e si prova a ripartire
Indeciso oltre ogni ragionevole dubbio ho voluto attendere l'ultimo giorno utile prima di decidere se partecipare o meno alla venticinquesima edizione della mezza di Busto perchè, in un anno avaro di gare e ricco di infortuni, capire quanto davvero si possa osare in una gara di 21 chilometri diventa, nonostante l'esperienza che in questi anni dovrei aver accumulato, un tantino complicato visto che, quando si tratta di appuntare un pettorale sulla maglietta, anche quel briciolo di buon senso che ancora mi rimane viene meno.
La djten e andata alla grande ma qui si parla di distanza doppia e dopo 4 lunghissimi nel giro di tre settimane il rischio di pagare dazio è più che una remota possibilità . E quindi che fare ?
Ovvio, si va per l'ora e trenta.
Nove e trentuno e si parte. Millesettecento iscritti (più di milleseicento gli arrivati) e i pacer da seguire dei novanta apparentemente non troppo distanti. Giusto una ventina di secondi per varcare la linea di partenza (pettorale da ultima griglia come da regolamento,sigh) e inizia la lenta rincorsa verso quelli che avranno il compito di guidarci imponendo il giusto ritmo.
Come sempre l'atmosfera della gara fa miracoli e già da subito, anche grazie alla larghezza della sede stradale, il ritmo è quello desiderato e il 4e16 alla fine del primo chilometro non può che confermare le sensazioni dei primi minuti.
Sto bene e non faccio fatica a mantenere il passo dei pacer anche se, dopo l'iniziale recupero, il ritardo che mi separa dai palloncini si attesta sulla cinquantina di metri, distanza che non riesco a ricucire e che rimane immutata per buona parte di gara.
Il panorama offerto dal percorso non è di quelli che ti possono distrarre più di tanto ma a Busto non si viene a correre per quello, si viene perchè quelli della San Marco sono davvero bravi ad organizzarla, perchè ogni anno il pacco gara contiene una bella maglia a maniche lunghe e soprattutto perchè, grazie al percorso velocissimo, si può fare il tempo che per me, in questo momento, significa il fatidico muro dei novanta.
Al decimo in 42. Ai due terzi in 59 e 20. Ci siamo. Il più è fatto.
Neanche il tempo di pensarlo e comincio a perdere colpi.
Un po' la stanchezza, un po' il non essere più abituato a certi ritmi e lentamente comincio a perdere il contatto con il nutrito gruppo che segue i pacer. Ed è un attimo entrare nella modalità "risparmio energetico" perchè, inutile negarlo, in questo momento l'obiettivo è un altro.
Se non fosse che, al cartello dei 18k, quanto visualizzato dal display del gps è un crono ancora valido per abbattere il fatidico muro. Ed è un attimo cambiare programma. Alle ortiche tutti i bei discorsi sull'impegno di fine mese e di nuovo in modalità "spinta" per chiudere il via Foscolo una manciata di secondi sotto i novanta.
Misione compiuta e sotto con la prossima.
La djten e andata alla grande ma qui si parla di distanza doppia e dopo 4 lunghissimi nel giro di tre settimane il rischio di pagare dazio è più che una remota possibilità . E quindi che fare ?
Ovvio, si va per l'ora e trenta.
Nove e trentuno e si parte. Millesettecento iscritti (più di milleseicento gli arrivati) e i pacer da seguire dei novanta apparentemente non troppo distanti. Giusto una ventina di secondi per varcare la linea di partenza (pettorale da ultima griglia come da regolamento,sigh) e inizia la lenta rincorsa verso quelli che avranno il compito di guidarci imponendo il giusto ritmo.
Come sempre l'atmosfera della gara fa miracoli e già da subito, anche grazie alla larghezza della sede stradale, il ritmo è quello desiderato e il 4e16 alla fine del primo chilometro non può che confermare le sensazioni dei primi minuti.
Sto bene e non faccio fatica a mantenere il passo dei pacer anche se, dopo l'iniziale recupero, il ritardo che mi separa dai palloncini si attesta sulla cinquantina di metri, distanza che non riesco a ricucire e che rimane immutata per buona parte di gara.
Il panorama offerto dal percorso non è di quelli che ti possono distrarre più di tanto ma a Busto non si viene a correre per quello, si viene perchè quelli della San Marco sono davvero bravi ad organizzarla, perchè ogni anno il pacco gara contiene una bella maglia a maniche lunghe e soprattutto perchè, grazie al percorso velocissimo, si può fare il tempo che per me, in questo momento, significa il fatidico muro dei novanta.
Al decimo in 42. Ai due terzi in 59 e 20. Ci siamo. Il più è fatto.
Neanche il tempo di pensarlo e comincio a perdere colpi.
Un po' la stanchezza, un po' il non essere più abituato a certi ritmi e lentamente comincio a perdere il contatto con il nutrito gruppo che segue i pacer. Ed è un attimo entrare nella modalità "risparmio energetico" perchè, inutile negarlo, in questo momento l'obiettivo è un altro.
Se non fosse che, al cartello dei 18k, quanto visualizzato dal display del gps è un crono ancora valido per abbattere il fatidico muro. Ed è un attimo cambiare programma. Alle ortiche tutti i bei discorsi sull'impegno di fine mese e di nuovo in modalità "spinta" per chiudere il via Foscolo una manciata di secondi sotto i novanta.
Misione compiuta e sotto con la prossima.