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XX Maratona di Roma
Venticinque, come le maratone portate a termine. Nove, come le volte che ho tagliato il traguardo nella città eterna e quarantotto, come i qurantotto maledetti secondi che da domenica mi separano dal Muro, quello con la "emme" maiuscola.
Sveglia, colazione e dopo aver controllato, per l'ennesima volta, il contenuto dello zaino via in metropolitana destinazione "Circo Massimo". Il cielo, come previsto, non promette niente di buono e la conferma arriva appena uscito in superficie quando una leggera pioggia ci da il benvenuto.
Sono passate da poco le sette e Via San Gregorio è praticamente deserta. Ancora pochi i partecipanti e soprattutto nessun TIR ad attenderci per la consegna degli zaini posizionati, invece, dove nelle passate edizioni era posta la "finish line". Cambio d'abito, consegna borsa e di nuovo sotto il Colosseo per l'appuntamento con Giancarlo, Gianluca, Mauro e il non pervenuto Alessandro.
Quattro chiacchere, un paio di foto e dopo aver salutato anche Marco venuto appositamente per noi, ci si avvia, destinazione "Area partenza B", nonostante le proteste di Giancarlo ("è troppo presto", "manca mezz'ora", "che facciamo una volta li").
Solita snervante attesa, almeno un paio di acquazzoni "tipo caraibi" e poco prima delle nove, inzuppati a dovere e accompagnati dalle note di "The Final Countdown" degli Europe si parte. 
I pacer sono davanti ma al momento non mi preoccupo, un occhio alla strada e uno al Garmin e per una volta il passo è quello desiderato già dalle prime battute.
Teatro di Marcello, Circo Massimo, Piramide, Stazione Ostiense (novità 2014) con il Ponte Settimia Spizzichino, S.Paolo e al sesto, in 25' e spiccioli. Come da manuale. Lungotevere dei Papareschi, Testaccio, Via Marmorata, Lungotevere dei Tebaldi e il passaggio al quindicesimo sotto i sessantaquattro minuti. Sto bene, non piove e addirittura un tiepido sole ci sta accompagnando, ormai, da diversi chilometri. Riesco persino a godermi il panorama apprezzando anche le modifiche apportate in questa prima parte del percorso. I pacer continuano a precedermi ma, dopo aver acquisito un discreto margine, la distanza che ci separa tende ad assottigliarsi. Cento metri, forse meno e, tempo qualche chilometro, li aggancio. Ponte Cavour dove attraversiamo per la terza volta il Tevere,
XX Maratona di Roma
Via della Traspontina e, una volta girato l'angolo, Via della Concilizione con il Cupolone che ti appare all'improvviso nella sua immensità. Via Cola di Rienzo, Viale Giulio Cesare e Via della Giuliana dove, sul tappeto Tds della mezza, transito assieme al gruppo dei palloncini gialli, agganciati da qualche minuto, una trentina di secondi sotto i novanta. Il cielo è tornato ad essere minaccioso e anche il vento ci mette del suo. Ventidue, ventitre, l'Olimpico al venticinquesimo e, poco prima di attraversare nuovamente il fiume sul Ponte Duca d'Aosta ricomincia a piovere copiosamente. Provo anche a prendere l'iniziativa, cercando di abbandonare la simpatica compagnia, ma le raffiche di vento mi fanno immediatamente rinsavire. Lungotevere dell'Acqua Acetosa e la parte più dura del percorso introdotta un paio di anni fa. Una leggera pendenza prima e una decisa salita dopo che porta, una volta "scollinato" al ventinovesimo, al vecchio villaggio olimpico con le vie dedicate ai paesi di tutto il mondo. Una sorta di spartiacque. Superare indenni questa asperità senza pagare dazio significa, viste le mie precedenti esperienze, avere buone possibilità di portare a casa il risultato. Lunga un migliaio di metri sembra non avere mai fine ma stavolta l'epilogo è di tutt'altra natura con il Garmin che indica un incoraggiante quattro e ventidue.
Lungotevere delle Navi, Lungotevere Arnaldo da Brescia, sottopasso di Ripetta, il vento ora, come ci aveva preannunciato Giancarlo, è contrario ma in gruppo non infastidisce più di tanto. Ne ho ancora e mentre mi accingo a godermi lo spettacolo dei chilometri che il mondo ci invidia e tempo di cominciare a fare un po' di calcoli. A naso ci siamo e anche con margine. Ara Pacis, Piazza Navona, Largo di Torre Argentina, Piazza Venezia e la lunghissima Via del Corso, il passo non è più brillante e già da qualche centinaio di metri ho perso contatto con gli angeli custodi. Ma non me ne curo più di tanto, forte di un calcolo che, alla luce dei fatti, si rileverà errato. Cinque, sei secondi lasciati per strada e la stanchezza che comincia a farsi sentire.Piazza del Popolo, Piazza di Spagna e la sensazione, nonostante quanto visualizzato dal Garmin, che la benzina possa finire da un momento all'altro. Quarantesimo e l'ultima asperità da trecentoquarantasette metri del "Traforo Umberto I" che pongono fine ai sogni di gloria.
XX Maratona di Roma
Sono stanco e la salita lascia il segno. Non riesco più a spingere e il tunnel sembra non avere mai fine. Ormai qualsiasi calcolo è inutile. Tocca stringere i denti.
Poco più di mille metri da fare con quel che rimane delle ultime maltodestrine ingerite al trentacinquesimo. Via Mialno, Via Nazionale, Piazza Venezia e finalmente la sagoma della finish line che prende forma.
Duecento, cento, cinquanta metri e la certezza di aver fallito l'obiettivo una volta messo a fuoco il diplay TDS: tre-zero-zero e spiccioli.
Deluso ? Certo. Mentirei se dicessi il contrario. Eppure, a mente fredda, mi rendo conto di aver portato a casa una grande maratona su un percorso, nonostante le modifiche, sempre difficile e con condizioni climatiche non ideali. Il muro è ancora in piedi e forse, vista anche l'età, comincio a pensare che non cadrà mai. Ma io insisto e continuo a scegliere le gare in funzione della bellezza della città che le ospita e se questo vorrà dire non provare mai la soddisfazione di un "under3hours", poco male.
Me ne farò una ragione.
milanocitymarathon 03 Dieci anni dopo ricordo ancora l'emozione di quel giorno in attesa dello start. Una sfida che mi ero ripromesso di affrontare e vincere. E non posso evitare di pensare anche alla dose di incoscienza con cui mi ero presentato in via Vittor Pisani la mattina della gara. 

