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Relay Milanomarathon 2024 - laPresse
E dopo 4 pettorali indossati alla ricerca della (scarsa) prestazione è giunto il momento di indossarlo per un nobile scopo correndo, dopo otto anni, la versione a staffetta della maratona di casa per la Fondazione IBVA, una delle ONP del Charity Program.

Distanza classica divisa in 4 frazioni di lunghezza differente (zona cambio in prossimità di 3 fermate della rossa) e alla portata di tutti in una collaudata formula giunta ormai alla sua dodicesima edizione.

Solita sveglia da gara, treno e prima delle otto sono a San Babila dove ho appuntamento con il resto della squadra allo stand della fondazione. 

Giusto il tempo del cambio d'abito e, considerata la non competitività dell'evento (leggi no gabbie), come primo frazionista tocca già incolonnarsi verso la linea di partenza per non rischiare di rimanere troppo "imbottigliati" nell'imbuto di Via Santa Margherita.

Sole, cielo terso e una temperatura che già da subito fa presagire che per quelli che avranno il compito di correre gli ultimi 14 km saranno "dolori". 

Nove e spicci e viene dato lo start. Traffico come da previsioni e occhi solo alle gambe di chi mi precede per evitare il peggio cercando traettorie impossibili alla ricerca di sufficiente spazio per impostare un ritmo che si possa definire tale e che, alla fine, arriva solo una volta imboccata via Senato.

Relay Milanomarathon 2024 - 1° frazione
Il percorso fresco di modifiche mi piace parecchio e, a parte il pavè  dei primi chilometri, non presenta particolari difficoltà e anche se l
e gambe rispondono e l'effetto pettorale contribuisce come al solito non ho intenzione di strafare perché, considerato lo spirito della manifestazione, ho solo voglia di godermi la giornata e divertirmi parecchio.

Il tempo sembra volare e in meno che non si dica sono al giro di boa dove raggiungo Lino perso nel trambusto della partenza. Uno scambio di battute, un tentativo di condividere la "fatica" ma in meno di un chilometro me lo (ri)perdo e prima di arrivare al Castello mi ritrovo nuovamente solo.

Non manca molto e allora penso solo a gustarmi il paesaggio offerto dal salotto buono della città in attesa di passare il testimone a Marco che è pronto per il suo turno alla fine di Via Venti Settembre. Testimone che riesco a passare un paio di minuti sopra l'ora di corsa. 

Relay Milanomarathon 2024
Anche questa volta troppo bello ma soprattutto troppo breve per non accarezzare l'idea di andare al 28° e accompagnare l'ultimo frazionista nella sua parte di gara. 

Idea che fortunatamente, con l'ultimo briciolo di buon senso, viene accantonata subito dopo averla pensata. 

E allora, una volta rinsavito, un rapido cambio d'abito e in metro fino in Duomo per il meritato ristoro offerto dalla fondazione per cui abbiamo corso in attesa dell'arrivo degli altri componenti del team.

51° Stramilano
Dopo 5 anni eccomi di nuovo in Piazza Castello per l'appuntamento con la gara di casa. La gara dove ho il maggior numero di partecipazioni e che, sommate a quelle della non agonistica dei 50000, arrivano a superare di gran lunga la metà delle 51 edizioni della manifestazione nata nel '72.

Sole, cielo terso e, con una partenza prevista  per le 8.30,  una temperatura ideale per correre.
Quarta gara in 5 settimane con obiettivo, nemmeno troppo celato, di centrare l'under100 sfuggito a Bologa per un'inezia.
Il percorso, modificato dopo anni di onorato servizio,  mantiene le caratteristiche di gara veloce che permette, una volta eliminato l'imbuto che si veniva a creare in viale Elvezia, la ricerca della prestazione anche a quelli che partono dalle retrovie. Dieci virgola cinque chilometri in un senso e altrettanti nell'altro disegnando una sorta di (semi) tondo sfruttando la cerchia dei bastioni con leggere "asperità" che comunque non possono incidere più di tanto.

51° Stramilano: percorso
Ci siamo, ottoetrentadue e si parte. Pochi metri e, grazie all'ampia sede stradale sono già a ritmo gara. Non troppo distante dai pacer provo a farmi guidare liberandomi dalla preoccupazione di dover fare calcoli ma non troppo convinto della scelta (secondo me un filo troppo veloci) dopo pochi chilometri decido di lasciarli andare e fare di testa mia.
Con un occhio alla strada e l'altro al display del GPS i chilometri passano veloci. Non faccio fatica a mantenere il ritmo spinto anche dal solito effetto pettorale e in più di un'occasione tocca darsi una regolata perché il 4e35/4e36 che ogni tanto viene visualizzato non può portare a niente di buono.
Repubblica, Porta Venezia, 5 Giornate, Ticinese, San Vittore, e arrivati a Conciliazione, via Venti Settembre da percorrere per intero prima del giro di boa posto davanti alla Triennnale.  Ed ecco, poco prima di invertire il senso di marcia, provare lo stesso dolore che solo 7 giorni fa mi ha costretto prima a rallentare e successivamente, per evitare guai peggiori, ad una mesta resa.
Sembra un film già visto ma, fortunatamente, questa volta l'epilogo è differente. Falcata più corta, un ritmo un po' più alto e nel giro di un migliaio di metri torno ad essere (si fa per dire) come nuovo pronto a ripetete quanto di buono fatto bella prima parte di gara. Ne ho,  o almeno credo di averne, e allora niente più calcoli e si va finché ce n'è.
51° Stramilano
Il ritmo è ancora buono e secondo il garmin avrei anche un discreto margine ma che, considerato il tempo intercorso tra il cicalino dei mille metri  la posizione del corrispondente cartello piazzato dall'organizzazione, non lo si può considerare realistico.  

