salite brevi
E con dodici salite brevi da 150 metri é di nuovo tempo di "tabella". Sedici settimane per arrivare tirato a lucido all'appuntamento con la quarantadue di primavera. Roma o Milano. Stavolta tocca scegliere tra quella di casa e quella che amo, anche se probabilmente conosco già la risposta.

Sedici settimane che, senza interruzioni, non riesco a portare a termine da ormai troppo tempo. Perchè ora che ho imparato a "seguire" e non ad "interpretare" le tabelle la soddisfazione che si prova alla fine di questo lungo percorso è piacevolmente differente.

E io vorrei tanto tornare a provare la stessa soddisfazione.

Vediamo. A piccoli passi, una settimana alla volta.
33° firenze marathon - foto Giancarlo Colombo
Firenze è una città che adoro e ogni occasione è buona per farci una scappata. Diverso invece è il rapporto, almeno sino a domenica, con la sua maratona: due sole partecipazioni e altrettanti fallimenti. Perchè quando, a poco più di due terzi di gara, decidi che non è giornata e la parola ritiro non fa ancora parte del tuo vocabolario, i restanti chilometri possono trasformarsi in un piccolo "calvario". Un'onta che prima o poi andava lavata.
Logico quindi approfittare ad inizio anno della tariffa promozionale senza immaginare che questo 2016 sarebbe stato, da quando corro, l'anno con il maggior numero di problemi fisici e il minore numero di gare disputate.

Il sabato dedicato a raggiungere il capoluogo toscano, expo per sbrigare la pratica pettorale e conoscere (finalmente) il duo Berti&Borbone (in rigoroso ordine alfabetico) e poi con Gianluca e Massimo per il doveroso carico di carboidrati e proteine (chianina patrimonio dell'umanità) in un tipico locale toscano.

Ci siamo. È di nuovo "una domenica da maratoneta". Qualche centinaio di metri per raggiungere Piazza Santa Maria Novella dove sono posizionati i TIR per la consegna delle borse, cambio d'abito e con calma destinazione Piazza Duomo dove ho appuntamento con Kikko e Lino.
E se con Kikko ho solo intenzione di condividere la mezz'ora che ci separa dalla partenza con Lino invece ho deciso di condivire una buona fetta di gara.
33° firenze marathon  - percorso

Non ho ambizioni cronometriche. Ho solo voglia di finirla e possibilmente bene.

Vai tu a spiegare a tutti quelli che conosci che a tua non è la solita pretattica tipica di noi runner: "non sto bene", "non è giornata", "mi fa male qui" e poi salta fuori il personale.

I lunghi sono andati bene, la mezza addirittura alla grande, ma qui si tratta della distanza doppia.
In maratona non si può improvvisare niente perchè Lei non regala niente e oggi, senza un apparente motivo, la linea di demarcazione tra "successo" e l'ennesimo "failed" mi sembra più sottile del solito.

Il percorso è fresco di modifica con partenza e arrivo in uno degli scenari piu belli al mondo ma di fatto è semplicemente assemblato in maniera differente. Gli stessi due sottopassi, le "cascine" nel primo terzo, Palazzo Pitti, lo Stadio Franchi, l'unico cavalcavia che al 34imo pare il Pordoi e gli ultimi chilometri nel salotto buono della città.

Otto e trenta e si parte. La posizione in gabbia è buona e riuscire ad impostare il ritmo è solo questione di poche centinaia di metri. L'obiettivo sarebbe un passo da 4e58 ma anche questa volta il pettorale fa miracoli e nonostante l'impegno a non strafare i primi chilometri sono troppo veloci. Io e Lino ne siamo consapevoli ma "trascinati" da chi ci circonda facciamo "fatica" a darci una regolata.
33° firenze marathon
Eppure tocca provarci. O forse no, perchè dopo un paio di chilometri come da ruolino di marcia, siamo punto e a capo: sempre troppo veloci.
A questo punto inutile nascondersi o fingere di volerlo fare. Sino alla mezza a fare da pacer al mio socio come da programma e poi, come da consolidata "abitudine" si va finchè ce n'è. I chilometri passano e delle chiacchere iniziali è rimasto ben poco segno inequivocabile che la compagnia verrà sciolta prima di quanto preventivato. Io ne ho ancora, Lino no e al ristoro del ventesimo lo "perdo".

Forse è un azzardo ma ci voglio provare. Del resto, come dice il proverbio, chi non risica non rosica. Tanto peggio delle due precedenti occasioni non può di certo andare. Un passo dopo l'altro. Ancora una volta un passo dopo l'altro. La gara sta prendendo una piega che va ben oltre le più rosee aspettative e io mi sto divertendo da morire. Nonostante il passo sia piuttosto allegro non sono affatto "impiccato" e anche la zona meno attraente (per intenderci quella dello stadio Artemio Franchi) sembra addirittura meno noiosa di quanto ricordassi.