Abbigliamento sbagliato, scarpe sbagliate, preparazione sbagliata. Ingredienti per una sicura disfatta. E bisogna avere anche del coraggio per chiamare preparazione quel numero casuale di chilometri messi in archivio nelle sedici settimane canoniche, comprensive di una settimana di ferie, ovviamente a settembre, nel posto meno indicato per correre (a meno di decidere di trasformarsi in criceto) e di un week-end a Monaco in occasione dell'Oktoberfest. 

Il rito dell'expo, il pettorale con il nome stampato sotto il numero, la maglia tecnica realizzata dallo sponsor adidas con i colori della Gazzetta. E poi il giorno della gara la sveglia all'alba, il treno da prendere quando ancora è buio, l'attesa del via nel piazzale della Stazione Centrale.

E una volta dentro la gabbia, avere anche la sfrontatezza di decidere, con in dote i pochi riferimenti dell'unico lungo corso a quattro settimane della gara, a quale gruppo di pacer incollarmi.
milanocitymarathon 03
Nove e trenta e si parte. Vittor Pisani, Piazza della Repubblica e finalmente il gruppo che si sgrana, cinque, dieci chilometri, il passaggio all'interno della vecchia Fiera di Milano, il Castello Sforzesco. La mezza in un'ora e cinquanta, il trentesimo, la stanchezza che comincia a farsi sentire e i cartelli che ricordano il lento passare dei chilometri.
Il trentacinquesimo, Porta Venezia e gli ultimi due chilometri da fare aggrappandosi alle ultime energie rimaste. Piazza San Babila e finalmente il traguardo in Piazza del Duomo con il cronometro a indicare due minuti abbondanti sotto a quanto auspicato alla partenza.

