pacer, di nuovo
Ed è di nuovo tempo di pettorale. E se fino a qualche anno fa alla prima domenica di marzo corrispondeva l'ultimo test prima della quarantadue capitolina ora, con il nuovo calendario, è semplicemente un altro tassello di quel puzzle chiamato preparazione. Tassello che però ha un sapore particolare: un paio di palloncini blu appuntati alla maglietta e il compito di provare ad aiutare gli altri a raggiungere il loro obiettivo.
Perchè dopo la bella esperienza del 2015 ho deciso di riprovarci ricandidandomi come pacer dei 95 minuti. Un tempo che, considerato l'attuale stato di forma e il risultato di Vittuone, mi potesse permettere di svolgere il compito in assoluta tranquillità.
Perchè dopo la bella esperienza del 2015 ho deciso di riprovarci ricandidandomi come pacer dei 95 minuti. Un tempo che, considerato l'attuale stato di forma e il risultato di Vittuone, mi potesse permettere di svolgere il compito in assoluta tranquillità.
Sveglia ad un orario che non punto nemmeno in settimana e alle 6.30, ripeto SEIETRENTA, in macchina direzione Stresa dove una decina di minuti prima delle otto è prevista la partenza del "vaporetto" messo a disposizione dell'organizzazione per il trasporto dei runners alla partenza posta a Verbania Pallanza.
Solita trafila tipica di ogni gara e, una volta ricevuti anche i palloncini colorati, in strada la consegna della sacca e un riscaldamento degno di tale nome.
La giornata è perfetta per correre. Il meteo ci ha graziati e il sole che si è ormai fatto largo tra i nuvoloni grigi permette di mantenere la tradizione che mi vuole nella prima domenica di marzo con le gambette a vista.
Dieci03 e si parte. Siamo in tre a guidare le danze e il gruppo che ci segue è bello nutrito. Il percorso non è dei più facili ma nonostante tutto la LMHM è una gara velocissima. Ma un conto è correre per il crono un altro e farlo per chi vuole provare a raccogliere quanto seminato portando a casa il risultato.
E non è semplice. Si cerca di limitare i danni (in termine di secondi persi rispetto al 4e29) quando la strada sale e si prova a spingere in po' sull'acceleratore quando invece la pendenza diventa a nostro favore perché, e questa è una certezza, con quello che si perde ai ristori ma soprattutto con quello che si potrebbe perdere nelle due vere "asperita" nell'ultimo quarto di percorso, il tesoretto di secondi che si può accumulare nella prima parte potrebbe essere come manna dal cielo per centrare l'obiettivo.
Ora quelli che ci seguono sono un po più sfilacciati e per limitare i danni è un continuo volgere lo sguardo al display del Garmin ma al 17 la prima vera salita si sente e tra quelli che sono con noi non si distingue chi abbiamo raccolto da chi non ci ha mai mollato.
Ma ormai ci siamo. Manca davvero poco e lo spettacolo del lago con la vista sulle Isole Borromee non può che distrarre rendendo forse meno duri gli ultimi chilometri. Diciotto, diciannove e l'ultima asperità che, affrontata dopo due anni, sembra effettivamente più dura di quanto la ricordassi. Ma a questo punto non ci si può piu fermare. Tocca raschiare il fondo del barile e trovare le ultime energie nascoste da qualche parte. Noi lo sappiamo, chi ci segue anche. Possiamo solo incoraggiarli a non mollare.
E una volta "scavallato" finalmente la lunga discesa che porta al rettilineo finale. Meno di mille metri per centrare l'obiettivo della giornata. E dietro, noi tre in parata, a chiudere una manciata di secondi sotto i 95'.
E non è semplice. Si cerca di limitare i danni (in termine di secondi persi rispetto al 4e29) quando la strada sale e si prova a spingere in po' sull'acceleratore quando invece la pendenza diventa a nostro favore perché, e questa è una certezza, con quello che si perde ai ristori ma soprattutto con quello che si potrebbe perdere nelle due vere "asperita" nell'ultimo quarto di percorso, il tesoretto di secondi che si può accumulare nella prima parte potrebbe essere come manna dal cielo per centrare l'obiettivo.
Il paesaggio aiuta e la prima metà di gara letteralmente vola senza particolari difficoltà con il gruppo che sembra ancora compatto.
Siamo a Fondatoce dove è posto il tappeto di Sdam e dove iniziano i quattro km meno "interessanti" del percorso e dove si trovano un paio di salitine che sono solo l'antipasto di quello che ci attende e che, in quelli più "impiccati", lasciano il segno.
Siamo a Fondatoce dove è posto il tappeto di Sdam e dove iniziano i quattro km meno "interessanti" del percorso e dove si trovano un paio di salitine che sono solo l'antipasto di quello che ci attende e che, in quelli più "impiccati", lasciano il segno.
Ora quelli che ci seguono sono un po più sfilacciati e per limitare i danni è un continuo volgere lo sguardo al display del Garmin ma al 17 la prima vera salita si sente e tra quelli che sono con noi non si distingue chi abbiamo raccolto da chi non ci ha mai mollato.
Ma ormai ci siamo. Manca davvero poco e lo spettacolo del lago con la vista sulle Isole Borromee non può che distrarre rendendo forse meno duri gli ultimi chilometri. Diciotto, diciannove e l'ultima asperità che, affrontata dopo due anni, sembra effettivamente più dura di quanto la ricordassi. Ma a questo punto non ci si può piu fermare. Tocca raschiare il fondo del barile e trovare le ultime energie nascoste da qualche parte. Noi lo sappiamo, chi ci segue anche. Possiamo solo incoraggiarli a non mollare.
E una volta "scavallato" finalmente la lunga discesa che porta al rettilineo finale. Meno di mille metri per centrare l'obiettivo della giornata. E dietro, noi tre in parata, a chiudere una manciata di secondi sotto i 95'.