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A quindici giorni dalla maratona, vai tu ad immaginare che sarebbe saltata, niente di meglio che iscriversi ad una mezza per "saggiare" la condizione indossando un pettorale che, su strada, manca da tre anni e mezzo. Percorso piatto, veloce, non troppo lontano da casa e con un pacco gara (maglia invernale) che da solo vale il prezzo del biglietto, in tre parole la Maratonina (di) Busto Arsizio.

Ritiro pettorale, cambio d'abito e fuori per il riscaldamento abortito ancora prima di cominciare. Quattro chiacchere con l'addetto all'ingresso della gabbia di appartenenza e una volta dentro il piacevole incontro con una amica dei tempi dei cityrunners che non vedevo da anni.

Nove e trenta e si parte. E mo' che faccio, come mi comporto ? In questi ultimi dodici mesi ho come riferimento solo il passaggio al giro di boa sotto l'ora e quarantacinque delle due maratone corse  ma dovendo correre la distanza doppia avevo cercato di usare la testa evitando di strafare. Ma oggi è diverso sono "solo" ventuno e anche se spesso il pettorale aiuta, la linea di demarcazione tra una bella gara ed una clamorosa disfatta mi sembra più sottile del solito. 

29° maratonina di Busto Arsizio
C'è il sole e, considerato il periodo, la temperatura 
mite permette di pensare in grande: si va per i 100 minuti. Tre, quattrocento metri per sgranare il gruppo e, una volta superati i pacer dell'ora e quantacinque punto a raggiungere quelli dello step inferiore. 

Sono addirittura troppo veloce e, con un occhio alla strada e un altro al display del Garmin cerco di limitare i danni: ritmi che ora sembrano facili da mantenere potrebbero presentare, nella seconda parte, un salatissimo conto.

I palloncini dei pacer sembrano essere alla mia portata ma non riesco a ricucire. Giro di boa sulla pista di via Angelo Borri intorno ai 50' appena sopra il preventivato e la sensazione di non riuscire a prendere il treno desiderato. Comincio ad accusare un po' di stanchezza ma nonostante tutto il ritmo non ne risente. Non riesco a essere costante ma sono sempre a cavallo dei 4e45. 

29° maratonina di Busto Arsizio
Ora la distanza da percorrere è minore di quella percorsa e cominciare a fare il conto alla rovescia dei chilometri che mancano aiuta. Sono davvero stanco e comincio e lasciare per strada qualche secondo di troppo, ma sono al diciassettesimo e di chilometri ne mancano 4, solo 4. Continuo a recuperare posizioni e quanto visualizzato dal Garmin non può che compiacermi: la crisi sembra superata e, anche se i palloncini inseguiti fin dai primi minuti sono ormai fuori dalla mia portata, potrei comunque avvicinarmi all'obiettivo prefissato. 

Diciannove, Venti e il passaggio nel salotto buono di Busto prima di una curva secca a sinistra e gli ultimi trecento metri da fare senza più troppi calcoli con il display Endu che visualizza, una volta raggiunto, un fantastico #under101.

Contento ? Avojaaaaa

26° Maratonina di Busto Arsizio
Alla fine un (quasi) disastro annunciato perché a voler guardare dopo Venezia la cosa più intelligente da fare sarebbe stata quella di prendersi una bella sosta per ricaricare le pile. 

Facile dirsi col senno di poi ma quando su Facebook ho visto il post della San Marco dove si  chiedeva la disponibilità per fare i pacer, mi sono candidato immediatamente. 

Correre a Busto mi piace. Il percorso non è di quelli che lasciano il segno ma sono 21k piatti e velocissimi e, considerate le condizioni climatiche del periodo, pensare di ritoccare il proprio PB  non è cosa da escludere a priori. E poi quelli che organizzano lo fanno bene. Buona la logistica, il ristoro finale e bella la maglia invernale che, ogni anno, riescono a regalare ai partecipanti.
26° Maratonina di Busto Arsizio - percorso 
Stanco oltre ogni ragionevole dubbio è consapevole della pessima condizione ho avvisato  chiedendo senza successo di poter spostare obiettivo ricevendo però rassicurazioni dall'organizzazione con un tranquillizzante (!?!?!): "fai quel che puoi".

