8° lago maggiore half marathon: una mezza da pacer
Mi ero ripromesso di chiudere la prima parte della stagione con la maratona di casa e, dopo qualche giorno di meritato riposo, limitare uscite e chilometri in attesa di ripartire con la preparazione della 42 autunnale ma poi quando, sul sito della Mezza del Lago Maggiore, ho visto che era ancora disponibile un posto tra i pacer per i novanta minuti mi sono rimangiato quanto spergiurato per giorni e ho inviato la candidatura. Troppo ghiotta l'occasione per tornare a correre per la seconda volta una mezza che mi ha piacevolmente sorpreso per l'organizzazione impeccabile, per lo stupendo panorama offerto dal golfo Borromeo ma soprattutto per il ricordo di un fantastico personale "stampato" nell'edizione passata. E preso dall'euforia ho trascurato solo un piccolo, insignificante particolare: dover correre a passo costante per 21 chilometri a soli sette giorni dalla distanza regina.
Ritiro pettorale, cambio d'abito, consegna palloncini colorati e, dopo il riscaldamento, dietro il gonfiabile in attesa dello start previsto per le dieci.
Cielo coperto, temperatura da primi di Marzo e il sole, previsto per nove, che invece non ne vuole sapere di farsi vedere. Ci siamo, si parte e per una volta sono dall'altra parte della barricata. Questa volta sono gli altri che, inseguendo il loro obiettivo, hanno bisogno del mio aiuto. Solita partenza caotica ma non ci vuole molto a prendere il ritmo. Le gambe rispondono bene e la maratona sembra ormai un lontano ricordo. Un occhio alla strada e l'altro al display del mio Forerunner in cerca di conferme che sembrano arrivare con un quattro e 21 stampato su cartello del primo chilometro. Ma non è facile. Per niente facile. E un continuo susseguirsi di aggiustamenti ogni qualvolta il garmin visualizza ritmi non consoni a quanto preventivato. E nonostante l'impegno sono comunque sempre due, tre secondi secondi sotto i quattro e 15. Intra, FondoToce, Feriolo, Pradera. I chilometri si susseguono veloci e senza nemmeno rendermene conto siamo già sul tappeto dei diecimila una manciata di secondi oltre i quarantadue.
Forse un po' troppo veloce ma, in previsione delle due "asperità" che ci attendono prima dell'ingresso a Stresa, con un "tesoretto" di secondi che alla fine potrebbe rivelarsi assai prezioso. Baveno e la prima salita che sinceramente ricordavo un po' meno "salita" e poi, al quattordicesimo, la seconda asperità degna di nota da affrontare senza troppa preoccupazione conscio di recuperare quanto perso una volta scollinato. Ormai il più è fatto e quella che secondo me è la parte più dura del percorso ce la siamo lasciati alle spalle. Ancora sei chilometri. Tre chilometri in un senso e, dopo il giro di boa, tre in senso inverso per concludere la fatica sul lungo lago davanti all'imbarcadero. Poco più di venticinque minuti e per qualcuno sarà personale.
Alcuni compagni di viaggio hanno allungato, altri me li sono persi ma quelli che ancora mi seguono si preoccupano solo di sapere se abbiamo margine. Diciassette, diciotto, e il secondo tappeto tds sul giro di boa. Ci siamo. Quattro e 15, quattro e 14. Da quando ho scollinato non mi discosto da questi valori e con i secondi accumulati nella prima parte sono tranquillo.
Ultimi chilometri e in lontananza il gonfiabile che si comincia ad intravvedere. Venti, ventuno e finalmente il display ad indicare un tempo abbondantemente sotto i novanta.
Cosa aggungere ? Missione compiuta.