Un ultimo sforzo per superare il cavalcavia ferroviario e poi gli otto chilomtri che da soli valgono il prezzo del biglietto: Piazza Duomo, Ponte Vecchio, Piazza della Signoria prima dell'arrivo posto davanti al Battistero. Un epilogo da togliere il fiato.
33° firenze marathonE di colpo, una volta superata l'ultima asperità, la netta sensazione, peraltro del tutto immotivata, di avercela già fatta e il Garmin diventato, a questo punto, un accessorio inutile.

Adesso addirittura sorrido (o almeno credo di farlo) e se, per evitare guai, con un occhio presto attenzione al fondo sconnesso con l'altro cerco di godermi il panorama baciato da un fantastico sole. Quaranta, quarantuno e una volta lasciata la piazza dove il David fa bella mostra di se, gli ultimi 600 metri da per-correre senza più remore tra due ali di folla.

Provo anche a cercare il volto di mia moglie ma non la riesco a scorgere. Lei è lì davanti, sulla curva. Mi chiama ma io, nel pieno della trance agonistica, nemmeno me ne accorgo.

Ultima curva, il tappeto blu e a braccia alzate a varcare per la ventottesima volta una finish line con il display TDS ad indicare una manciata di secondi sopra i duecentotre minuti.
E ora chiedetemi se sono felice.


preparazione firenze marathon
Finita. Con gli ultimi 10 chilometri anche questo lungo viaggio e giunto al termine. 
Cento giorni, cinquanta uscite e cinquantasei ore passate in strada a macinare asfalto  per poter timidamente dire di essere di nuovo pronto ad affrontare una quarantadue. 
Davvero pronto ? Sinceramente non ne sono del tutto convinto. 
Ma questo è quanto sono riuscito a fare con un ultimo mese che mi ha regalato più di una soddisfazione (quattro lunghi, una mezza under-novanta come non accadeva da tempo e una caviglia che nonostante tutto continua a mantenersi silente). 
Aspettative? Finirla. E possibilmente bene. Se poi, riuscissi anche a mantenere per tutta la gara lo stesso ritmo tenuto nell'ultimo lungo ancora meglio, ma per una volta non è il crono la mia priorità. 
Perchè a voler guardare il bicchiere mezzo pieno riuscire a correre per così tanti giorni senza saltare nemmeno una settimana non capitava ormai dal 2014.
Ora tre giorni di meritatissimo ozio e poi Domenica proviamo a raccogliere quanto seminato.
25° maratonina di Busto Arsizio
Indeciso oltre ogni ragionevole dubbio ho voluto attendere l'ultimo giorno utile prima di decidere se partecipare o meno alla venticinquesima edizione della mezza di Busto perchè, in un anno avaro di gare e ricco di infortuni, capire quanto davvero si possa osare in una gara di 21 chilometri diventa, nonostante l'esperienza che in questi anni dovrei aver accumulato, un tantino complicato visto che, quando si tratta di appuntare un pettorale sulla maglietta, anche quel briciolo di buon senso che ancora mi rimane viene meno.

La djten e andata alla grande ma qui si parla di distanza doppia e dopo 4 lunghissimi nel giro di tre settimane il rischio di pagare dazio è più che una remota possibilità. E quindi che fare ?

Ovvio, si va per l'ora e trenta.

25° maratonina di Busto ArsizioNove e trentuno e si parte.  Millesettecento iscritti (più di milleseicento gli arrivati) e i pacer da seguire dei novanta apparentemente non troppo distanti. Giusto una ventina di secondi per varcare la linea di partenza (pettorale da ultima griglia come da regolamento,sigh) e inizia la lenta rincorsa verso quelli che avranno il compito di guidarci imponendo il giusto ritmo.

Come sempre l'atmosfera della gara fa miracoli e già da subito, anche grazie alla larghezza della sede stradale, il ritmo è quello desiderato e il 4e16 alla fine del primo chilometro non può che confermare le sensazioni dei primi minuti.

Sto bene e non faccio fatica a mantenere il passo dei pacer anche se, dopo l'iniziale recupero, il ritardo che mi separa dai palloncini si attesta sulla cinquantina di metri, distanza che non riesco a ricucire e che rimane immutata per buona parte di gara.

Il panorama offerto dal percorso non è di quelli che ti possono distrarre più di tanto ma a Busto non si viene a correre per quello,  si viene perchè quelli della San Marco sono davvero bravi ad organizzarla, perchè ogni anno il pacco gara contiene una bella maglia a maniche lunghe e soprattutto perchè, grazie al percorso velocissimo, si può fare il tempo che per me, in questo momento, significa il fatidico muro dei novanta.

25° maratonina di Busto Arsizio
Al decimo in 42. Ai due terzi in 59 e 20. Ci siamo. Il più è fatto.
Neanche il tempo di pensarlo e comincio a perdere colpi.

Un po' la stanchezza, un po' il non essere più abituato a certi ritmi e lentamente comincio a perdere il contatto con il nutrito gruppo che segue i pacer. Ed è un attimo entrare nella modalità "risparmio energetico" perchè, inutile negarlo, in questo momento l'obiettivo è un altro.