E allora bisogna continuare a spingere sperando che i rapidi calcoli fatti nei pochi momenti di lucidità (🤣) non siano troppo distanti dalla realtà. Calcoli che man mano ci si avvicina alla meta diventando sempre più precisi lasciano inequivocabilmente pochi margini di manovra.
Tocca insistere.
Non manca molto e il confine tra centrare l'obiettivo di giornata e l'ennesimo over è sempre più sottile.  Inutile continuare a chiedere conforto al display del GPS, bisogna raschiare il fondo del barile e continuare a spingere. Ultima curva  Viale Moliere e, sempre troppo lontano, il gonfiabile con lo sponsor in bella vista.
Ci devo credere.
Ultimi metri. Il display è ormai sopra i 100' ma il real-time sicuramente no.
Bello poi,  una volta superato il gonfiabile vedere di nuovo un 3 come seconda cifra e realizzare di esserci riuscito. 

XX Run Tune Up
Da dove comincio ? Dalla fine ovviamente: una manciata di secondi sopra i 100 minuti. M
eglio di Vittuone ma soprattutto nessuna crisi anche se devo ammettere che al 20 ho cominciato a vedere tutti i Santi del calendario. 
Sveglia ad orario improponibile e in appena una trentina di minuti sono parcheggiato sotto il Pirellone pronto a prendere il treno delle 5e40.

Una passeggiata di un migliaio di metri ed eccomi in Piazza Maggiore per le solite formalità: ritiro pettorale, cambio d'abito e consegna borsa al deposito dove ho modo di litigare con la simpatica addetta che non ne vuole sapere di prendere lo zaino se non è nella piccola sacca predisposta dall'organizzazione.  In qualche modo riesco a farci stare tutto (meno male che il meteo non promette pioggia e non mi sono dovuto portare la scarpe di ricambio) e dopo aver consegnato il "pacco" ho solo da far passare il tempo prima di ingabbiarmi in attesa dello start previsto, per la 21k, alle 8 45.
XX Run Tune Up - percorso

Il cielo è coperto ma le previsioni vengono rispettate e del fastidioso vento che ci ha accolto una volta usciti dalla stazione non c'è più traccia.

Otto e quarantacinque e si torna protagonisti. La strada è in leggera pendenza e le gambe ne traggono subito beneficio ma il 4e25 visualizzato dal Garmin non promette niente di buono. Tocca darsi una calmata per non ripetere il risultato di quindici giorni fa.

Difficile non farsi condizionare dagli altri ma bisogna provarci. Vengo superato a destra e a manca ma non me ne curo e vado per la mia strada.  Strada che una volta imboccato il sottopasso nei pressi della stazione ci porta ad uscire dal centro abitato. Niente a che vedere con la versione estiva che si correva a settembre tutta in città. Per me è  tutto nuovo e quello che vedo non è particolarmente interessante e allora cerco di agganciarmi ad un simpatico trenino che sembra alla mia portata. I chilometri passano abbastanza monotoni e le uniche botte di vita sono diversi sovrappassi e sottopassi per superare autostrada e ferrovia. Il trenino al ristoro del decimo me lo perdo e rimasto da solo provo ad andare per la mia strada cercando di mantenere  i 4e45.  

XX Run Tune Up
Due terzi di gara sono ormai archiviati e posso cominciare il mio personale conto alla rovescia. Vittuone sembra lontana anni luce e posso davvero pensare in grande (si fa per dire). Non manca molto e buttando un occhio a quanto visualizzato dal garmin sarebbe anche possibile fare quattro calcoli ma a giudicare dalla differenza tra il Lap automatico e i cartelli posizionati a bordo strada potrei solo ottenere una cocente delusione. 

E allora si va finché ce n'è. Come sempre. 18, 19, 20 manca davvero poco ma io comincio a soffrire più del dovuto. Sono stanco, molto, ma provo comunque ad insistere confortato dal gps e da quanto poco manchi al gonfiabile in Piazza Grande. 

Solito sprint finale ed Endu ad indicare una manciata di secondi sopra i 100 minuti.

Bello poi, leggendo i dettagli della prestazione una volta arrivato a casa, scoprire di aver corso i primi 12km a 4e51, i successivi 6 a 4e39 e gli ultimi 3 e 100 in 4e38.

Alla fine, per come la vedo io, fare 'sta gita ha avuto comunque il suo perché.

19° Mezza del Castello

E a quattro settimane dell'appuntamento di primavera eccomi con un pettorale appuntato sulla maglietta pronto per affrontare,  come è accaduto spesso in questi anni,  la prima competizione della stagione in quel di Vittuone. 

Percorso velocissimo (e non troppo distante da casa), dal costo onesto e con i pacer per raggiungere i propri obiettivi, ingredienti che da anni permettono alla Mezza del Castello di riscuotere un meritato consenso tra i runner della provincia (e non solo).

E arrivati a questo punto della preparazione questa mezza diventa anche un'occasione per ottenere riposte su quanto fatto nei precedenti mesi. E mai come in questo caso ho la necessità di avere  risposte perché dopo un inizio titubante  e un Gennaio sopra le righe (superati I 300 km dopo non so quanti anni) una brutta influenza ai primi di questo mese ha smorzato i miei sogni di gloria (si fa per dire).