Due ore dopo non riuscivo a nemmeno a fare i gradini che portavano in metropolitana ma che soddisfazione sapere di avercela fatta ed essere diventato "FINISHER".
28° venicemarathon Anche questa è andata.... male. Capita e a me, negli ultimi anni, abbastanza spesso.
Domenica, sei e un quarto, un ultimo controllo al contenuto dello zaino e si parte. Una passeggiata di una
quindicina di minuti e sono di nuovo al Tronchetto in attesa della navetta che mi porterà per la quinta volta
davanti a Villa Pisani. Quattro chiacchere con i "compagni" di viaggio e, apparentemente, in un attimo veniamo scaricati a destinazione.
28° venicemarathon
Solite cose da runner in attesa dell'apertura delle gabbie (o Corral che fa più internazionale) e una volta
entrato in quella di appartennenza non resta che attendere per tornare ad essere protagonisti. Nove e venticinque le handbike e, un paio di minuti dopo le nove e trenta, si parte. Il clima è mite ma umido da paura e la scelta di indossare la canotta si rivela la più corretta. Velocità di crociera impostata a quattro e quindici lasciandomi, per una volta, guidare dai pace che quest'anno sembrano regolarissimi. Al quinto in ventuno, al decimo in quarantadue e spiccioli, alla mezza una manciata di secondi sotto i novanta. Come da manuale. Superato il lungo sottopasso della ferrovia si comincia a fare sul serio. O meglio si dovrebbe. Venticinque, ventisei, ventisette. Sento la stanchezza, mi sembra di rallentare, ma il Garmin mi dice il contrario. Parco San Giuliano e il suo soprapasso pedonale mi da la prima avvisaglia. Tocca mollare un attimo. Il cavalcavia di accesso a freedom bridge la mazzata finale. Ma ne ho ancora. E ad occhio potrei anche finire con un tempo di tutto rispetto simile a quello della Maratona della Città Eterna.
28° venicemarathon
Trentaquattro, trentacinque, basta. Mi arrabbio con me stesso pensando a quattro mesi buttati via e decido di fare il turista. E un attimo. Neanche il tempo di farlo che già me ne sono pentito ma oramai è tardi. Una volta smesso di correre il danno è fatto. Piazzale Roma, Le Zattere, Fondamenta dei Gesuiti, Punta della Dogana e una volta attraversato il Canal Grande, il passaggio in Piazza San Marco e gli ultimi mille metri in uno degli scenari più belli al mondo.
Dura. Davvero dura.
'Sti due maledetti secondi (al chilometro) comincio a pensare che non verranno più limati.  Dovrò farmene una ragione anche se questo non vuol certo dire alzare bandiera bianca.
Ci si riprova alla prossima. 
milanomarathon 2013
Tredicesima edizione della maratona di casa e prima di una serie di "domeniche a spasso". Difficile rinunciare ad una così ghiotta occasione: padroni della città per una intera mattinata. E chisseneimporta se in ventun giorni mi sono già messo alle spalle un'altra quarantadue e una mezza tiratissima. Sveglia, colazione e, in ritardo come sempre, in macchina direzione stazione per prendere il passante direzione Rho-Fiera dove è prevista la partenza della gara. E con le previsioni che da giorni indicano (nuovamente) che si tratterà di gara bagnata scoprire che, nonostante il cielo plumbeo, l'asfalto è ancora completamente asciutto rinfranca.
Prima delle otto in fiera e una dopo una "passeggiata" di migliaio di metri tra le due file di padiglioni in fase d'allestimento per l'imminente salone del mobile, tutti nel grosso parcheggio coperto adibito a spogliatoio. Solita farsa del riscaldamento e alle nove in gabbia in attesa dello start previsto per le nove e ventidue (?!?).
milanomarathon 2013
Una trentina di chilometri al seguito dei pace dai palloncini verdi e poi quello che arriva si prende. Per questa parte di stagione ho già dato. Inutile sperare, o peggio, illudersi nell'impossibile. Arrivare senza strafare e portare a casa la ventitreesima medaglia.Nove e ventidue e allo sparo del cannone del Reggimento Artiglieria a Cavallo "Voloire" si parte.  Pero, Figino, via Novara e intorno all'ottavo chilometro si entra in città. Al decimo, prima di raggiungere S.Siro, in quarantadue e spiccioli, Piazzale Lotto, dove è previsto il primo cambio della staffetta, Lampugnano, la Montagnetta, e il lungo viale Alcide de Gasperi che ci porta al polo cittadino della Fiera. Piazza Damiano Chiesa e il primo passaggio in Corso Sempione, assaggio di quelli che saranno poi, gli ultimi interminabili tremila metri. L'Arena civica e il tappeto della mezza una trentina di secondi sotto i novanta, Bastioni di Porta Nuova e una volta in Piazza della Repubblica il "vai e torna" in via Vittor Pisani dove si trova il secondo cambio della staffetta. Bastioni di porta Venezia con i suoi giardini e di nuovo un "vai e torna" una volta imboccato viale Majno dove comincio a perdere contatto con il nutrito gruppo a seguito dei pace. Corso di Porta venezia, San Babila, il Duomo, la Scala, dove è posizionato il tappeto del trentesimo (ancora in media), e il passaggio, dopo un migliaio di metri, in largo Cairoli dove salutare la milanomarathon 2013moglie e poter buttare un occhio sul gonfiabile da attraversare (forse) una cinquantina di minuti dopo. Trentadue, trentatre, dove è posizionato l'ultimo cambio della staffetta, e il passo dei primi due terzi di gara comincia a diventare un lontano ricordo. Stringo i denti ma non c'è niente da fare. Consapevole che è inutile insistere cerco comunque di limitare i danni alzando ancora di più il ritmo e non disdegnando, in due o tre occasioni, qualche decina di metri al passo per rifiatare. Trentasei, trentasette, il Vigorelli al trentotto e poi di nuovo Corso Sempione dove comincio a fare gli inevitabili calcoli sull'ipotetico risultato finale. L'Arena, viale Gladio e, finalmente, la sagoma inconfondibile del Castello Sforzesco.
Ultime energie da estrarre dal cilindro e in fondo al viale il display TDS che scandisce i secondi.
Under 190. Soddisfatto e anche tanto.
XIX Maratona di Roma
E siamo a otto. Inutile negarlo, questa gara io l'adoro. Anche se tocca riconoscere che il mio è più un rapporto di amore e odio. Amore perchè in nessun'altra città è possibile, come recita lo slogan, correre attraverso la storia e odio perchè è altrettanto vero che, in nessun'altra città, è possibile calpestare così tanti sanpietrini da arrivare ad odiarli. Senza dimenticare poi, tutte le "asperità" che la città dei sette colli ti può regalare perchè, quando arrivi a correre più di tre ore, anche salire su un marciapiede può diventare una piccola impresa. Soliti collaudati riti che si ripetono da anni con il sabato dedicato al viaggio per raggiungere la capitale, un primo carico di carboidrati (leggi amatriciana), il disbrigo della pratica "pettorale" al Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi dell'EUR e a seguire "rabboco" del serbatoio nel tradizionale appuntamento a "Testaccio" dove poter incontrare vecchi amici e conoscerne di nuovi.
Domenica ore 7.30 metropolitana B fermata "Circo Massimo", cambio d'abito, deposito borsa e con abbondante anticipo sotto l'Arco di Costantino in attesa di Giancarlo e Alberto con cui condividere, una volta entrati in "gabbia", la solita e snervante attesa dello start che contrariamente passa in un niente.
Nove e trenta e si torna, nuovamente protagonisti. Le condizioni per far bene ci sono tutte. La giornata è coperta, non piove e la temperatura è decisamente sotto la media. Tocca provarci anche se, per la prima volta, sono davvero consapevole di non essere al meglio nonostante la buona preparazione svolta nelle ultime sedici settimane. Due sole parole: troppo stanco. Partenza tranquilla "da maratona", un occhio alla strada e l'altro al Garmin cercando di non farmi trasportare dall'entusiasmo e dal ritmo degli altri. Difficile trattenersi, i tre giorni di riposo hanno sortito l'effetto sperato e le gambe hanno voglia di spingere, di seguire i pace che, secondo me, stanno impostando un ritmo un tantino troppo veloce. E come se non bastasse, ma questo succede sempre più spesso, il passo visualizzato dal Garmin non è di grande aiuto perchè non trova conferma al passaggio dei cartelli chilometrici. Piramide, San Paolo, Testaccio, Via Marmorata, Lungotevere dei Vallata, in perfetta media. Ponte Cavour dove attraversiamo per la terza volta il Tevere. Via Cola di Rienzo, Viale Giulio Cesare. Alla mezza, in viale Papa, nove secondi sotto i novanta minuti. Perfetto, anche troppo. L'Olimpico, il Ponte Duca d'Aosta e una volta riattraversato nuovamente il fiume, via per la variante di percorso inaugurata nella passata edizione. Venticinque, ventisei e, al termine di una lunga salita (se ne sentiva davvero il bisogno), il chilometro ventisette dove, finalmente, si "scollina". In pratica il colpo di grazia. Il passo non è più lo stesso ma io resisto. Ne ho ancora. Non riesco a tenere gli stessi ritmi, ma ne ho. Il villaggio olimpico con le vie dedicate ai paesi di tutto il mondo, Via Del Vignola e nuovamente sul lungotevere dove spesso, almeno per quel che mi riguarda, comincia il calvario. Il passo è una ventina di secondi sopra la media e, nonostante il vento contrario diventato davvero fastidioso, insisto. Camminare è un verbo, almeno per oggi, non contemplato. Lungotevere delle Navi, Lungotevere Arnaldo da  Brescia, sottopasso di Ripetta, e finalmente, al trentaquattresimo, cominciano i chilometri che tutti ci invidiano.
Ara Pacis, Piazza Navona, Largo di Torre Argentina, Via del Corso, Piazza del Popolo, Piazza di SpagnaFontana di Trevi. E una volta tornati a Piazza Venezia gli ultimi duemila e cinquecento metri.I più XIX Maratona di Romaduri. Con le salitelle del Campidoglio e del Circo Massimo.
Quelle che, affrontate subito dopo la partenza, neanche ti accorgi di fare e che ora, invece, ti sembrano paragonabili a quelle che hanno reso famose le Dolomiti. E una volta imboccato via San Gregorio l'ultima asperità. Quella che maledici con tutto il fiato che ti è rimasto in gola, prima di goderti gli ultimi interminabili metri sotto l'ombra del Colosseo con il display TDS che, nonostante tutto, ti dice che stai per terminare la tua ventiduesima maratona una manciata di secondi sopra i 184'.
Apparentemente dovrei essere deluso invece, per come sono arrivato all'appuntamento con la città eterna, è come se avessi centrato il personale. Ci ho provato, come sempre, ma stavolta sono consapevole di aver realizzato quanto di meglio si potesse fare.
Cosa altro dire?  Arrivederci all'edizione 2014. La numero XX.
firenze marathon
Me lo sono chiesto spesso, anzi spessissimo, negli ultimi 10 chilometri. Perchè insistere in una sorta di supplizio quando è solo la testa a voler attraversare, in Santa Croce, la tanto agognata linea, quella che sancisce la fine dei quarantadue chilometri e centonovantacinque metri della FirenzeMarathon? Eppure le premesse per fare bene c'erano tutte. Una quindicina di gradi, coperto, pioggia e vento non pervenuti, e soprattutto  una mezza, quella di Busto, portata brillantemente a casa con un tempo di tutto rispetto. Senza l'assillo di cercare il personale a tutti i costi decido, comunque, di provare a tenere i 4e15 rimandando la decisone sul tipo di gara da interpretare solo al termine del parco delle Cascine. Sulle ali dell'entusiasmo la partenza, grazie anche al grande viale e soprattutto alla posizione conquistata in griglia, non potrebbe essere migliore con il ritmo gara già impostato dopo pochi metri. Ritmo addirittura un "tantino" troppo veloce. Giusto una rapida occhiata a chi mi segue ed è un attimo decidere di approfittare (nuovamente) del comodo servizio offerto dagli angeli dal palloncino giallo. E una volta demandato ad altri la preoccupazione di controllare il Garmin non resta che godersi la gara. Almeno finchè è durata. In perfetta media al quinto, già al decimo tocca pagare dazio per la solita sosta "idraulica". Altri secondi lasciati per strada all'uscita del parco e la consapevolezza che quella che sto correndo non sarà di sicuro una maratona da ricordare. Nuovo piano di "battaglia" e ritmo sui 4e20 con un passaggio alla mezza in linea con la maratona di Venezia. Ventidue, ventitre e la voglia di soffrire comincia a venir meno. Il ritmo si alza (o si abbassa, come dir si voglia) e di fatto la mia gara, dal punto di vista delle gambe, finisce lì, in via Aretina. firenze marathonE con la cupola del Brunelleschi che pare di poter toccare, la tentazione di tirar dritto, ponendo fine ad un'inutile sofferenza, debbo confessare
di averla avuta. Ventiquattro, venticinque e i chilometri che si susseguono ancora più "lenti" del solito. Campo di Marte, il centro sportivo con lo stadio Artemio Franchi e il campo da baseball dove tocca prendesi una pausa per lo "spirito". Viale De Amicis e il cavalcavia dell'Affrico unica "asperità" del percorso. Trentadue, trentatre, trentaquattro e finalmente si rientra nel salotto buono della città, quello che da solo vale il prezzo del biglietto. Il Batttistero, Via Calimana, firenze marathonPiazza della Repubblica, Borgo Ognissanti dove sono costretto nuovamente a rifiatare. Lungarno Vespucci, Lungarno Corsini, Ponte Santa Trinità, Ponte Vecchio, Piazza della Signoria e finalmente il Duomo dove un cartello, con il "40" in bella vista, ricorda che ormai il più è fatto. Via del Proconsolo, Via Ghibellina (che pare essere la via più lunga del mondo), Viale Della Giovine Italia, Lungarno Della Zecca Vecchia e finalmente il tanto sospirato tappeto blu a coprire gli ultimi metri che pongono la parola  "fine" a poco più di duecento minuti di (e questa volta è il caso di dirlo) vana fatica.
27° venicemarathonIn questi nove anni di onorata "carriera", condizioni climatiche così avverse, non avevo ancora avuto modo di sperimentarle. A parer mio, Mezza di Monza 2011 e Milanocitymarathon 2012, rientravano già abbondantemente nella categoria "il peggio che possa capitare". Evidentemente sbagliavo e anche di grosso.

