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Valle Olona
In attesa di riprendere l'attività continuo con quello che offre il convento: nuoto e due ruote. Anche se, devo ammettere, alla fine non è che mi sto ammazzando di fatica. Ma mentre in vasca l'asticella è sempre posta sui tre blocchi da 20x25m e da lì non si schioda, sulle due ruote, meteo permettendo, comincio ad osare un po' di più. Non tanto in termini di frequenza quanto in termini di chilometri portandomi a stare sulla strada due ore abbondanti. Una quarantina di chilometri in Valle Olona con poche macchine, molto verde e qualche salita che sinceramente non guasta. E poi, arrivato nei pressi del monastero di Torba, il "cirtuito" della coppa Bernocchi, una delle tre gare del Trittico Lombardo di fine Agosto. Sedici chilometri che i professionisti ripetono cinque volte prima di riprendere la strada che li porterà al traguardo. A me invece, riuscire a concluderne uno, è sembrato più che sufficiente. 
Almeno per oggi.
Coppa Bernocchi
Giunta alla 93° edizione la Coppa Bernocchi è la gara che, solitamente, chiude il trittico lombardo.
Centonovantanove chilometri tra le province di Milano e Varese con partenza e arrivo a Legnano e con il suggestivo circuito di sedici chilometri, da ripetersi cinque volte, della Valle Olona.

Anche se non mi posso definire un grande appassionato di ciclismo, quando se ne presenta l'occasione, cerco di non perdermi il passaggio della "carovana" ai bordi della strada. Peccato che si tratti sempre di attimi. Qualche secondo ed è già tutto finito e il più delle volte senza riuscire nemmeno a distinguere i volti dei campioni.

Coppa Bernocchi
E ieri, non avendo molto da fare, quale occasione migliore per prendere la macchina e andare direttamente a Castiglione Olona ad assistere ai vari passaggi sul "piccolo Stelvio" dove, per forza di cose, le velocità non potevano essere quelle abitualmente tenute in pianura. Coppa Bernocchi

Probabilmente, l'idea di stare sotto il sole di mezzogiorno per circa novanta minuti elemosinando angoli di ombra, potrebbe non essere stata una delle più brillanti che mi potevano venire ma alla fine non posso certo dire di essermi annoiato.

Mi sa tanto che prima o poi, sul Piccolo Stelvio, ci salgo anch'io.
Devo piacevolmente riconoscere che comincio ad apprezzare i benefici che comporta impegnare parte del mio tempo libero con questa nuova attività.
Se, tornando a casa dal lavoro, il cielo minaccia temporale posso tranquillamente decidere di starmene steso sul divano senza provare il ben che minimo rimorso.
Tanta roba!
Peccato, si fa per dire, che le "vacanze" siano giunte ormai al termine.
Da domani si torna a calpestare asfalto.
10k. Giusto per riassaporare il clima agonistico
Quando torno a casa difficilmente ascolto la radio, di solito, una volta uscito dal lavoro, la scelta ricade sul cd.
Invece senza apparente motivo ieri ho deciso di ascoltare la rai per sentire com'era andata la tappa del Giro.
Apprendere della tragedia per la morte di un ragazzo di 25 anni al Giro mi ha molto scosso con i pensieri che mi riportavano all'aprile dell'anno scorso quando sono stato buttato a terra, fortunatamente senza conseguenze, dalla macchina di una gentil donzella che non mi aveva dato la precedenza.
Quel briciolo di sicurezza che, con le poche uscite di questo mese, faticosamente sto cercando di costruirmi, sparito.
Impossibile poi non pensare a quanto accaduto nel pomeriggio in sella alle due ruote, specialmente nei pochi tratti di discesa quando, per quanto piano possa andare, arrivo comunque a sfiorare i 50 all'ora.
Da ragazzo, con amici d'infanzia patiti di ciclismo, capitava, qualche volta, di parlare  di quello che gli capitava di vedere per le strade durante i loro allenamenti. E quello che mi colpiva era la totale mancanza di rispetto per il codice della strada per un particolare gruppo della zona che durante le uscite ne combinava di tutti i colori.
A distanza di anni, questo particolare, mi è tornato alla mente questa mattina quando, dopo aver impegnanto una rotonda, sono stato costretto a fermare la mia "corsa" per evitare di centrare un bel gruppetto di due ruote che, incurante della precedenza, ha pensato bene che forse non era il caso di rovinare la media oraria.
Probabilmente, nonostante il travestimento, devono aver riconosciuto il runner (temporaneamente a riposo) che è in me.
Devo proprio essere fuori "classifica".
valle olona
Poco più di 23 chilometri in 55 minuti ad una media di quasi 25 km/h. Non molto ma come "inizio" mi sembrano più che sufficienti.