Ore nove-zero-due si torna protagonisti.
Solito imbuto che obbliga a prestare un po' di attenzione e dopo qualche centinaio di metri ognuno con i propri ritmi. L'esperienza ma soprattutto l'esito delle ultime uscite dovrebbe permettermi di scegliere la condotta di gara più consona ma come spesso accade, una volta indossato un numero, spengo il cervello e ignorando le avvisaglie vado per la mia strada.

19° Mezza del Castello percorso
Il passo è sotto i 4e40 e non faccio fatica a tenerlo. C'è il sole e la temperatura è perfetta per correre. Qualche chilometro in solitaira e una volta raggiunto dal gruppo dei 100 minuti, che in leggero ritardo ha dovuto recuperare il gap, decido di accodarmi lasciando a loro il compito di fare i calcoli.
I chilometri passano e la facilità di corsa mi illude di poter replicare quanto di buono fatto nella passata edizione quando al giro di boa ho salutato l'allegra compagnia e me ne sono andato.

Al ristoro del decimo il gruppo si attarda a bere e io li stacco arrivando nel giro di un migliaio di metri ad accumulare un discreto margine.

Ma è il classico fuoco di paglia. Ho preteso troppo e ora  a nove chilometri dall'arrivo ecco il conto da pagare. Da lì a poco vengo ripreso e, nonostante il tentativo di rimanere agganciato, dopo qualche centinaio di metri devo desistere e abbandonare il gruppo con cui ho condiviso la prima parte di gara. Inutile insistere anche se di camminare non se ne parla proprio.

19° Mezza del Castello
Navigatore impostato su ritmi più consoni e solita collaudata tecnica del "ancora uno e poi vedo". 
Sono stanco e molto e i secondi aggiunti ad ogni chilometro lo certificano. Ma io insisto cercando, nel frattempo,  di ipotizzare in quanto tempo poter terminare la fatica. Calcoli che ad ogni cambio (in negativo) di ritmo tocca rifare.

Non manca poi molto, tre chilometri, ancora tre chilometri e la sensazione, certificata anche dalla leggera progressione visualizzata dal garmin, che forse il peggio sia passato. Comincio a crederci e con un ultimo mille da manuale riesco a chiudere incredibilmente sotto i 103 minuti.

Vabbè stavolta teniamo buono solo il crono.

 

1° Stramilano Sottozero
Duemila runner, tra competitivi e non, si sono dati appuntamento in questa fredda domenica di Dicembre per la prima edizione della Stramilano Sottozero colorando di bianco (il colore della maglia tecnica) i sentieri del parco che circonda i grattacieli che caratterizzano lo skyline milanese. 

E io, a soli sette giorni dai 21 chilometri di domenica, di nuovo con un numero appuntato sulla maglia per questa bella 10k su due giri nel quartiere City Life di Milano.

Nove e trentadue e si protagonisti. Domenica è andata alla grande e pensare di riprovarci, alzando l'asticella, è più di una semplice idea malsana. Il percorso è bello tosto e, come direbbero quelli bravi, molto nervoso con curve secche e una salita che porta agli ingressi dei grattacieli che si fa sentire. La partenza è il solito delirio e tocca aspettare qualche centinaio di metri prima di riuscire ad impostare il ritmo ma un volta sgranato il gruppo si "vola". Vado a sensazione, ogni tanto un occhio al display del GPS ce lo butto ma provo a fare di testa mia. Il passo sembra facile ma è la tenuta che potrebbe venire meno nel secondo giro a preoccupare. I minuti passano e il paesaggio per me quasi sconosciuto aiuta a distrarsi. Non sono più abituato a fare gare cosi corte ad un ritmo così "allegro" e si vede o meglio 
si sente. 

Il primo giro chiuso appena sotto i 23' lascia ben sperare ma non ci vuole molto a
1° Stramilano Sottozero
capire che questo è un ritmo che non posso tenere ancora per molto. Insisto e resisto. Ora le occhiate al Garmin sono molto piu frequenti. Sono piu lento di 3, 4 secondi ma, considerato le mie attuali possibilità, il passo è ancora più che soddisfacente. E allora tocca provarci. La salita che al primo giro è andata via (quasi) liscia stavolta lascia il segno ma arrivati a questo punto c'è solo da stringere i denti. Mille metri, ancora mille metri raschiando dal 
fondo del barile quel poco che è rimasto. Ultime curve e l'immancabile sprint sul rettilineo finale per chiudere sotto i 46'.

Stanco molto. Soddisfatto di più.

Firenze (half) Marathon
Che fare quando hai già il treno, hai l'hotel e poiché hai già spostato l'iscrizione dell'anno precedente (pagando altri 20 euro) non puoi ne spostarlo di nuovo ne venderlo? Bella domanda. 

Provare l'impresa (o la follia che dir si voglia) non rientra nei miei piani ma non approfittare del meteo sarebbe un peccato e allora si opta per la mezza anche se fermarsi su Lungarno equivale ad un ritiro ma che, in questo caso, non ha niente a che vedere con quello di cinque anni fa causato da una bandelletta desiderosa di un protagonismo non richiesto.

Sabato dedicato al viaggio, al ritiro del pettorale e, dovendo correre solo metà gara, una cena a base di fiorentina prima di un meritato riposo.