Riscaldamento, quattro chiacchere con i due soci dei 90' e alle 9.30 pronti a guidare il nutrito gruppo cercando di aiutarli a raggiungere il loro obiettivo.
La sede stradale e ampia e in attimo siamo già a ritmo gara. La temperatura è perfetta,  il cielo è coperto  ma fortunatamente non minaccia pioggia. Sto bene e non faccio fatica, anzi a voler guardare sono quello che mena le danze controllando il garmin e i vari parziali ad ogni i cartello chilometrico  cercando, così,  di togliere dalla testa la vocina che da giorni ripete la stessa domanda "a che km la resa ?".

I minuti passano, i mille pure e anche senza girarmi il rumore dei passi di chi segue ci fa capire che il gruppo è  bello nutrito.  Tra una chiacchera e una risata siamo già al passaggio  sulla pista di atletica dove è posto il tappeto sdam del decimo con una quindicina di secondi di margine.

Tengo botta e i timori di una totale disfatta  coninciano almeno ad attenuarsi. Ne ho ancora e l'obiettivo dei due terzi considerato all'inizio come minimo sindacale e sicuramente alla mia portata. Si prosegue senza tentennamenti e soprattutto mantenendo lo stesso ritmo dei due miei soci. 

26° Maratonina di Busto ArsizioTredici, quattordici, quindici. Ora i chilometri mi sembrano persino più lunghi e mantenere lo stesso ritmo comincia a costare fatica. Uno ancora uno e poi vedo. Sedici. Ancora uno. Diciassette. E qui tocca arrendersi all'evidenza. Devo rifiatare. Saluto la compagnia e alzo  il piede dell'acceleratore. 

Mille metri 40 secondi sopra prima di trovare la forza per spingere di nuovo. Non ho perso molto e i miei soci, o meglio uno dei due, è ancora a portata di tiro. Ci devo provare e ci provo. 

Ancora tre chilometri e il margine che si assottiglia sempre di più.  Mille metri forse meno e una volta imboccato il centro della città la rincorsa è completa. Manca poco. Un rapido  sguardo al garmin indica quello che il display sdam sotto il gonfiabile  da li a poco certificherà. Under 90 per una manciata di secondi che solo in parte attenua la delusione per non essere riuscito a portare completamente a termine il compito assegnato.

Capita, purchè non si ripeta.
25° maratonina di Busto Arsizio
Indeciso oltre ogni ragionevole dubbio ho voluto attendere l'ultimo giorno utile prima di decidere se partecipare o meno alla venticinquesima edizione della mezza di Busto perchè, in un anno avaro di gare e ricco di infortuni, capire quanto davvero si possa osare in una gara di 21 chilometri diventa, nonostante l'esperienza che in questi anni dovrei aver accumulato, un tantino complicato visto che, quando si tratta di appuntare un pettorale sulla maglietta, anche quel briciolo di buon senso che ancora mi rimane viene meno.

La djten e andata alla grande ma qui si parla di distanza doppia e dopo 4 lunghissimi nel giro di tre settimane il rischio di pagare dazio è più che una remota possibilità. E quindi che fare ?

Ovvio, si va per l'ora e trenta.

25° maratonina di Busto ArsizioNove e trentuno e si parte.  Millesettecento iscritti (più di milleseicento gli arrivati) e i pacer da seguire dei novanta apparentemente non troppo distanti. Giusto una ventina di secondi per varcare la linea di partenza (pettorale da ultima griglia come da regolamento,sigh) e inizia la lenta rincorsa verso quelli che avranno il compito di guidarci imponendo il giusto ritmo.

Come sempre l'atmosfera della gara fa miracoli e già da subito, anche grazie alla larghezza della sede stradale, il ritmo è quello desiderato e il 4e16 alla fine del primo chilometro non può che confermare le sensazioni dei primi minuti.

Sto bene e non faccio fatica a mantenere il passo dei pacer anche se, dopo l'iniziale recupero, il ritardo che mi separa dai palloncini si attesta sulla cinquantina di metri, distanza che non riesco a ricucire e che rimane immutata per buona parte di gara.

Il panorama offerto dal percorso non è di quelli che ti possono distrarre più di tanto ma a Busto non si viene a correre per quello,  si viene perchè quelli della San Marco sono davvero bravi ad organizzarla, perchè ogni anno il pacco gara contiene una bella maglia a maniche lunghe e soprattutto perchè, grazie al percorso velocissimo, si può fare il tempo che per me, in questo momento, significa il fatidico muro dei novanta.

25° maratonina di Busto Arsizio
Al decimo in 42. Ai due terzi in 59 e 20. Ci siamo. Il più è fatto.
Neanche il tempo di pensarlo e comincio a perdere colpi.