Le previsioni, da giorni, parlavano chiaro: freddo, pioggia, vento e, ciliegina sulla torta, acqua alta a San Marco. Eppure la speranza, o forse sarebbe più corretto dire l'illusione, di un possibile errore faticava a lasciare posto alla realtà. Otto e quaranta, nove, nove e dieci, l'ora dello start sempre più vicina e, come un tarlo, un solo pensiero; il muro nel bel mezzo di "freedom bridge" meglio conosciuto come "Ponte della Libertà" con i suoi tremila e ottocentocinquanta interminabili metri.

Nove e quindici e, in anticipo rispetto al programma, si torna ad essere protagonisti. Talmente in anticipo che, al momento dello start, tra noi e quelli della prima "linea" c'è ancora lo stesso centinaio di metri che ci divideva al momento dell'apertura delle gabbie. Ma ormai il "danno" è fatto e cercare di forzare l'andatura per raggiungere nel minor tempo possibile il gruppo dei pacee  potrebbe, alla lunga, rivelarsi controproducente. La solita sosta "idraulica" poi, peggiora le cose e la distanza dal gruppo raddoppia. Archiviata, quindi, la possibilità di correre coperto, tocca rassegnarsi all'ennesima corsa in solitaria.

Ventun minuti al quinto, 43' al decimo e appena sotto i 65' al quindicesimo come da tabella. E se il ritmo è da personale, la testa, sempre intenta a rimuginare sul peggiore degli incubi, no. Lasciato l'abitato di Oriago e reimpostato il "navigatore" su "valori" più consoni (4' e 30") affronto la parte meno "interessante" del percorso equamente divisa tra la campagna e la zona industriale di Porto Marghera.
27° venicemarathon

Ed è a ridosso del diciannovesimo che la bora ci offre un piccolo assaggio di quello che, una sessantina di minuti dopo, ci regalerà sulla lunga striscia di asfalto che collega Venezia alla terraferma.

Entrati in Marghera, invece, la sensazione di disagio causata dal vento diminuisce e una volta superato il lungo sottopasso della ferrovia sembra di correre un'altra gara.