Firenze (half) MarathonSveglia al solito orario improponibile e, dopo aver fatto colazione, in strada destinazione Piazza Santa Maria Novella dove è posizionato il deposito borse. Il cielo è terso ma la temperatura, annunciata da giorni, è sotto lo zero con un percepito che fa rimpiangere la decisione presa e che nemmeno l'effetto stalla, una volta entrati in griglia, riesce a mitigare.

Ma ormai il danno è fatto e tocca farsene una ragione.

Lo start , alle otto e trenta viene dato puntuale ma servono almeno in paio di minutiper arrivare al tappeto che traccia il passeggio di tutti. Il vialone è largo e permetterebbe anche di impostare subito il ritmo ma diversi lavori sulla sede stradale causano più di uno spiacevole imbuto. 

Navigatore impostato sui cinque e si va. O almeno nelle intenzioni perché complice l'effetto pettorale, una volta sgranato il gruppo sono almeno una decina di secondi sotto al desiderato.

Firenze (half) Marathon - percorso
Sto bene e, apparentemente, sto correndo ad un ritmo che mi posso permettere. Capire poi per quanto possa durare è un altro discorso. 

Il sole prova a scaldare la fredda mattinata ma tocca arrivare negli spazi aperti del Parco delle Cascine per trarne davvero beneficio.

Firenze (half) Marathon
I chilometri passano e, grazie alla bella giornata, risultano anche meno noiosi di quanto potessi ricordare. Continuo ad andare in spinta e i parziali dicono che sto limando
ulteriori secondi alla media tenuta prima dell'ingresso nel parco. Comincio a crederci  Davanti, ancora distanti, ho i palloncini dei duecentodieci minuti ma raggiungerli non sembra poi una missione impossibile. E allora tocca provarci.

Aggancio che si concretizza poco prima di Lungarno di Santa Rosa dove il gruppo al seguito dei pacer diventa, complice la larghezza della sede stradale, un ostacolo per chi, avendo solo altri 4 chilometri da correre, si può permettere di sparare le ultime cartucce.

Palazzo Pitti, il Ponte Vecchio tra due ali di gente che incita parenti e amici e un nuovo passaggio sull'Arno dove è posizionato il ristoro dei Venti. Ormai è fatta, solo mille metri. Nessun cedimento, anzi. Venezia sembra distante anni luce. Ultima curva a sinistra, nuovo passaggio sul fiume e alla fine del ponte il tappeto che sancisce, finalmente, la fine della mia gara.

Stanco, davvero stanco ma che soddisfazione vedere poi su Connect 21 parziali.
2° Venice Half Marathon
A soli 7 giorni dalla 10k di casa eccomi di nuovo con un pettorale appuntato sulla maglietta per la seconda edizione della Venice Half Marathon con partenza posta al centro di Mestre. 

Il sabato dedicato a raggiungere Venezia, dove, senza la preoccupazione di dover risparmiare le forze in vista della quarantadue, ho potuto dedicare parte del pomeriggio a girare per le calli prima della tappa obbligata a Parco San Giuliano dove espletare le operazioni di rito (leggi pettorale, sacca gara e maglietta) concludendo poi la giornata con il tradizionale carico di carboidrati e il rientro in albergo per un meritato riposo. 

Solita sveglia ad orario improponibile e alle 6 in strada direzione piazzale Roma dove prendere il bus per raggiungere Mestre. 

La partenza fissata per le nove (posticipata poi di quindici minuti) permetterebbe anche di prendersela comoda ma i camion devono partire prima di noi è quindi diventa tassativo cambiarsi e consegnare la sacca con il cambio entro le otto. E con il sole basso sull'orizzonte, per decidere cosa indossare, tocca fidarsi delle previsioni meteo: canotta. 

Nove e diciassette e si torna protagonisti. Qualche centinaio di metri di traffico intenso e una volta sgranato il gruppo, grazie anche alla sede stradale, si può impostare il navigatore su quanto ipotizzato. Non sono nelle condizioni migliori e ne sono consapevole, pensare quindi, di ripetere la gara di metà febbraio sarebbe folle. 

La giornata è fantastica, sole, cielo terso e una temperatura che conferma la bontà della scelta di correre a braccia scoperte. Il percorso, una volta lasciato il centro si immette su quello familiare della quarantadue fin dentro il parco dove, per ovvie ragioni, deve prendere un’altra direzione e recuperare il gap che ci separa dal cartello dei meno dieci posto poco prima del Ponte della Libertà.  

Non ci sono, o non vedo, i cartelli che scandiscono i chilometri e devo, per adesso, fare affidamento a quanto visualizzato sul display del Garmin: 5'/km come da tabella.

2° Venice Half Marathon - pettorale e medaglia
Il pettorale come sempre fa miracoli ma la tentazione di accelerare lascia il posto, ogni tanto capita anche a me, ad una più saggia condotta. Mi sento bene, le gambe nonostante il sabato da turista rispondono e "girovagare" per i viali del parco risulta meno faticoso di quanto potessi immaginare.

I pacer dei 105' non sono troppo lontani ma una volta persi in partenza tentare di raggiungerli non avrebbe senso.

Lasciato Parco San Giuliano, appena prima del decimo, comincia la parte più "interessante" quella che, nella distanza regina è stata in più di un'occasione, lo spartiacque tra il successo o la disfatta  con  il cavalcavia della ferrovia che assesta il primo colpo e gli interminabili tremilaottocentocinquanta metri di "freedom bridge" che danno il colpo di grazia. 

