7° lago maggiore half marathon: nuovo pb
Con lo spostamento della Mezza di Piacenza alla prima domenica di Maggio tocca alla Lago Maggiore Half Marathon diventare il banco di prova dove testare la condizione raggiunta prima dell'appuntamento con la distanza regina.
Arrivata ormai alla settima edizione questa mezza, che alterna partenza e arrivo ogni anno, viene definita, come recita lo slogan sull'home page, la 21K con il percorso più panoramico d'Italia.
Sole, temperatura (decisamente) primaverile e, dopo cinque mesi, l'occasione buona per tornare a correre con le "gambette" a vista. Ritiro pettorale, cambio d'abito e dopo un breve riscaldamento sotto il gonfiabile in compagnia di Kikko in attesa dello start che arriva puntuale alle undici.
Arrivata ormai alla settima edizione questa mezza, che alterna partenza e arrivo ogni anno, viene definita, come recita lo slogan sull'home page, la 21K con il percorso più panoramico d'Italia.
Sole, temperatura (decisamente) primaverile e, dopo cinque mesi, l'occasione buona per tornare a correre con le "gambette" a vista. Ritiro pettorale, cambio d'abito e dopo un breve riscaldamento sotto il gonfiabile in compagnia di Kikko in attesa dello start che arriva puntuale alle undici.
Le gambe girano già da subito e l'ultimo lavoro in tabella (3x5000) archiviato a metà settimana sembra non aver lasciato strascichi. Il primo chilometro è addirittura troppo veloce e tocca stare attento a non farsi prendere dall'entusiasmo perchè il percorso, per quel che mi riguarda, è ancora un'incognita e quello che so è frutto del resoconto di chi, a questa corsa, ha già partecipato: tre salite con l'ultima, in ingresso a Stresa, davvero tosta. Ritmo prossimo ai quattro e primi chilometri che, letteralmente, volano distratto dal panorama offerto dal Golfo Borromeo.
Intra, FondoToce, Feriolo, Pradera e il passaggio al decimo appena cinque secondi sotto i quaranta minuti (in gara mai fidarsi del Garmin). Inutile nascondersi tocca provarci. E se alla partenza, nonostante l'incitamento di Kikko, non ne ero del tutto convinto, le sensazioni a metà gara non lasciano dubbi: c'è un personale da ritoccare. I chilometri si susseguono e, come a Vittuone, la "compagnia" piano piano comincia ad abbandonarmi. Non resta che incominciare a pensare in grande. Dodici, tredici, quattordici e la temuta salita in ingresso a Stresa da affrontare senza strafare consapevole di potere recuperare i secondi persi (magari con gli interessi) una volta "scollinato".
Intra, FondoToce, Feriolo, Pradera e il passaggio al decimo appena cinque secondi sotto i quaranta minuti (in gara mai fidarsi del Garmin). Inutile nascondersi tocca provarci. E se alla partenza, nonostante l'incitamento di Kikko, non ne ero del tutto convinto, le sensazioni a metà gara non lasciano dubbi: c'è un personale da ritoccare. I chilometri si susseguono e, come a Vittuone, la "compagnia" piano piano comincia ad abbandonarmi. Non resta che incominciare a pensare in grande. Dodici, tredici, quattordici e la temuta salita in ingresso a Stresa da affrontare senza strafare consapevole di potere recuperare i secondi persi (magari con gli interessi) una volta "scollinato".
Qualche centinaio di metri ed ecco, a sinistra, il gonfiabile posto all'arrivo giusto in tempo per vedere il vincitore tagliare il traguardo una cinquantina di secondi sopra i sessanta minuti. Meno di sei chilometri. Poco più di venti minuti e la domenica potrebbe assumere un aspetto ancora migliore. Diciassette, diciotto e il giro di boa dove è posizionato il secondo "tappeto" tds. Ancora tre chilometri. Anzi meno. Inutile fare calcoli. Tocca solo spingere. Tre e cinquantatre, tre e cinquantadue, tre e quarantotto e il display sempre più vicino ad indicare un tempo abbodantemente sotto gli ottantaquattro. O come direbbe Guido Meda ottantatre (quasi) basso.