almeno ne ho fatto un quarto
Metabolizzata la delusione per l'ennesima
preparazione terminata anzitempo trovare una squadra con cui dividere i quarantadue chilometri della relay, con un gruppo
come quello degli adidas runners, è stato un gioco da ragazzi; è bastato chiedere e in men che non si dica avevamo già deciso
anche l'ordine di partenza.
Un fine settimana piuttosto intenso quello appena trascorso iniziato con la "festa" organizzata da adidas presso RunBase. Sessione speciale di Yoga nel vicino Parco Sempione con Chiara Travisi,
socia fondatrice dello Yoga Studio Milano, aperitivo con pieno di carboidrati, dj set con The KingSizeBed e possibilitÃ
di foto e autografi con la madrina della MilanoMarathon al ritiro dei pettorali.
Un paio di ore a ridere
e scherzare cercando di stemperare la tensione di quanti si apprestavano ad esordire nella distanza regina. Eh già , perchè
in questo gruppo, la quarantadue sembra essere diventata una "malattia" contagiosa. Una sfida che spesso, chi corre, prima
o poi finisce per affrontare e vincere.

Passano i primi, passa Baldini (primo frazionista della
"Enervit DeeJay Training Center Team"), passa la prima donna e via via tutti gli altri che ricevono dai frazionisti, in attesa del proprio turno,
il medesimo incoraggiamento.
Distratti dalla gara, il tempo scorre veloce e ora anche la corsia dedicata a quelli della Relay comincia a popolarsi con il passaggio
dei più veloci. Pochi minuti alle undici e, una volta preso il testimone da Cristina, si torna protagonisti.
Tre settimane di sosta, poco più di una quarantina di chilometri nelle gambe e una tenuta che è tutta da verificare. Ma sinceramente, come spesso accede, non me ne può fregare di meno.
Ho voglia di correre e me ne rendo conto sin dalle prime battute, ops falcate.
Velocità di crociera
impostata su quello che sarebbe dovuto essere il ritmo-maratona e si va finchè ce n'è.
Avevo dimenticato quanto potesse essere bello correre in mezzo agli altri ma soprattutto che, a volte, con un numero appuntato sulla maglia certi "miracoli" non sono impossibili..

Troppo breve e troppo bello per non pensare di approfittarne accompagnando Manlio nella terza frazione. Troppo rischioso e soprattutto inutile pretendere dal proprio fisico un ulteriore sforzo, con così pochi chilometri nelle gambe, difficilmente sostenibile.
E allora cambio d'abito e di nuovo in metro direzione Palestro dove, una volta approfittato dell'ospitalità di adidas, attendere sui bastioni di Porta Venezia l'arrivo di Raffaella e di quanti, tra quelli del nostro gruppo, si sono cimentati nella quarantadue.
Non sarà stata la gara immaginata ad inizio anno, ma per come ci sono arrivato, non posso che essere soddisfatto. Qui non si butta via niente e contrariamente a quanto dice il proverbio in questo caso è tutto oro quello che luccica.