Suggestivo poi, come sempre, il passaggio nel salotto buono di Mestre. Ventisette, ventotto, ventinove ed ecco Parco San Giuliano dove il vento torna prepotentemente protagonista costringendomi ad adeguare nuovamente il ritmo. Trentaduesimo chiuso in centoquaranta minuti e la netta sensazione di avercene ancora, tanto da ipotizzare, con una discreta dose di sfacciataggine, un ipotetico under 185' miseramente accantonato appena imboccato il Ponte della Libertà. Tremilaeottocentometri di pura follia con la bora proveniente da nord-est talmente forte che in alcuni punti diventa quasi impossibile avanzare. Tocca resistere. Questa volta mollare è un'ipotesi non contemplata. E poi Venezia non è poi così lontana. È li davanti, Sembra quasi poterla toccare.

Trentacinque, trentasei, trentasette e finalmente il cavalcavia di Piazzale Roma ultima "asperità" prima dei quattordici ponti che caratterizzano l'atto finale della Venicemarathon.
27° venicemarathon
Le Zattere, dove dei 120 cm della marea prevista per le dieci non rimane che qualche pozzanghera, Fondamenta dei Gesuiti, Punta della Dogana e una volta attraversato il Canal Grande, gli ultimi mille metri in uno degli scenari più belli al mondo.

