ad una manciata di secondi dal muro
Chilometro trentasette e il secondo obiettivo, quello più ambizionso, deve essere riposto nel cassetto. Ma non è certo questo il giorno per accampare scuse e rinunciare anche al primo. Quello che può finalmente dare un dolce significato a questa sesta trasferta romana.
Di sicuro non così vicino alla "finish line". E soprattutto non dopo aver passato le ultime sedici settimane a macinare più di mille chilometri per arrivare tirato a lucido e correre nella migliore condizione possibile.
Decisamente troppe le sei maratone consecutive portate a termine solo per puntiglio, dopo essere stato costretto ad abbandonare qualsiasi tipo di velleità poco dopo le due ore di gara.
Preparazioni spesso basate più sulla quantità che sulla qualità e difficoltà a digerire certi tipi di lavori (leggi ripetute) sono ingredienti che mal si sposano con il "sogno" inseguito dal dicembre 2007.
Evidentemente qualcosa deve essere cambiato. O forse, semplicemente, mi sono stufato di dover giustificare i miei "muri" a colleghi che hanno un'unica e impellente necessità : scoprire la posizione con cui mi sono classificato.
Sabato interamente dedicato al viaggio per raggiungere la capitale, alla visita dell'expo per sbrigare la pratica pettorale ma soprattutto alla pappa con il tradizionale appuntamento al "Cantinone". Immancabile occasione per rivedere vecchi amici e per conoscerne di nuovi.
Pieno di carboidrati, foto di rito e a nanna presto (si fa per dire) in attesa del grande giorno.
Dubbi tanti, certezze veramente poche con lo "spettro" di un ennesima passeggiata per il centro storico da non escludere a priori.
Nove e zero-otto, le note di "the final countdown" e finalmente lo start. Si diventa protagonisti.
La partenza è buona e i primi chilometri, quelli che di solito non azzecco mai, non sono troppo lontani dal passo gara.
I pace, stavolta, sono dietro e quindi tocca fare da solo cercando di non farsi prendere dall'euforia.
Ostiense, Piramide, San Paolo, Testaccio, Via Marmorata, Lungotevere dei Vallata, in perfetta media. I pace, che evidentemente non erano distanti, finalmente mi passano e io mi accodo cercando di capire se posso contare sul loro aiuto.
Piazza Cavour, via della Conciliazione e davanti a noi l'imponenza della basilica di San Pietro. Pochi chilometri e di nuovo ad affiancare il fiume su Lungotevere della Vittoria passando alla mezza una manciata di secondi sotto i novanta minuti.
Venticinquesimo chilometro su Viale del Foro Italico, la moschea al ventisettesimo e nuovamente lungo al fiume, Lungotevere Flaminio, dalla parte opposta.
Sottopasso all'altezza del Lungotevere Arnaldo da Brescia, e una volta arrivati all'Ara Pacis, otto chilometri da togliere il fiato per le bellezze che solo una città come Roma può regalare.
Piazza Navona, Largo di Torre Argentina, Piazza Venezia, Via del Corso e in fondo Piazza del Popolo con il gonfiabile ad indicare gli ultimi cinquemila faticossissimi metri.
La spia della benzina che indica "riserva" impone di alzare il piede dall'accelleratore, ma di fermarsi, questa volta, non se ne parla nemmeno: c'è un nuovo personale da conquistare.
Piazza di Spagna, Fontana di Trevi e nuovamente in Piazza Venezia davanti all'Altare della Patria.
Ultimi due chilometri e mezzo. Per quel che mi riguarda i più duri. Le stesse salite affrontate nei primi minuti di gara con il "freno a mano" tirato ora sembrano valichi insormontabili e in questo tratto il passo è prossimo ai 5'/km. Via San Gregorio, quanrantunesimo e ultima "asperità ". Tre, quattrocento metri prima dello "scollinamento" intorno al Colosseo e poi finalmente l'arrivo. Ultime energie da bruciare per limare altri secondi e finalmente il cartello che indica gli ultimi centonovantacinque interminabili metri da fare in apnea con lo sguardo fisso sul display TDS a cercare conferma di quanto sta accadendo.
Braccia alzate e Garmin "stoppato" una manciata di secondi oltre i centottantuno minuti.
Braccia alzate e Garmin "stoppato" una manciata di secondi oltre i centottantuno minuti.
Personale in tasca e la consapevolezza che, se riesco a prepararmi bene, l'appuntamento con il Muro è solamente rimandato.