Cronaca di un (quasi) disastro annunciato
Alla fine un (quasi) disastro annunciato perché a voler guardare dopo Venezia la cosa più intelligente da fare sarebbe stata quella di prendersi una bella sosta per ricaricare le pile.
Facile dirsi col senno
di poi ma quando su Facebook ho visto il post della San Marco dove si
chiedeva la disponibilità per fare i pacer, mi sono candidato immediatamente.
Correre a Busto mi piace. Il percorso non è di quelli che lasciano il segno ma sono 21k piatti e velocissimi e, considerate le
condizioni climatiche del periodo, pensare di ritoccare il proprio PB non è cosa da escludere a priori. E poi quelli che organizzano lo fanno bene. Buona la logistica, il ristoro finale e bella la maglia invernale che, ogni anno, riescono a regalare ai partecipanti.
Stanco oltre ogni ragionevole dubbio è consapevole della pessima condizione ho avvisato chiedendo senza successo di poter spostare obiettivo ricevendo però rassicurazioni dall'organizzazione con un tranquillizzante (!?!?!): "fai quel che puoi".
Riscaldamento, quattro chiacchere con i due soci dei 90' e alle 9.30 pronti a guidare il nutrito gruppo cercando di aiutarli a raggiungere il loro obiettivo.
La sede stradale e ampia e in attimo siamo già a ritmo gara. La temperatura è perfetta, il cielo è coperto ma fortunatamente non minaccia pioggia. Sto bene e non faccio fatica, anzi a voler guardare sono quello che mena le danze controllando il garmin e i vari parziali ad ogni i cartello chilometrico cercando, così, di togliere dalla testa la vocina che da giorni ripete la stessa domanda "a che km la resa ?".
I minuti passano, i mille pure e anche senza girarmi il rumore dei passi di chi segue ci fa capire che il gruppo è bello nutrito. Tra una chiacchera e una risata siamo già al passaggio sulla pista di atletica dove è posto il tappeto sdam del decimo con una quindicina di secondi di margine.
Tengo botta e i timori di una totale disfatta coninciano almeno ad attenuarsi. Ne ho ancora e l'obiettivo dei due terzi considerato all'inizio come minimo sindacale e sicuramente alla mia portata. Si prosegue senza tentennamenti e soprattutto mantenendo lo stesso ritmo dei due miei soci.
Tredici, quattordici, quindici. Ora i chilometri mi sembrano persino più lunghi e mantenere lo stesso ritmo comincia a costare fatica. Uno ancora uno e poi vedo. Sedici. Ancora uno. Diciassette. E qui tocca arrendersi all'evidenza. Devo rifiatare. Saluto la compagnia e alzo il piede dell'acceleratore.
Mille metri 40 secondi
sopra prima di trovare la forza per spingere di nuovo. Non ho perso molto e i miei soci, o meglio uno dei due, è ancora a portata di tiro. Ci devo provare e ci provo.
Ancora tre chilometri e il margine che si
assottiglia sempre di più. Mille metri forse meno e una volta imboccato il centro della città la rincorsa è completa. Manca poco. Un rapido sguardo al garmin indica quello che il display sdam sotto il gonfiabile da li a poco certificherà. Under 90 per una manciata di secondi che solo in parte attenua la delusione per non essere riuscito a portare
completamente a termine il compito assegnato.
Capita, purchè non si ripeta.