Centonovanta minuti che difficilmente potrò mai dimenticare e, una volta indossata la medaglia, la stessa felicità di un bambino davanti all'albero la mattina di Natale.
milano marathon 2012Previsioni meteo rispettate alla lettera e al suono della sveglia posso tranquillamente risparmiarmi la fatica di buttare uno sguardo fuori dalla finestra. Il rumore delle gocce di pioggia sulle tapparelle spegne anche quell'ultima tenue speranza di poter continuare la striscia positiva. Stavolta mi tocca: gara bagnata.
Colazione, vestizione e, come al solito, di "corsa" in stazione per prendere al volo il treno che mi permetta di arrivare in tempo utile al nuovo padiglione della Fiera di Rho. Cambio d'abito, deposito borsa e, viste le condizioni meteo, di nuovo al coperto in attesa di trovare il coraggio per abbozzare un qualcosa che, tanto per cambiare, si possa avere la sfrontatezza di chiamare riscaldamento.
Ore nove in strada e dopo una decina di minuti, una volta entrato nel "corral" di appartenenza, passo il restante tempo, alla disperata ricerca di una posizione più vicina possibile alla linea di partenza.
Nove e ventidue si parte. La pioggia non molla la presa ma, grazie al cappellino, ancora non mi accorgo della sua ingombrante presenza, le gambe girano a mille e una volta impostata la velocità di crociera non faccio fatica a mantenere il ritmo.
Pero, Figino, via Novara e intorno all'ottavo chilometro si entra in città. Al decimo, prima di raggiungere S.Siro, in quarantadue e spiccioli, Piazzale Lotto, dove è previsto il primo cambio della staffetta, Lampugnano, la Montagnetta e, una volta imboccata via Gallarate, di "corsa" direzione centro.
milano marathon 2012Piazza Damiano Chiesa e l'incrocio con quelli che, da lì ad un'ora e mezza, saranno gli ultimi interminabili tremilametri. Corso Sempione, l'Arena e il gonfiabile della mezza varcato una cinquantina di secondi sotto i novanta. Bastioni di Porta Volta, Piazza della Repubblica e Porta Venezia, dove è previsto il secondo cambio della "relay", prima della svolta in Corso Venezia per i quattro chilometri nel salotto buono della città, quelli dove Milano può mostrare il meglio di se: Via Montenapoleone, Piazza della Scala, Corso Vittorio Emanuele, il Duomo, Piazza Fontana e di nuovo Corso Venezia. Davvero un peccato essere costretti a dedicare gran parte della propria attenzione al pavè bagnato rinunciando alla possibilità di godersi appieno il panorama offerto dal percoso. E una volta imboccato viale Maino, Piazza del Tricolore, Piazza Cinque Giornate, Porta Romana e il tentesimo in perfetta media. Non sembra nemmeno di avere corso un'altra maratona appena quattro settimane prima. Neanche il tempo di pensarlo e capisco che quello è un ritmo che difficilmente potrò tenere ancora a lungo. Scartata l'opzione "turista al pascolo", tocca stringere i denti cercando, ancora una volta, di limitare i danni. Porta Ticinese, la Darsena e diverse posizioni perse ma, a quanto pare, sono in buona compagnia.
milano marathon 2012Evidentemente non sono l'unico ad accusare la fatica. Al trentaquattresimo poi, appena superato il terzo cambio della "relay", vengo raggiunto e, naturalmente, superato anche dal gruppo al seguito dei palloncini gialli. Trentacinquesimo poco appena sopra le due ore e trenta e, ad occhio e croce, il "pb" relativo alla gara di casa, ancora possibile. Trentasette, trentotto, il Vigorelli e di nuovo Piazza Damiano Chiesa con il cartello numero "39" in bella vista. Corso Sempione, l'Arena e in fondo a Via Gadio l'inconfondibile sagoma del Castello Sforzesco. Ultimi millecentonovantacinque metri in "cinqueminutieundici" e un improbabile, almeno alla vigilia, under 183' finale.
Viste le premesse, io non ci avrei scommesso nemmeno una lira.
XVIII Maratona di Roma
... male. Dopo quattro mesi passati a macinare chilometri ero davvero convinto di riuscire a ripetere, anzi migliorare la prestazione dello scorso anno. Evidentemente, ancora una volta, devo aver fatto i conti senza l'oste. Deluso ? Ovviamente, inutile nasconderlo. In questi anni ho imparato che la maratona non regala niente ma comincio a pensare che, per quel che mi riguarda, per limare 'sti due maledetti secondi (al chilometro) mi tocca pure sperare di trovare la giornata "perfetta".
Solito collaudato programma con il sabato dedicato a raggiungere la capitale, visita dell'expo per sbrigare la pratica "pettorale" e serata dedicata al carico di carboidrati con il tradizionale appuntamento al "Cantinone" per rivedere vecchi amici e conoscerne di nuovi.
Domenica, ore otto, metropolitana "B" direzione "Circo Massimo". Classica procedura (cambio d'abito, deposito borsa, tappa idraulica) e ritrovo nei pressi dell'Arco di Costantino per un ultima foto di gruppo prima della "diaspora" con destinazione "gabbia di appartenenza". Solita snervante attesa e alle nove e zero tre si torna ad essere protagonisti.
Primi chilometri con il freno a mano tirato con un occhio alla strada e l'altro fisso sul display del Garmin incurante dei tanti che mi passano da tutte le parti. Quattro e quindici costante. Piramide, San Paolo, Testaccio, Via Marmorata, XVIII Maratona di RomaLungotevere dei Vallata, in perfetta media. Ponte Cavour, via della Conciliazione e davanti a noi, come diceva qualcuno, la santità del Cupolone. Sedici, diciotto, venti, alla mezza, preciso come un metronomo, appena sotto i novanta con il garmin che da diversi chilometri indica un passo che, a volergli credere, mi avrebbe dovuto far transitare al giro di boa con un margine di gran lunga superiore al minuto. Al ventiduesimo l'Olimpico e la novità del nuovo percorso. Ponte Duca d'Aosta e si cambia sponda ripassando nuovamente il fiume. Finalmente dopo anni ci viene risparmiato il Viale del Foro Italico, niente rampa d'accesso, niente più salita. Illuso. Di sicuro il nuovo tratto è più bello di un'anonima arteria stradale ma di certo non meno duro.
Sarà stata la stanchezza che cominciava a farsi sentire, saranno state le "visioni" dovute al carico di "amatriciana", "cacio e pepe" e "carbonara" della sera prima, sta di fatto che ad un certo punto la strada ha cominciato a salire, salire, salire per poi ridiscendere (dopo una salita c'è sempre una discesa ma da nessuna parte c'è scritto che il numero delle salite in una gara deve, a fronte di una modifica del percorso, essere costante) e portarci per le vie del villaggio olimpico prima di ritornare, intorno al 31°, sul lungotevere Flaminio.
XVIII Maratona di RomaUn primo chilometro sopra la media, un altro anche peggiore e la presa coscienza di non riuscire più a mantenere inalterata la distanza dai palloncini gialli che, da diversi chilometri, usavo come riferimento. La caccia al PB poteva dirsi conclusa. Inutile insistere. Remi in barca e gestione degli ultimi dieci chilometri cercando di concludere con un tempo, viste le aspettative, comunque dignitoso. Ara Pacis, Piazza Navona, Largo di Torre Argentina e il ristoro del 35°. Via del Corso, Piazza del Popolo, Piazza di Spagna e Fontana di Trevi. E una volta tornati in Piazza Venezia gli ultimi duemilacinquecento interminabili metri. I più duri. La salita del Campidoglio, quella del Circo Massimo e, dopo aver percorso via San Gregorio, quella del Colosseo prima fare affidamento alle ultime energie rimaste per percorrere Via dei Fori Imperiali tutto d'un fiato consapevole che, nonostante tutto, anche la diciottesima maratona sta per essere portata a termine.
Under 190'. Diciamo che va bene così.
FirenzeMarathon
E con questa siamo a quattro. Forse un po' troppe in soli dodici mesi ma con un ultimo lungo portato a casa senza troppa fatica e delle previsioni che promettevano bel tempo sarebbe stato davvero un peccato sprecare l'occasione di correre per la prima volta a Firenze.
Sbrigata poi la pratica treno-albergo-pettorale non mi è rimasto altro che partire. Pomeriggio del sabato dedicato all'expo e poi in centro ad incontrare vecchi amici prima della cena a base di carboidrati e proteine (leggi una fiorentina da otto etti).
Mattina sveglia ad un orario "umano" e dopo una ricca colazione a piedi sul Lungarno direzione Santa Croce.
Nove e diciannove e al colpo di pistola si parte. I larghi viali permettono, almeno per quel che miriguarda, di impostare fin da subito il ritmo desiderato e almeno per i primi chilometri riesco ad andare anche meglio di quanto potessi sperare. Fortezza da Basso, sottopasso della stazione e poco dopo il 5° si entra nel Parco delle Cascine. Una decina di chilometri avanti e indietro e al 15°, una volta usciti dal polmone verde, si passa l'Arno sul Ponte della Vittoria.FirenzeMarathon
La media c'è, la brillantezza meno. Da Lungarno deviazione sino a Porta Romana e di nuovo verso il fiume passando sotto "Palazzo Pitti". 
Cambio di riva e mezza maratona archiviata con una trentina di secondi di margine. Ma non è giornata. Meglio allora togliere il piede dall'acceleratore e godersi il resto della gara approfittando di una giornata di sole che ha ben poco da invidiare a quelle del mese di Marzo. Venticinque, trenta, trentacinque e finalmente l'ingresso nel centro storico. E come per quella di Roma gli ultimi chilometri valgono da soli il prezzo del "biglietto".
FirenzeMarathon
Il Battistero, piazza della Repubblica, il Ponte Vecchio, Piazza della Signoria, il Duomo e dopo gli ultimi interminabili 2000 metri, finalmente Santa Croce con il crono che indica qualche secondo sopra le tre ore e sedici.
Bella. O forse no. A due giorni dalla trasferta nel capoluogo toscano ancora non ho deciso se questa maratona mi è piaciuta davvero. E non riesco a spiegarmelo.
L'organizzazione, i volontari, i ristori, i chilometri finali da brivido, tutto perfetto.Eppure non riesco a decidermi. 
Non sarà che voglio trovare una scusa per riprovarci l'anno prossimo ?
26° Venicemarathon
Non è andata. Al 38° è toccato alzare bandiera bianca.
Sei e 30. Buio pesto, temperatura che potrebbe tranquillamente essere quella di una mattina di Novembre inoltrato, e agli occhi di quei pochi in strada per altri motivi lo strano spettacolo di questa sorta di processione. Donne e uomini di tutte le età, in abbigliamento sportivo, con una sacca blu a tracolla e tutti quanti diretti nel medesimo luogo: il Tronchetto, dove le navette, messe a disposizione dell'organizzazione, attendono per il trasporto a Stra.
Una quarantina di minuti e i bus ci scaricano a poca distanza dal luogo della partenza. Sosta sotto il tendone adibito a spogliatoio e poco dopo le otto pronto per l'appuntamento davanti a Villa Pisani per l'incontro con i "Blogtrotters" (in rigoroso ordine alfabetico) Alvin, Anita&Simone, Luca, Michele e Pasteo.
Quattro chiacchere e poi, con largo anticipo, assieme ad Alvin dentro la seconda gabbia in attesa della partenza. Nove e quindici le handbike e dopo pochi minuti si torna ad essere protagonisti.
Primi minuti dedicati ad evitare i più lenti e primo chilometri chiuso a 4' e 21" con i pacer dai palloncini azzurri
26° Venicemarathon
(3h) a portata di "mano". L'idea è di seguirli ma con un secondo chilometro a 4' e 8" è un attimo capire che continuare a seguire quelli che dovrebbero essere i nostri "angeli custodi", per quel che mi riguarda, potrebbe essere una tattica che non paga.
Senza il Garmin poi, misteriosamente scarico, tocca tornare all'antico facendo affidamento solo sulle senzazioni, su chi mi corre intorno e, soprattutto, al Polar che mi porto sempre dietro per ogni evenienza.
I chilometri si susseguono e, dopo una fase di assestamento, già dal quinto riesco a essere costante (e dopo 4 anni da garmin-dipendente chi se lo aspettava) inanellando una serie di parziali intorno ai 4' e 14" che mi portano alla mezza con un discreto bottino di secondi da poter eventualmente spendere nella seconda parte.
Marghera, Mestre, e una volta a Parco San Giuliano i tempi cominciano a dilatarsi. Non di tanto ma quanto basta per realizzare che difficilmente si può puntare al personale. Trentesimo a 4 e 21", poi 4' e 17", 4' e 25" e 4' e 19".
La stanchezza comincia a farsi sentire e il cavalcavia che ci porta sul ponte della Libertà è la mazzata finale. Metabolizzata la delusione non resta che continuare cercando comunque di portare a casa il risultato visto che il passo, nonostante il vento (ovviamente) contrario, è ancora soddisfacente.
Piazzale Roma, Santa Marta e al 38° non ne ho davvero più. Crisi vera. Al pascolo sino al 39° (8'05"/km) e dopo un po' di Gatorade, alla vista del primo dei 14 ponti, raccolgo le ultime energie e riparto per gli ultimi e faticosissimi chilometri.
Arrivati alla Dogana, il Canal Grande e poi, dopo un centinaio di metri, Piazza San Marco da percorrere tra due ali di folla. Ultimi sei ponti e ultimi mille metri. Non mi resta che trattenere il fiato per cinque interminabili minuti prima di poter ricevere una meritatissima medaglia.
Per la cronaca, poco meno di undicimila e trecento secondi di pura fatica.
milano marathon 2011
C'ho provato ma non è andata. Del resto correre con temperature che ad Aprile difficilmente si registrano è veramente difficile. Più fa caldo e più bevo. Più bevo e meno corro. Tutto qui. Nonostante, come da tradizione, essere arrivato ai nuovi padiglioni della fiera di Rho appena in tempo per depositare la borsa riesco comunque a guadagnare una posizione non troppo distante dei pace delle tre ore.

