10° placentia half marathon: nuovo PB
Prima domenica di Marzo ed ennesimo appuntamento con Piacenza e la sua mezza. Giunta ormai alla sua decima edizione, sedici invece quelle della maratona, i 21 chilometri della città emiliana richiamano ogni anno un buon numero di runners (1701 i finisher di questa edizione). Ottima la logistica presso il centro polisportivo comunale con i suoi ampi parcheggi, gli spogliatoi, il pasta-party finale e le navette in numero più che sufficiente per riportare gli atleti allo stadio una volta terminata la loro fatica.
Sveglia alla solita ora, colazione e via in macchina destinazione Piacenza con la certezza, nonostante i buoni propositi, di arrivare, anche stavolta, appena in tempo per ritirare il pettorale, cambiarsi e, senza neanche scaldarsi, cercare di conquistare un posto non troppo lontano dalla linea di partenza visto che, e con questi numeri comincia a diventare un problema, le gabbie non sono previste.
Nonostante il percorso molto veloce, negli anni passati, ho sempre considerato questa mezza semplicemente come un ultimo test prima della trasferta romana. Sfruttare il "clima" della competizione per spingere senza massacrarsi.
E poichè, nonostante gli sforzi, nella città eterna i risultati continuano a latitare per questa edizione mi sono imposto un cambio di registro: si prova il personale.
E dovendo cambiare non potevo scegliere edizione migliore di questa, vista la decisione del comitato organizzatore di un radicale cambio di percorso accogliendo i suggerimenti forniti dagli stessi runners che, evidentemente, devono avere un non so che di masochismo viste le novità dei due sottopassi e di un ulteriore cavalcavia.
La partenza è veloce e nonostante il traffico, solita italica abitudine di piazzarsi davanti a prescindere dei propri mezzi, riesco ad impostare il mio ritmo già dopo poche centinaia di metri.
La giornata è perfetta per correre, sole e temperatura intorno ai dieci gradi, le gambe girano e il ginocchio non si fa sentire. I primi quattro chilometri sono abbondantemente sotto i 4' ma stavolta viene difficile seguire le indicazioni del garmin che sembra continuamente litigare con i cartelli delle distanze lungo il percorso.
La città lascia il posto alla campagna e per sei chilometri si corre in mezzo al niente. Al decimo sotto i 40' e rientro in città all'altezza del casello autostradale.
Dodici, tredici, quindici, i chilometri passano e il ritmo è ancora da personale. Dal diciassettesimo anche i cartelli dell'organizzazione cominciano ad essere posizionati male e tocca andare a sensazione. Ora la stanchezza comincia a farsi sentire e a quel punto la tentazione di mollare, sempre in ottica Roma, fa capolino. Ma se non oggi quando ??. Diciotto, diciannove, venti e finalmente Viale Risorgimento da fare praticamente in apnea. In fondo piazza Cavalli e il gonfiabile che ancora non si vede con il display TDS a scandire l'inesorabile passare dei secondi. Niente più calcoli. C'è solo da spingere per un nuovo personale da portare a casa.
Dodici, tredici, quindici, i chilometri passano e il ritmo è ancora da personale. Dal diciassettesimo anche i cartelli dell'organizzazione cominciano ad essere posizionati male e tocca andare a sensazione. Ora la stanchezza comincia a farsi sentire e a quel punto la tentazione di mollare, sempre in ottica Roma, fa capolino. Ma se non oggi quando ??. Diciotto, diciannove, venti e finalmente Viale Risorgimento da fare praticamente in apnea. In fondo piazza Cavalli e il gonfiabile che ancora non si vede con il display TDS a scandire l'inesorabile passare dei secondi. Niente più calcoli. C'è solo da spingere per un nuovo personale da portare a casa.
Fantastico poi, negli ultimi metri, rendersi conto che anche il muro degli ottantaquattro minuti sta per essere infranto.