Ma doverli affrontare a metà di una mezza non è come farlo quando di chilometri ne hai già corso più di trenta. Una sostanziale differenza che fa sembrare la salita del sovrappasso addirittura meno ripida di quanto potessi ricordare ed il lungo ponte, spauracchio per molti di quelli che transiteranno da qui a un paio d'ore, che torna ad essere semplicemente quello che è: un limitato numero di chilometri in mezzo ai 21 di gara.

Treni che attivano gli avvisatori acustici in segno di saluto da una parte, veicoli su ruote dall'altra e noi in mezzo a formare un lungo e colorato serpentone. Venezia è li davanti, sempre più vicina e io, abbandonando quel briciolo di buon senso rimasto, provo ad aumentare leggermente il ritmo. Ne ho ancora, o meglio credo di averne, e quindi pensare di limare un po di secondi di secondi non sembra un azzardo.

2° Venice Half Marathon - percorso
Tentativo che riesce solo parzialmente perché una volta arrivati alle Zattere e affrontato i primi due ponti la brillantezza degli ultimi chilometri comincia a scemare e con essa svanisce il sogno di stare almeno sotto l'ora e quarantacinque minuti.

Tocca prenderne atto e godersi senza troppi pensieri gli ultimi 3 chilometri in un contesto unico al mondo.

Altri quattro ponti prima di Punta Dogana, il ponte provvisorio di barche ad attraversare Canal Grande e il giro in Piazza San Marco che, da solo, vale il prezzo del biglietto. 

Mille metri, ancora mille metri e gli ultimi 8 ponti da attraversare, arrivati a questo punto, senza più calcoli.

Un ultimo sguardo al Garmin  un accenno di volata a limare posizioni e secondi preziosi e il display TDS sul traguardo di
 Riva dei Sette Martiri ad indicare un tempo di una manciata di secondi sotto i 106 minuti.

Viste le premesse, come si fa a non essere soddisfatti ?





18° Deejay Ten
Bello essere parte di una festa, perchè quella organizzata da Radio Deejay più che una gara è diventata, nel corso degli anni, una gran bella festa dove, per molti, quanto impiegare per percorrere i 5 o i 10 chilometri dei due percorsi è l'ultimo dei pensieri. E, dopo aver corso quella di Firenze, difficile pensare di rinunciare alla "gara" di casa. 

Mi piace correre a Milano, l'adoro e, non cosiderando l'edizione di due anni fa a numero chiuso interamente dentro il Parco Sempione, tocca tornare al 2019 per trovare il mio nominativo nel file dei risultati di una gara nel capoluogo lombardo.
Sveglia come in un normale giorno lavorativo, colazione vewstizione e in macchina in una trentina di minuti sono già parcheggiato in Corso Sempione pronto all'appuntamento con gli amici all'Arco della Pace.

Una sgambata di tre chilometri come riscaldamento per raggiungere Piazza Duomo dove da anni è posta la partenza e poi, una volta ingabbiati, non resta che attendere lo start previsto per le nove. 

18° Deejay Ten
Il percorso, a parte la partenza posta alla destra della Cattedrale, non differisce molto da quello che ricordavo (ho controllato su connect 🙂): prima parte nel salotto buono della città, una volta scavallato nella zona che ha preso il posto della vecchia fiera per concludere sullo stesso asfalto comune alla parte finale di molte delle gare corse in città.

Piatto e veloce lo si potrebbe considerare anche da tempo (.....sempre che si riesca a partire in buona posizione) ma, visto lo spirito della giornata, gli acciacchi e soprattutto l'età un più consono 5e20 elastico mette d'accordo un po' tutti.

Sole, cielo terso e temperatura perfetta per correre ingredienti perfetti per godersi una città ancora "dormiente". 

18° Deejay Ten
Nove e zero zero e si parte. Il "traffico" condiziona e ci vogliono diverse centinaia di metri prima di riuscire a districarsi.  San Babila, Corso Venezia, Via Senato prima di imboccare via Manzoni con l'inconfondibile pavè, croce e delizia di tutto ciò che gira su ruota, che ci accompagna fino a Cadorna dove si torna a correre su asfalto. Triennale, giro di boa poco dopo aver superato l'unica asperità e inizio del conto alla rovescia. 

Continuiamo a venire sorpassati a destra e a manca ma a noi non ce ne può fregar de meno ligi a quanto desiderato. 

Buonarroti, City Life e una volta superato Domodossola ecco Corso Sempione il lungo viale da fare, arrivati a questo punto, senza troppi calcoli. Viale Elvezia, Viale Legnano e finalmente, una volta imboccato Viale Gadio, la "Finish Line".

Immancabile sprint finale e chiusura sotto i 53: missione compiuta

12° Deejay Ten Firenze
foto Giuseppe Cabras/New Press Photo
A distanza di due mesi eccomi pronto ad indossare nuovamente un pettorale. Lo confesso, questa volta me la sono prese comoda: ventotto giorni senza le mie A3 ma soprattutto senza sensi di colpa.

Ma le cose belle non durano e quindi, una volta rinsavito ho cercato di fare del mio meglio per arrivare in condizioni dignitose all'appuntamento su Lungarno della Zecca Vecchia dove da diversi anni è posizionato il gonfiabile della partenza.

8e50 il via dei maratonabili e alle nove è il nostro turno. Si torna protagonisti. Nuvolo,  umido quanto basta ma le previsioni promettono sole a breve. Niente a che vedere con il diluvio della mia ultima partecipazione pre-covid.

