non ci lamentiamo
Tredicesima edizione della maratona di casa e prima di una serie di "domeniche a spasso". Difficile rinunciare ad una così ghiotta occasione: padroni della città per una intera mattinata. E chisseneimporta se in ventun giorni mi sono già messo alle spalle un'altra quarantadue e una mezza tiratissima. Sveglia, colazione e, in ritardo come sempre, in macchina direzione stazione per prendere il passante direzione Rho-Fiera dove è prevista la partenza della gara. E con le previsioni che da giorni indicano (nuovamente) che si tratterà di gara bagnata scoprire che, nonostante il cielo plumbeo, l'asfalto è ancora completamente asciutto rinfranca.
Prima delle otto in fiera e una dopo una "passeggiata" di migliaio di metri tra le due file di padiglioni in fase d'allestimento per l'imminente salone del mobile, tutti nel grosso parcheggio coperto adibito a spogliatoio. Solita farsa del riscaldamento e alle nove in gabbia in attesa dello start previsto per le nove e ventidue (?!?).
Una trentina di chilometri al seguito dei pace dai palloncini verdi e poi quello che arriva si prende. Per questa parte di stagione ho già dato. Inutile sperare, o peggio, illudersi nell'impossibile. Arrivare senza strafare e portare a casa la ventitreesima medaglia.Nove e ventidue e allo sparo del cannone del Reggimento Artiglieria a Cavallo "Voloire" si parte. Pero, Figino, via Novara e intorno all'ottavo chilometro si entra in città . Al decimo, prima di raggiungere S.Siro, in quarantadue e spiccioli, Piazzale Lotto, dove è previsto il primo cambio della staffetta, Lampugnano, la Montagnetta, e il lungo viale Alcide de Gasperi che ci porta al polo cittadino della Fiera. Piazza Damiano Chiesa e il primo passaggio in Corso Sempione, assaggio di quelli che saranno poi, gli ultimi interminabili tremila metri. L'Arena civica e il tappeto della mezza una trentina di secondi sotto i novanta, Bastioni di Porta Nuova e una volta in Piazza della Repubblica il "vai e torna" in via Vittor Pisani dove si trova il secondo cambio della staffetta. Bastioni di porta Venezia con i suoi giardini e di nuovo un "vai e torna" una volta imboccato viale Majno dove comincio a perdere contatto con il nutrito gruppo a seguito dei pace. Corso di Porta venezia, San Babila, il Duomo, la Scala, dove è posizionato il tappeto del trentesimo (ancora in media), e il passaggio, dopo un migliaio di metri, in largo Cairoli dove salutare la moglie e poter buttare un occhio sul gonfiabile da attraversare (forse) una cinquantina di minuti dopo. Trentadue, trentatre, dove è posizionato l'ultimo cambio della staffetta, e il passo dei primi due terzi di gara comincia a diventare un lontano ricordo. Stringo i denti ma non c'è niente da fare. Consapevole che è inutile insistere cerco comunque di limitare i danni alzando ancora di più il ritmo e non disdegnando, in due o tre occasioni, qualche decina di metri al passo per rifiatare. Trentasei, trentasette, il Vigorelli al trentotto e poi di nuovo Corso Sempione dove comincio a fare gli inevitabili calcoli sull'ipotetico risultato finale. L'Arena, viale Gladio e, finalmente, la sagoma inconfondibile del Castello Sforzesco.
Ultime energie da estrarre dal cilindro e in fondo al viale il display TDS che scandisce i secondi.
Under 190. Soddisfatto e anche tanto.