milano marathon 2011Rassicurati dallo speaker che le previsioni danno solo 24° come temperatura massima (in realtà saranno 27°), nove e venti, colpo di cannone e si parte. Regolare nel passo seguo i pace a debita distanza per una quindicina di chilometri quando, anche se il passo tiene, capisco che non è giornata.

Al diciottesimo vengo sorpassato da Kikko (difficile non riconoscerlo dall'altezza e dalla canotta della sua società) e provo a seguirlo.

milano marathon 2011Tempo un paio di chilometri e tocca abbandonare la sua compagnia e abbassare il ritmo. La mezza appena sopra i 90' e poi sino al 30° viaggio intorno ai 4' e 30" quando decido che è giunto il momento di fare il turista.

Inutile insistere. Nove chilometri fatti in qualche maniera e poi ultimi 3 in poco più di 15' giusto per finire
qualche minuto sotto le tre ore e mezza.
Quindicesima maratona: archiviata
XVII maratona di roma
Chilometro trentasette e il secondo obiettivo, quello più ambizionso, deve essere riposto nel cassetto. Ma non è certo questo il giorno per accampare scuse e rinunciare anche al primo. Quello che può finalmente dare un dolce significato a questa sesta trasferta romana.
Di sicuro non così vicino alla "finish line". E soprattutto non dopo aver passato le ultime sedici settimane a macinare più di mille chilometri per arrivare tirato a lucido e correre nella migliore condizione possibile.

Decisamente troppe le sei maratone consecutive portate a termine solo per puntiglio, dopo essere stato costretto ad abbandonare qualsiasi tipo di velleità poco dopo le due ore di gara.XVII maratona di roma
Preparazioni spesso basate più sulla quantità che sulla qualità e difficoltà a digerire certi tipi di lavori (leggi ripetute) sono ingredienti che mal si sposano con il "sogno" inseguito dal dicembre 2007.

Evidentemente qualcosa deve essere cambiato. O forse, semplicemente, mi sono stufato di dover giustificare i miei "muri" a colleghi che hanno un'unica e impellente necessità: scoprire la posizione con cui mi sono classificato.
Sabato interamente dedicato al viaggio per raggiungere la capitale, alla visita dell'expo per sbrigare la pratica pettorale ma soprattutto alla pappa con il tradizionale appuntamento al "Cantinone". Immancabile occasione per rivedere vecchi amici e per conoscerne di nuovi.

Pieno di carboidrati, foto di rito e a nanna presto (si fa per dire) in attesa del grande giorno.
XVII maratona di romaDubbi tanti, certezze veramente poche con lo "spettro"  di un ennesima passeggiata per il centro storico da non escludere a priori.
Nove e zero-otto, le note di "the final countdown" e finalmente lo start. Si diventa protagonisti.

La partenza è buona e i primi chilometri, quelli che di solito non azzecco mai, non sono troppo lontani dal passo gara.
I pace, stavolta, sono dietro e quindi tocca fare da solo cercando di non farsi prendere dall'euforia.

Ostiense, Piramide, San Paolo, Testaccio, Via Marmorata, Lungotevere dei Vallata, in perfetta media. I pace, che evidentemente non erano distanti, finalmente mi passano e io mi accodo cercando di capire se posso contare sul loro aiuto.

