#undercento, what else ?
Foto di Giuseppe Fierro |
Solita trafila pregara, qualche chiacchera con amici che non vedevo da tempo e, una volta cambiato e consegnato la borsa al deposito, in strada ad abbozzare un riscaldamento che si possa definire tale.
Novezerozero e si parte. I numeri prepandamia sono ancora lontani e i 638 arrivati (su 650 iscritti) lo testimoniano, facile quindi riuscire ad impostare il ritmo già dai primissimi metri.
L'idea è quella di ripetere la bella prestazione (almeno per me) di Busto ma, in piena preparazione per la 42 di primavera,non so sinceramente cosa aspettarmi. Decido quindi di provarci: limare qualche secondo al chilometro e scendere sotto i cento minuti, obiettivo che nella gara di Novembre mi è sfuggito per meno di un giro di orologio.
Ho davanti i pacer dell'ora e quaranta ma ho l'impressione che siano un po' troppo veloci e quindi vado per la mia strada. Vengo passato a destra e a manca ma sinceramente non me ne curo. La preparazione non sta andando male ma la mancanza di medi (non mi riescono, non mi piacciono proprio) mina le mie certezze. Il passo c'è, le gambe pure ma ripetere quanto successe l'ultima volta sulle stesse strade è più facile di quanto si possa immaginare. Niente di meglio allora che pensare in piccolo puntando a traguardi intermedi. Sono abbastanza costante, il Garmin me lo conferma e al primo ristoro sono in perfetta media.
Secondo step: si punta al giro di boa. Sto bene, i sorpassi subiti stanno diminuendo e sono io, ora, a passare quelli (pochi a dire il vero) che cominciano a perdere colpi. Il nutrito gruppo che insegue il mio stesso obiettivo ha rallentato la sua corsa e ora l'idea di agganciarlo non è poi così insensata. Aggancio che si concretizza al secondo ristoro a ridosso del Castello di Cusago.
Sono al giro di boa, tengo botta e provo a scrollarmi di dosso il gruppo appena raggiunto. Ne ho ancora e la voce del pacer che sento sempre più distante lo certifica. Ai due terzi di gara comincia il conto alla rovescia. Sette chilometri, solo sette chilometri e io, confortato da quanto visualizzato dal mio gps, comincio davvero a crederci. Altri sorpassi effettuati, qualcuno subito e raggiunto il quindicesimo senza particolari scossoni non ci sono più scuse: tocca crederci davvero.
Sono sempre in spinta, o almeno credo di farlo e ad ogni cartello ho come unica preoccupazione quella di fare calcoli sull'eventuale margine. Non manca più molto e devo solo stringere i denti cercando di non strafare conservando le ultime energie per l'unica asperità del percorso consistente nel lungo sovrappasso pedonale sulla via Novara. Sovrappasso che, una volta raggiunto non può più impensierire.
Under 100, missione compiuta.