La posizione non è delle migliori ma non ci vuole molto ad impostare il passo. Nessuna vena agonistica. Stavolta ce la vogliamo prendere comoda lasciando decidere il ritmo da seguire a quello che nel gruppo potrebbe avere problemi di tenuta. Decide lui e noi ci adeguiamo stando attenti, come spesso accade,  a non farci prendere la mano costringendolo a correre impiccato.

12° Deejay Ten Firenze
Attraversiamo  l'Arno e iniziamo la salita che conduce al piazzale da cui godere uno dei panorami che da solo vale il prezzo del biglietto. Niente di veramente impegnativo ma che, considerato il clima, potrebbe lasciare il segno.

Si ride e si scherza e tra una battuta e l'altra non sembra nemmeno di faticare troppo. Il primo, complice il traffico,  a sei, il secondo un po' più lento  e, dopo aver goduto della vista della città dalla terrazza che la domina si comincia ad invertire il trend nonostante manchino ancora più di mille metri prima di poter scavallare e iniziare la altrettanto lunga discesa che ci riporta in città attraverso Porta Romana. Come diceva sempre la mia mamma "a scinniri tutti i santi aiutano" e anche il ritmo non può che trarne beneficio confermando una lenta ma costante progressione. 

Il più è fatto, ancora una ventina di minuti e,, con la dovuta attenzione al fondo
12° Deejay Ten Firenze - percorso
piuttosto sconnesso, possiamo archiviare la pratica. Pratica che con un po'' di ingiustificato ottimismo consideriamo già chiusa una volta  riattraversato il fiume su Ponte Santa Trinità poco prima del cartello degli 8. Perché è evidente che la si finisce, resta solo da capire in quanto. 

Tocca provare a spingere un po' sull'acceleratore. Ultimi mille metri. Il gonfiabile è lì, sempre più vicino ma, questa volta, niente volata della vita, vogliamo arrivare tutti assieme in parata. Bello poi scoprire di essere riusciti a farlo sotto i 55.

Ci voleva proprio una domenica mattina come questa..

XVIII Run Rome The Marathon
Da dove comincio? Dalla fine ovviamente: finisher per la trentaquattresima volta.

A distanza di dodici mesi rieccomi ad affrontare una tre giorni nella città eterna dove coniugare sport e turismo. 
Il sabato dedicato a raggiungere la capitale, al ritiro del pettorale al marathon village allestito al palazzo dei congressi dell'EUR e al carico di carboidrati nel solito e collaudato ristorante prima di un ultima passeggiata sui Fori Imperiali dove già fervono i preparativi per accogliere tutti quelli che da li a poche ore affolleranno il lungo viale.

La sveglia puntata ad un orario impossibile, la colazione e, una volta riempita la sacca con tutto l'occorrente, alle 6e30 sono già in strada per prendere la metro destinazione Circo Massimo.
Cambio d'abito, sacca sul camion indicato e con un certo margine entro nel corral di appartenenza in attesa dello start fissato per le 8 e che viene dato subito dopo l'emozionante passaggio delle Frecce Tricolori.

Di nuovo protagonisti. Un occhio al panorama e latro al fondo sconnesso e con il navigatore impostato sui 5 si va. Il cielo è coperto, un po' troppo umido per i miei gusti ma la temperatura è quella ideale per correre e la scelta di correre in canotta si rivela azzeccata. Sono costante e non ho bisogno dei pacer per mantenere l'andatura. L'obiettivo è quello di riuscire a correrla tutta e, confortato dalla bella prestazione sui 21, riuscire magari a strappare un risultato prossimo alle 3 ore e mezza.

Sto bene, i chilometri passano tranquilli e senza nemmeno accorgermene mi trovo dopo 80 minuti in via della Conciliazione di fronte alla "Santità del Cupolone" (cit.)   Un paio di passaggi sul Tevere passando a lato dell'Ara Pacis e via ad affrontare la parte meno interessante del percorso: il Foro Italico lo stadio e l'interminabile salita del ventinovesimo prima di scollinare verso il vecchio villaggio olimpico. 

XVIII Run Rome The Marathon
La salita ha lasciato il segno e ai pochi secondi lasciati già per strada dopo il tappeto della mezza  tocca aggiungerne altri portando l'obiettivo di giornata sopra i duecentoquindici minuti. Insisto, non ho intenzione di smettere. Del resto sono comunque abbondantemente sotto i 6 al km. Trentacinque superato. 

Trentasei pure. Al trentasette tocca farsene una ragione devo rifiatare. Cinque, solo cinque chilometri. Piazza del Popolo. Non manca molto. Ancora uno e poi vedo. Trentotto., Piazza di Spagna. Trentanove. Come dal Parco a casa. E che ci vuole ? Quaranta e la bellezza di Piazza Navona con il tifo del pubblico che ti spinge a continuare.

Ci siamo, ora manca davvero poco. Anche se non posso ancora vederla so che la finish line è là dietro l'angolo, sotto l'Altare della Patria.
Ultimi metri, curva a destra, curva a sinistra ed ecco il display ad indicare treorequarantatre e spicci.

Contento ? Alla fine non è andata come avrei voluto che andasse e un po' di delusione, inutile negarlo, al momento non puoi non averla ma, come sempre accade,  una volta che hai la medaglia al collo dimentichi (quasi) tutto. 

18° Mezza del Castello
Foto di Giuseppe Fierro
Cinque anni dopo eccomi di nuovo ai nastri di partenza della Mezza del Castello a Vittuone, una gara ben organizzata con un percorso molto veloce tra le campagne del Parco Agricolo Sud. 

