sempre più lentamente ma, nonostante tutto, reggo. Ventinove, trenta e la vocina che ti dice "basta" sempre più insistente. Eppure non mollo. Rallento (viaggio a 4' e 40") ma continuo. Ancora uno e poi vedo. Trentuno, trentadue e una terza zona cambio affollatissima con quelli della lettera "D" ad incoraggiare tutti quelli che passano. E io che faccio mi fermo proprio ora ? Non se ne parla. Ancora uno e poi vedo. Di nuovo in Via Gallarate e al cartello dei trentatre tocca però sventolare bandiera bianca. Giusto qualche passo per rifiatare e poi riparto. Nove, ancora nove, solo nove chilometri. Tocca stringere i denti. Riparto, un altro chilometro e di nuovo qualche decina di secondi a passo spedito prima di ripartire nuovamente.
Il metodo sembra funzionare e la finish line comincia finalmente a materializzarsi. Nessun calcolo, nessuna previsione. Solo un passo dietro l'altro. Il Portello e il sovrapasso di Casa Milan a scavalcare Viale Serra nemmeno troppo "duro" con il rifornimento Enervit del trentacinquesimo che sembra manna dal cielo. Corso Sempione infinito come sempre e la sensazione di poter portare a casa un risultato insperato.
Comincio davvero a crederci. Via Canova e l'attraversamento del parco del Castello prima di sbucare in via Legnano direzione Porta Nuova e (finalmente) il quarantaduesimo posto sui Bastioni di Porta Venezia. Una curva, ancora una curva e gli ultimi centonovantacinque metri da fare senza più calcoli prima della agognata finish-line da attraversare a braccia alzate e con un sorriso a trentadue denti stampato sul viso.
Finisher.
Di nuovo.
Di nuovo.