Certo che il mio rapporto con le due ruote non è cominciato nel migliore dei modi. Dopo essere finito per terra in Gennaio già alla seconda uscita, grazie all'inesperienza e ad una rotonda probabilmente coperta da un velo di ghiaccio, decido, per non correre ulteriori rischi, di rimandare l'appuntamento con il nuovo "giocattolo" ad Aprile quando, dopo aver messo in archivio la maratona di Milano, ho in programma una lunga pausa per risolvere un problema all'adduttore.

Sette giorni di riposo assoluto e via per una trentina di chilometri, giusto per riassaporare il piacere di una pedalata.

Neanche il tempo di cominciare a scaldarmi e di nuovo in terra grazie ad una "gentil donzella" nel momento in cui, alla guida della sua bella macchina, decide che la precedenza è sua per diritto acquisito. Escoriazioni varie ma, a parte il grande spavento, niente di grave. E con una media chilometri-cadute così alta, decido che il ciclismo potrebbe non essere il mio sport. Almeno sino a ieri.

Un giro per le strade della Valle Olona, di nuovo. Strade poco trafficate e con alcune salite di qualche centinaio di metri, per me novità assoluta, da superare.

Il timore di misurare nuovamente l'asfalto però mi accompagna per tutti i 23 chilometri e, forse anche per questo motivo, cerco di non forzare troppo l'andatura. Persino le poche discese che mi trovo a percorrere vengono affrontate letteralmente con il freno tirato, tanto che il garmin registra una velocita massima che non arriva a superare i 40 km/h.

Per raggiungere una certa confidenza con il mezzo mi ci vorrà del tempo.
Io non ho fretta.
Ancora a riposo dopo le recenti fatiche, ho comunque trascorso una domenica all'insegna dello sport, quello però fatto da altri. Se il pomeriggio è stato dedicato allo sport in televisione con la Liegi-Bastogne-Liegi e il doppio appuntamento con la superbike ad Assen, la mattinata l'ho dedicata allo sport visto da vicino con la 44° edizione della Coppa Caduti dell'Olmina, gara ciclistica dedicata agli abitanti del quartiere caduti nella seconda guerra mondiale, dove, su un percorso di circa 7 km da ripetersi 8 volte, un cugino acquisito è riuscito a piazzarsi, ancora una volta, nelle primissime posizioni. E ogni volta che assisto a questa gara, mi meraviglio di quanto veloci si possa andare su una bicicletta, specie in una volata per la vittoria. E se mi sembra che vadano forte questi che sono considerati degli "amatori" chissà cosa deve essere vedere da vicino una volata dei "professionisti". E poi, per non farci mancare niente, dopo l'arrivo una bella rissa, con tanto di accuse di doping, per un comportamento ritenuto scorretto in prossimità dell'arrivo. Del resto quando in palio c'è un trentesimo posto..........
bici, prima voltaFinalmente è arrivato il giorno. Approfittando del pomeriggio libero e della bella giornata, per la prima volta, sono uscito con la mia bicicletta da corsa. Caschetto in testa, coperto forse anche troppo e ovviamente con le scarpe da running ai piedi...... Intanto comincio a prendere confidenza con il "mezzo" e poi, fra un paio di settimane, affronterò il problema dello sgancio dai pedalini ai semafori......
Una strana sensazione. Se non ricordo male l'ultima volta che sono salito su una bici, una normalissima bici da uomo, dovrebbe risalire più o meno a tre, quattro anni fa quando, non avendo ancora il garmin, sono uscito per misurare l'ultimo dei percorsi creato per rendere un po' meno noiose le mie uscite di corsa. Completamente a digiuno sull'utilizzo dei rapporti, sono andato a sensazione, provando varie combinazioni. Come per la corsa, appena la
bici, prima volta
strada cambia pendenza, anche in maniera impercettibile, le gambe se ne accorgono subito. Poco meno di 29 chilometri in un'ora e 3 minuti. Ho cercato strade poco trafficate, ma in settimana è veramente dura. Una cosa mi ha colpito. Le nevicate delle settimane scorse hanno lasciato le strade in condizioni spesso pietose. E se a correndo a piedi non ci si fa caso più di tanto, in bici la parte del corpo che poggia sul sellino, nonostante il "fondello elastico", non perde occasione di ricordarti che hai preso l'ennesima buca. Per non parlare poi dell'innumerevole serie di tombini, mai allo stesso livello del fondo stradale e soprattutto mai allineati tra loro, di cui i nostri paesi sono pieni. Alla fine del giro stanco, ma non distrutto. E ora in attesa della prossima "pedalata" si ritorna al primo amore.
Domenica il primo lungo dell'anno. Si spera.
catlike sakanaRipresa graduale, lavoro integrato e variato. Questo, dopo la visita di giovedi, è il responso dell'ortopedico per risolvere il problema ad un adduttore. In poche parole mi tocca nuotare ed andare in bici. E se per il nuoto non ci sono problemi, una quarantina di vasche a stile libero una volta a settimana, la bici, per me, è un mondo interamente da scoprire. Ieri intanto, vagando tra mercatini e centri commerciali, ho cominciato a portarmi avanti. In attesa di Babbo Natale pensiamo alla sicurezza .......