Solita trafila pregara, qualche chiacchera con amici che non vedevo da tempo e, una volta cambiato e consegnato la borsa al deposito, in strada ad abbozzare un riscaldamento che si possa definire tale.

Novezerozero e si parte. I numeri prepandamia sono ancora lontani e i 638 arrivati (su 650 iscritti) lo testimoniano, facile quindi riuscire ad impostare il ritmo già dai primissimi metri. 

L'idea è quella di ripetere la bella prestazione (almeno per me) di Busto ma, in piena preparazione per la 42 di primavera,non so sinceramente cosa aspettarmi. Decido quindi di provarci: limare qualche secondo al chilometro e scendere sotto i cento minuti, obiettivo che nella gara di Novembre mi è sfuggito per meno di un giro di orologio. 

18° Mezza del Castello
Ho davanti i pacer dell'ora e quaranta ma ho l'impressione che siano un po' troppo veloci e quindi vado per la mia strada. Vengo passato a destra e a manca ma sinceramente non me ne curo. La preparazione non sta andando male ma la mancanza di medi (non mi riescono, non mi piacciono proprio) mina le mie certezze. Il passo c'è, le gambe pure ma ripetere quanto successe l'ultima volta sulle stesse strade è più facile di quanto si possa immaginare. Niente di meglio allora che pensare in piccolo puntando a traguardi intermedi. Sono abbastanza costante, il Garmin me lo conferma e al primo ristoro sono in perfetta media.

Secondo step: si punta al giro di boa. Sto bene, i sorpassi subiti stanno diminuendo e sono io, ora, a passare quelli (pochi a dire il vero) che cominciano a perdere colpi. Il nutrito gruppo che insegue il mio stesso obiettivo ha rallentato la sua corsa e ora l'idea di agganciarlo non è poi così insensata. Aggancio che si concretizza al secondo ristoro a ridosso del Castello di Cusago.

18° Mezza del Castello
Sono al giro di boa, tengo botta e provo a scrollarmi di dosso il gruppo appena raggiunto. Ne ho ancora e la voce del pacer che sento sempre più distante lo certifica. Ai due terzi di gara comincia il conto alla rovescia. Sette chilometri, solo sette chilometri e io, confortato da quanto visualizzato dal mio gps, comincio davvero a crederci. Altri sorpassi effettuati, qualcuno subito e raggiunto il quindicesimo senza particolari scossoni non ci sono più scuse: tocca crederci davvero. 

Sono sempre in spinta, o almeno credo di farlo e ad ogni cartello ho come unica preoccupazione quella di fare calcoli sull'eventuale margine. Non manca più molto e devo solo stringere i denti cercando di non strafare conservando le ultime energie per l'unica asperità del percorso consistente nel lungo sovrappasso pedonale sulla via Novara. Sovrappasso che, una volta raggiunto non può più impensierire.

Under 100, missione compiuta. 
A quindici giorni dalla maratona, vai tu ad immaginare che sarebbe saltata, niente di meglio che iscriversi ad una mezza per "saggiare" la condizione indossando un pettorale che, su strada, manca da tre anni e mezzo. Percorso piatto, veloce, non troppo lontano da casa e con un pacco gara (maglia invernale) che da solo vale il prezzo del biglietto, in tre parole la Maratonina (di) Busto Arsizio.

Ritiro pettorale, cambio d'abito e fuori per il riscaldamento abortito ancora prima di cominciare. Quattro chiacchere con l'addetto all'ingresso della gabbia di appartenenza e una volta dentro il piacevole incontro con una amica dei tempi dei cityrunners che non vedevo da anni.

Nove e trenta e si parte. E mo' che faccio, come mi comporto ? In questi ultimi dodici mesi ho come riferimento solo il passaggio al giro di boa sotto l'ora e quarantacinque delle due maratone corse  ma dovendo correre la distanza doppia avevo cercato di usare la testa evitando di strafare. Ma oggi è diverso sono "solo" ventuno e anche se spesso il pettorale aiuta, la linea di demarcazione tra una bella gara ed una clamorosa disfatta mi sembra più sottile del solito. 

29° maratonina di Busto Arsizio
C'è il sole e, considerato il periodo, la temperatura 
mite permette di pensare in grande: si va per i 100 minuti. Tre, quattrocento metri per sgranare il gruppo e, una volta superati i pacer dell'ora e quantacinque punto a raggiungere quelli dello step inferiore. 

Sono addirittura troppo veloce e, con un occhio alla strada e un altro al display del Garmin cerco di limitare i danni: ritmi che ora sembrano facili da mantenere potrebbero presentare, nella seconda parte, un salatissimo conto.

I palloncini dei pacer sembrano essere alla mia portata ma non riesco a ricucire. Giro di boa sulla pista di via Angelo Borri intorno ai 50' appena sopra il preventivato e la sensazione di non riuscire a prendere il treno desiderato. Comincio ad accusare un po' di stanchezza ma nonostante tutto il ritmo non ne risente. Non riesco a essere costante ma sono sempre a cavallo dei 4e45. 

29° maratonina di Busto Arsizio
Ora la distanza da percorrere è minore di quella percorsa e cominciare a fare il conto alla rovescia dei chilometri che mancano aiuta. Sono davvero stanco e comincio e lasciare per strada qualche secondo di troppo, ma sono al diciassettesimo e di chilometri ne mancano 4, solo 4. Continuo a recuperare posizioni e quanto visualizzato dal Garmin non può che compiacermi: la crisi sembra superata e, anche se i palloncini inseguiti fin dai primi minuti sono ormai fuori dalla mia portata, potrei comunque avvicinarmi all'obiettivo prefissato. 