Se non fosse che, al cartello dei 18k, quanto visualizzato dal display del gps è un crono ancora valido per abbattere il fatidico muro. Ed è un attimo cambiare programma. Alle ortiche tutti i bei discorsi sull'impegno di fine mese e di nuovo in modalità "spinta" per chiudere il via Foscolo una manciata di secondi sotto i novanta.

Misione compiuta e sotto con la prossima.

adidas presenta UltraBOOST Uncaged Parley, la prima scarpa da running prodotta su larga scala con Parley Ocean Plastic

UltraBOOST Uncaged Parley è il primo passo del brand verso l’obiettivo di produrre un milione di paia di scarpe con Parley Ocean Plastic
entro la fine del 2017 
La partnership tra adidas e Parley, lanciata nell’aprile del 2015, è un esempio dell’approccio di adidas verso l’innovazione

adidas presenta UltraBOOST Uncaged Parley


04 novembre 2016 – adidas ha svelato oggi le scarpe da running UltraBOOST Uncaged Parley, le prime prodotte in serie con Parley Ocean Plastic. La rivoluzionaria scarpa, che sarà lanciata a metà novembre con 7.000 paia disponibili, rappresenta un passo importante verso un futuro eco-innovativo.

UltraBOOST Uncaged Parley presenta una tomaia in Primeknit realizzata in Ocean PlasticTM prodotta con i rifiuti plastici recuperati attraverso le operazioni di pulizia delle aree costiere delle Maldive da parte di Parley (95%) e con poliestere riciclato (5%); ogni paio riutilizza undici bottiglie di plastica. Tutti gli elementi della scarpa, dai lacci ai dettagli sul tallone, sono prodotti con materiali riciclati mentre il design è ispirato dalle onde dell’oceano per rispecchiare l’unicità della scarpa e l’impegno di adidas e Parley per porre fine all’inquinamento degli oceani.

UltraBOOST Uncaged Parley è creata usando nuove tecnologie, specificamente pensate per trasformare i rifiuti plastici marini in filati tecnici. La speciale tomaia in Primeknit è combinata con gli elementi distintivi di UltraBOOST per fornire una scarpa da running innovativa ma che non costringa a rinunciare alla performance.

La suola Stretchweb in gomma naturale Continental™, adatta a tutte le condizioni meteo, lavora con l’intersuola in BOOST™ per un ritorno di energia senza paragoni. Il Torsion® system bar, anch’esso in materiali rinnovabili, supporta il movimento naturale del piede ad ogni passo.


adidas presenta UltraBOOST Uncaged Parley
Eric Liedtke, adidas Group Executive Board member, responsabile Global Brands, ha dichiarato: Questa è un’altra tappa del viaggio di adidas e Parley for the Oceans. Ma non ci fermeremo qui. Ora siamo focalizzati nel replicare su larga scala queste iniziative. Nel 2017 produrremo un milione di paia di scarpe usando la Parley Ocean Plastic e l’obiettivo finale è di eliminare la plastica vergine dalla nostra filiera.”

Il target 2017 di adidas farà si che almeno undici milioni di bottiglie recuperate nelle aree costiere dal Parley Global Clean-up Network e dalla operazioni “Remote Island Interception” vengano riciclate e riutilizzate in prodotti sportivi d’alta qualità. Questo piano è parte di un impegno più ampio del brand per aumentare l’utilizzo di materiali più sostenibili nei propri prodotti e rendere l’eco-innovazione un nuovo standard del settore attraverso l’implementazione della strategia A.I.R. (avoid, intercept, redesign) di Parley, che vuole porre fine, nel lungo periodo,  all’inquinamento marino dovuto alla plastica.

Nessuno può salvare l’oceano da solo ma ognuno di noi può avere un suo ruolo nella soluzione” commenta Cyrill Gutsch, fondatore di Parley for the Oceans. “È nelle mani delle imprese creative reinventare materiali, prodotti e modelli di business. Il consumatore può spingere la domanda di cambiamento ma è compito dei leader eco-innovativi, come adidas, di trasformare in realtà il cambiamento. Con questo prodotto dimostriamo ciò che è possibile, quella realizzata è più di una scarpa, è una bandiera, un invito a unirsi al nostro movimento.”

Nei mesi scorsi adidas ha celebrato il “World Oceans Day” lanciando la prima scarpa da running in partnership con Parley for the Oceans. Con solamente 50 paia disponibili in tutto il mondo, agli utenti di Instagram è stata data la possibilità di aggiudicarsi un pezzo di storia dell’abbigliamento sportivo aumentando la consapevolezza riguardo alla causa: è stato chiesto di caricare un video in cui mostrare la messa in pratica della strategia A.I.R. di Parley e l’impegno ad evitare l’utilizzo di plastica non riciclata.

UltraBOOST Uncaged Parley sarà disponibile su adidas.com e nei negozi adidas da metà novembre ad un prezzo consigliato di €200. Per maggiori informazioni sul lancio è possibile registrarsi su
adidas.com/parley.