Un po' la stanchezza, un po' il non essere più abituato a certi ritmi e lentamente comincio a perdere il contatto con il nutrito gruppo che segue i pacer. Ed è un attimo entrare nella modalità "risparmio energetico" perchè, inutile negarlo, in questo momento l'obiettivo è un altro.

Se non fosse che, al cartello dei 18k, quanto visualizzato dal display del gps è un crono ancora valido per abbattere il fatidico muro. Ed è un attimo cambiare programma. Alle ortiche tutti i bei discorsi sull'impegno di fine mese e di nuovo in modalità "spinta" per chiudere il via Foscolo una manciata di secondi sotto i novanta.

Misione compiuta e sotto con la prossima.
maratonina di Busto Arsizio
Dopo aver smaltito le "tossine" accumulate in laguna niente di meglio che tornare ad indossare un pettorale cercando di ottenere una risposta all'annoso dilemma: firenzemarathon si, firenzemarathon no. Perchè cimentarsi nuovamente nella distanza regina e ritrovarsi poi, su "lungarno del tempio", senza più energie o peggio, senza più alcuna voglia di "faticare" non rientra, a breve, nei miei progetti.

Quindi iscrizione last-minute e poco dopo le otto e trenta di una classica domenica autunnale, in giro per le strade di Busto Arsizio ad abbozzare un riscaldamento che si possa definire tale. Venticinque minuti al piccolo trotto e senza troppe preoccupazioni in mezzo al gruppo in attesa dello start che arriva puntuale alle nove e trenta. Un unico obiettivo: quattroequindici. Se poi, l'organizzazione, ti fornisce anche dei validi angeli custodi ancor meglio. Ci si dimentica del Garmin e si segue il gruppo.

maratonina di Busto Arsizio
Venti e tredici al quinto, quarantadue e spiccioli al decimo, un'ora e due al quindicesimo. In perfetta media e poi il "buio". Di nuovo. Il passo sui quattro e trenta elastici e il desiderio di portare a casa il risultato nonostante tutto. Di pascolare anche in mezza maratona non se ne parla proprio. Diciotto, diciannove, la "passerella" in via Milano  e finalmente il gonfiabile a sancire la fine di questa, almeno per me, "interminabile" mezza chiusa un paio di minuti sopra i novanta.

Che dire ? Stagione agonistica duemilatredici archiviata, una o due di settimane di "ferie" e dal 25 si riparte con l'obiettivo di primavera: la XX edizione della maratona della Città Eterna
Maratonina di Busto Arsizio
Vado o non vado? A voler guardare l'esito delle cinque o sei uscite post-maratona, la decisione più logica sarebbe stata quella di passare l'intera mattinata steso sul divano davanti al televisore. Ma come al solito logica e buon senso non sono termini che mi appartengono.
Sfruttando il termine ultimo per le iscrizioni e incurante delle previsioni meteo (se non piove non mi diverto più) mi ritrovo, in pratica, con il pettorale della Maratonina di Busto Arsizio già appuntato sulla maglietta appena prima del sold-out.
Sveglia, colazione, box, strada, parcheggio, ritiro pettorale: in pratica la solita trafila, impiegando parte del restante tempo a cercare, una volta "posizionato" sul gradino più alto della tribunetta, facce amiche tra i presenti. Fallita la "missione" si passa al piano "B": cambio d'abito, deposito borse e riscaldamento abortito appena un secondo dopo averlo cominciato. Senza particolari ambizioni, se non quello di continuare la striscia positiva degli under 90', mi posiziono sotto il gonfiabile quando al mio fianco si materializzano i palloncini dell'ora e venticinque. È un attimo decidere per un cambio di tattica. A costo di passare la seconda parte di gara a rimpiangere di non aver optato per una più saggia condotta di gara. Troppo ghiotta l'occasione di poter correre, almeno per quanto riguarda una mezza, senza doversi preoccupare di tempi, passaggi o medie Maratonina di Busto Arsiziodemandando il compito ad altri. Tattica che riesce alla perfezione almeno per i primi nove chilometri. Dopo tocca ammainare bandiera. Della leggerezza e della facilità di corsa dei primi minuti non rimane traccia e tocca alzare il piede dall'acceleratore continuando però, ben al di sotto del ritmo maratona. Pausa di riflessione al 17° (4' e 20") e poi di nuovo a spingere con una progressione che mi porta a correre l'ultimo chilometro sotto i 4'/km  archiviando con un bel "Under 87" quella che, probabilmente, è l'ultima 21 del duemiladodici.
Per quanto mi riguarda, #tantaroba.