Diciannove, Venti e il passaggio nel salotto buono di Busto prima di una curva secca a sinistra e gli ultimi trecento metri da fare senza più troppi calcoli con il display Endu che visualizza, una volta raggiunto, un fantastico #under101.

Contento ? Avojaaaaa

XXVII Run Rome The Marathon
Credits Phototoday
A distanza di 5 anni mi ripresento sui Fori Imperiali per provare a portare a casa l'undicesima medaglia. Le premesse ci sono tutte e i 1000 chilometri macinati in 4 mesi sono un ottimo biglietto da visita.

Il sabato dedicato a raggiungere la capitale, andare all'EUR per il disbrigo della pratica "pettorale" e trovare il modo di spendere un po' di euro tra gli espositori, pochi a dir il vero, presenti al Salone delle Fontane. A seguire il tradizionale carico di carboidrati nel ristorante di fiducia del Rione Monti per concludere la serata con un rapido giro zona Colosseo prima del meritato riposo perché con l'arrivo dell'ora legale ci tocca pure un'ora in meno di sonno.

Sveglia, colazione e, lasciato l'albergo solo dopo un ultimo check alla borsa trasparente,  alle 7 sono già al binario della linea B giù a Termini direzione Circo Massimo. Qualche centinaio di metri per raggiungere l'Arco di Costantino e il Colosseo e, dopo il doveroso cambio d'abito, sono pronto a dirigermi al varco che permette di accedere alla zona partenza giusto una trentina di minuti prima dello start previsto per le otto e mezza.

Ci siamo, lo speaker scandisce il conto alla rovescia e puntualissimi si torna protagonisti.

Primo chilometro per impostare un passo adeguato evitando l'effetto pettorale e con un occhio al fondo e un altro al panorama si va. Il percorso, a partire dalla special edition dello scorso settembre, è stato modificato in diversi tratti e soprattutto è stata assemblata  in maniera differente la parte finale con la cancellazione del tunnel sotto il Quirinale (ancora ci penso a quanto è costata quell'ultima salita) e a me, che conoscevo il precedente a menadito, non resta che scoprire anche questo.

XXVII Run Rome The Marathon - il percorso
Piramide, Ostiense, San Paolo, Testaccio per poi all'altezza di Porta Portese prendere Lungo Tevere Aventino. Il tempo passa, i chilometri pure e le nuvole che ci avevano accompagnato  fin dalla partenza  hanno lasciato spazio ad un caldo sole che non fa rimpiangere la scelta di correre in canotta.

Per la terza volta si attraversa il Tevere imboccando Ponte Vittorio Emanuele II e una volta superata via San Pio X la svolta a sinistra ci pone davanti alla "santità del cupolone" (cit.) vista che da sola vale già il "prezzo del biglietto" e dove ho il piacere di intravvedere Valeria (non per la velocità ma perché privo di occhiali) che si è fatta trovare in Via della Conciliazione per incitarmi.

Qualche chilometro nel rione Prati, la mezza come da tabella sotto l'ora e quarantacinque e di nuovo a costeggiare il Tevere direzione Foro Italico e Stadio Olimpico dove è posto il cartello dei venticinque.

Cambiamo sponda del fiume per la quinta volta su Ponte Duca d'Aosta e dopo aver superato  l'Acqua Acetosa è la volta della lunga salita di via della Moschea dove spesso, per molti, si infrangono i sogni di gloria. 

Comincio a lasciare per strada qualche secondo di troppo ma il 5e15 visualizzato durante  l'ascesa non può che compiacermi. Sto tenendo. Ora fa caldo, la media si è alzata ma, tenuto conto che sino a martedì correvo in lungo e con I guanti, mi posso accontentare e il trentesimo superato appena sopra le due ora e mezza mi permette persino di sperare in un tempo finale di poco sopra ai 210 minuti ipotizzati alla vigilia. Speranze che, invece, si infrangono una trentina di metri prima del successivo tappeto quando, dopo più di tre anni, la bandelletta decide di tornare protagonista.

Devo smettere di correre. Il dolore è abbastanza forte e non voglio fare danni. Ma non manca tantissimo e questa volta la parola "ritiro" non è contemplata. Il clima, contrariamente a quando capitò in quel di Firenze, mi permette di proseguire senza rischiare un malanno e quindi si prosegue adeguandosi alle circostanze: si cammina, si riprende a correre e quando la bandelletta alza di nuovo la voce si ricomincia a camminare per qualche centinaio di metri. Cosi sino all'arrivo. 

XXVII Run Rome The Marathon
Sette chilometri, sono solo settechilometriecentonovantacinquemetri e c'è ancora un obiettivo da raggiungere: non sfondare (al contrario) il muro delle quattro ore.

Mausoleo di Augusto, via Del Corso, Piazza del Popolo. Un po' di corsa e un po' "a piedi". Trinità dei Monti, piazza Navona, Largo di Torre Argentina. Sempre un po' di corsa e un po' "a piedi". Questi sono i chilometri che il mondo ci invidia e io, anche se acciaccato, me li sto godendo tutti.

Manca davvero poco e, tutto sommato, non sta andando male, addirittura con un discreto margine sul nuovo obiettivo. 

Ci siamo, finalmente Piazza Venezia, l'Altare della Patria e a poche decine di metri l'arco dell'arrivo da attraversare  prima di poter dire di essere, per la trentatreesima volta, finisher.
Acciaccato, ma finisher.