giusto un po' d'acqua
Con le previsioni meteo rispettate in pieno, davvero dura abbandonare il divano per mettersi in macchina direzione diluvio. Quindi dopo la pennichella pomeridiana, la merenda e la tappa del giro d'italia, con abbondante ritardo in strada direzione Monza incurante del solito traffico da "sabato in giro a far la spesa" per la sesta edizione di questa bella dieci chilometri da correre nel centro cittadino.
Parcheggio, ritiro pettorale e poi sotto una delle tende predisposte dall'organizzazione in attesa del cambio d'abito e, soprattutto, del coraggio per uscire e impostare un minimo di riscaldamento. Coraggio che, volente o nolente, tocca trovare, così poco prima delle venti e trenta, sotto una leggera pioggerellina, in strada per una quindicina di minuti al piccolo trotto. E una volta sbrigata anche questa pratica, sotto il gonfiabile in attesa dello start e della pioggia annunciata a chiare lettere dalle nuvole che, a giudicare dal colore, non promettono niente di buono. Pochi minuti d'attesa per la "presentazione" dei Top e appena dopo le nove si parte con un unico pensiero: la curva a gomito intorno all'Arentario appena dopo un centinaio di metri sul pavè bagnato e con il gruppo ancora compatto, prima di potersi concentrare sulla gara con la stessa e collaudata tattica "seguilafolla" incurante della vagonata d'acqua che, neanche il tempo di arrivare al primo chilometro, si sta abbattendo sulla città . Evidentemente Monza porta "bene". Dopo la mezza del 2011, "con viva e vibrande soddisfazione" si replica.
Ed è solo alla quarta partecipazione che mi rendo conto di quanto pavè tocca calpestare per portare a casa i due giri da 5 disegnati dagli organizzatori. Un vero peccato non riuscire a godersi appieno il "panorama" offerto dalla città che ci ospita. Troppo preoccupato a guardare dove mettere i piedi. Intanto i chilometri si susseguono e il trenino scelto sembra quello giusto: tra una pozzanghera e l'altra è un continuo sorpassare chi mi precede.Primo giro chiuso sotto i ventuno e, come sette giorni prima, si passa alla tattica "ancoraunoepoivediamo". Posizioni (piu o meno) cristallizate e la sensazione (poi confermata davanti al pc) di non riuscire a spingere come nella prima parte. La pioggia non da tregua ma ormai non ci si fa più caso e intanto i chilometri passano. Sette, otto, nove e finalmente il gonfiabile posto all'arrivo con il Garmin stoppato una manciata di secondi sotto i quarantadue. Telo "domopak", medaglia, ristoro e una volta sotto la tenda per indossare abiti asciutti i soliti inutili discorsi sulla lunghezza del percorso.
Ma visualizzare su google earth la traccia registrata dal gps per ottenere la tanto agognata risposta, mai ?