Piazza Cavour, via della Conciliazione e davanti a noi l'imponenza della basilica di San Pietro. Pochi chilometri e di nuovo ad affiancare il fiume su Lungotevere della Vittoria passando alla mezza una manciata di secondi sotto i novanta minuti.
XVII maratona di romaVenticinquesimo chilometro su Viale del Foro Italico, la moschea al ventisettesimo e nuovamente lungo al fiume, Lungotevere Flaminio, dalla parte opposta.

Sottopasso all'altezza del Lungotevere Arnaldo da Brescia, e una volta arrivati all'Ara Pacis, otto chilometri da togliere il fiato per le bellezze che solo una città come Roma può regalare.

Piazza Navona, Largo di Torre Argentina, Piazza Venezia, Via del Corso e in fondo Piazza del Popolo con il gonfiabile ad indicare gli ultimi cinquemila faticossissimi metri.
La spia della benzina che indica "riserva" impone di alzare il piede dall'accelleratore, ma di fermarsi, questa volta, non se ne parla nemmeno: c'è un nuovo personale da conquistare.
Piazza di Spagna, Fontana di Trevi e nuovamente in Piazza Venezia davanti all'Altare della Patria.

XVII maratona di romaUltimi due chilometri e mezzo. Per quel che mi riguarda i più duri. Le stesse salite affrontate nei primi minuti di gara con il "freno a mano" tirato ora sembrano valichi insormontabili e in questo tratto il passo è prossimo ai 5'/km. Via San Gregorio, quanrantunesimo e ultima "asperità". Tre, quattrocento metri prima dello "scollinamento" intorno al Colosseo e poi finalmente l'arrivo. Ultime energie da bruciare per limare altri secondi e finalmente il cartello che indica gli ultimi centonovantacinque interminabili metri da fare in apnea con lo sguardo fisso sul display TDS a cercare conferma di quanto sta accadendo. 

Braccia alzate e Garmin "stoppato" una manciata di secondi oltre i centottantuno minuti.
Personale in tasca e la consapevolezza che, se riesco a prepararmi bene, l'appuntamento con il Muro è solamente rimandato.
25 venicemarathon
Tre ore, sette minuti e rotti per portare a termine la tredicesima maratona in sette anni. Lontano dalle ambizioni della vigilia ma, una volta metabolizzata la delusione, comunque soddisfatto per essere sceso, dopo un bel po', nuovamente sotto i 190 minuti. 

25 venicemarathonEppure le premesse per ben figurare c'erano tutte. Lunghi già a partire da agosto, ripetute corte, ripetute lunghe, nuovo personale sulla mezza abbassato di quasi due minuti, il lunghissimo da 36 senza particolari problemi a soli sette giorni da Monza, la DJTen sotto i 38'. Niente. Anche stavolta, il sogno, è svanito sul ponte della Libertà. Pazienza. 

La maratona non regala niente. Evidentemente devo migliorare ancora un po' nella qualità della preparazione. O forse devo semplicemente puntare ad un obiettivo un po' meno ambizioso.Intanto torno a casa con il ricordo di due fantastici giorni passati in laguna. 

25 venicemarathonCon il sabato dedicato a girare per le calli e la scoperta di fantastici scorci che, limitandomi a viaggiare in vaporetto, non avrei mai avuto la possibilità di vedere. Con l'appuntamento della mattina dove, oltre ad aver rivisto i "blogtrotters" conosciuti nella precedente trasferta romana, ho avuto il piacere di conoscerne di nuovi e poter finalmente associare dei volti ad  "anonimi" nickname.

E poi il piacere di poter correre in mezzo ad un pubblico festante ai bordi della strada ad incitare tutti e settemila runner impegnati nella loro fatica devo dire che, come recita una famosa pubblicità, non ha prezzo.
Se accadesse da noi si griderebbe indubbiamente al miracolo.
milanocitymarathon 2010
Andata. La mia dodicesima maratona è archiviata. Non proprio come speravo, niente PB, ma visto il clima e come ci sono arrivato, sono molto soddisfatto del risultato. Vigilia con sole, cielo terso e temperatura oltre i 20°.
Domenica invece, è come aver riportato il calendario indietro di almeno un mese, freddo, vento e prima dello start anche un cielo nero che non prometteva niente di buono. La partenza, spostata al nuovo polo fieristico di Rho, è assieme al cambio di data, l'altra novità di questa decima edizione della maratona. Tutto per non essere d'intralcio e non "disturbare" troppo, parte degli automobilisti milanesi che, non contenti di passare parte della loro vita in coda durante la settimana, sentono la necessità di non privarsi delle quattro ruote nemmeno la domenica, pretendendo che niente possa ostacolare questo bisogno primario.
Il percorso di questa edizione, se non erro mai uguale a quello dell'edizione precedente, è veramente veloce è interamente piatto e tutto sommato non è neanche male. Dopo aver lasciato il polo fieristico si attraversa Pero, Figino e dopo circa 8 chilometri si entra in Milano in zona S.Siro. Poi Lampugnano, Gallaratese e Zona "Fiera", o quello che ne rimane, per poi percorrere corso Sempione, arrivare all'Arena Civica dove chi ha deciso di correre la mezza si dirige verso il castello. Gli altri invece, dopo qualche chilometro imboccano corso Venezia diretti verso piazza Duomo, "circunnavigazione" della piazza e ritorno, di nuovo, in corso Venezia per imboccare la circonvallazione interna direzione Navigli. Nuovo passaggio in zona Fiera, Velodromo Vigorelli e gli ultimi 3 chilometri: Sempione, Arena e finalmente l'arrivo al Castello Sforzesco. Per quel che mi riguarda bene i primi 30, un po' meno sino al 34^, e poi ho cercato di portare a casa il risultato nel miglior modo possibile. Ho camminato un po' per "rifiatare" e poi, pur con un passo non brillantissimo, sono riuscito a concludere con un più che dignitoso, viste le ambizioni della vigilia,  3h 12' e rotti.milanocitymarathon 2010
Per i prossimi due anni a Roma, il pettorale di seconda fascia, è garantito !!!
Giusto un episodio, tanto per dimostrare che anche tra runners i "fenomeni" non mancano. Intorno al 35^, mentre cammino a bordo strada vengo letteralmente preso dentro da uno che arriva da dietro, che non contento, mentre prosegue la sua corsa, comincia a urlarmi che devo stare attento ed essendo di intralcio (?) dovrei camminare sul marciapiede.
Senza parole !!!!!