30 Novembre 2003

la prima quarantadue
milanocitymarathon 03 Dieci anni dopo ricordo ancora l'emozione di quel giorno in attesa dello start. Una sfida che mi ero ripromesso di affrontare e vincere. E non posso evitare di pensare anche alla dose di incoscienza con cui mi ero presentato in via Vittor Pisani la mattina della gara. 

Abbigliamento sbagliato, scarpe sbagliate, preparazione sbagliata. Ingredienti per una sicura disfatta. E bisogna avere anche del coraggio per chiamare preparazione quel numero casuale di chilometri messi in archivio nelle sedici settimane canoniche, comprensive di una settimana di ferie, ovviamente a settembre, nel posto meno indicato per correre (a meno di decidere di trasformarsi in criceto) e di un week-end a Monaco in occasione dell'Oktoberfest. 

Il rito dell'expo, il pettorale con il nome stampato sotto il numero, la maglia tecnica realizzata dallo sponsor adidas con i colori della Gazzetta. E poi il giorno della gara la sveglia all'alba, il treno da prendere quando ancora è buio, l'attesa del via nel piazzale della Stazione Centrale.

E una volta dentro la gabbia, avere anche la sfrontatezza di decidere, con in dote i pochi riferimenti dell'unico lungo corso a quattro settimane della gara, a quale gruppo di pacer incollarmi.
milanocitymarathon 03
Nove e trenta e si parte. Vittor Pisani, Piazza della Repubblica e finalmente il gruppo che si sgrana, cinque, dieci chilometri, il passaggio all'interno della vecchia Fiera di Milano, il Castello Sforzesco. La mezza in un'ora e cinquanta, il trentesimo, la stanchezza che comincia a farsi sentire e i cartelli che ricordano il lento passare dei chilometri.
Il trentacinquesimo, Porta Venezia e gli ultimi due chilometri da fare aggrappandosi alle ultime energie rimaste. Piazza San Babila e finalmente il traguardo in Piazza del Duomo con il cronometro a indicare due minuti abbondanti sotto a quanto auspicato alla partenza.

Due ore dopo non riuscivo a nemmeno a fare i gradini che portavano in metropolitana ma che soddisfazione sapere di avercela fatta ed essere diventato "FINISHER".