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centottanta gare

Da quando ho il Fenix aggiornare i dati anche in locale non è più una priorità. Spesso me ne dimentico e quando poi decido di farlo mi ritrovo a passare più di quanto preventivato davanti al pc. 

Perchè tocca riconoscerlo, la sincronizzazione dei dati con la app Connect è comoda e immediata ma se devo mettere le "mani" alle tracce è poco personalizzabile. Personalizzazione che invece, nonostante una grafica poco invitante, permette il vecchio Training Center dove puoi raggruppare in "cartelle" o addirittura modificare (in termini di eliminazione dei lap) le singole attività. 

In ogni caso niente a che vedere con quello che c'era prima dell'acquisto del GPS quando avevi tre sole alternative: l'agenda, il foglio excel o, per i più bravi, il programma in access dove riportare numeri e statistiche.

E se per gli allenamenti i programmi di Garmin la fanno da padrona per le gare il "vizio" di mantenere traccia sul foglio di calcolo non mi è ancora passato: gara, distanza, tempo, passo, scarpe utilizzate. 

Dati che raccontano la storia di 19 anni da tesserato Fidal, delle 32 maratone portate a termine, del mio unico ritiro in quel di Firenze, delle 68 mezze maratone e delle altre 79 gare per un totale di tremilaseicentoventitre chilometri. 

Una storia che mi auguro di poter continuare a raccontare.

 

35° Venicemarathon - immagine di Matteo Bertolin

Da dove comincio ? Ovviamente dall'epilogo: finisher. Un termine che, nel mio caso, mancava da tempo, troppo tempo, come, del resto, mancavano i rituali che accompagnano questo genere di "trasferte": il ritiro del pettorale all'expo, la cena a base di carboidrati nel solito ristorante, la meticolosa cura nel preparare la sacca prima di andare a letto perchè hai la sveglia prestissimo.

E se corri la Venice Marathon non è semplicemente un modo di dire perchè, dopo un ultimo check al contenuto della sacca, alle sei sono già fuori dall'albergo direzione Tronchetto dove ci attendono le navette messe a disposizione dall'organizzazione.

Gente in giro poca, ancora meno quelli con addosso abbigliamento sportivo in "processione" verso la medesima destinazione segno che questa edizione, quella della ripartenza, a livello numerico sarà sottotono.

Giusto una quarantina di minuti di bus percorrendo a ritroso quello che da lì a qualche ora sarà il percorso di gara e per l'ottava volta sono davanti a Villa Pisani. Fa freddo e anche se il buio ha ormai lasciato posto alle prime luci dell'alba tocca attendere che il sole si alzi sull'orizzonte prima di capire cosa indossare per la gara. E se l'orario previsto per la partenza garantirebbe una scelta oculata è il limite per la consegna delle sacche che detta i tempi: pantaloncini, canotta e manicotti nonostante una leggera "arietta" che, a detta dell'autista della navetta, sul "ponte" sarà più di un semplice fastidio.

Nove e quaranta si torna protagonisti. Qualche centinaio di metri per far sfilare il gruppo ed è subito passo gara. Il pettorale spesso fa miracoli ma dopo mesi di corse solitarie cercare di non farsi prendere la mano diventa la principale preoccupazione. Navigatore impostato appena sotto i cinque e si va finché ce n'è.

35° Venicemarathon
Non ho grandi ambizioni cronometriche e del resto, soprattutto ora, non devo dimostrare niente a nessuno se non solo a me stesso. La voglio finire, la voglio correre dal primo all'ultimo metro e se possibile chiudere sotto il tempo con cui ho chiuso la mia prima quarantadue. 

La giornata è fantastica, il cielo è terso e un caldo sole non fa rimpiangere la scelta del "corto". Non resta che correre facendosi distrarre dal panorama della Riviera del Brenta e dal tifo del pubblico assiepato ai bordi della strada. 

Cinque, dieci chilometri e tra uno scambio di battute e qualche sorriso da corsa solitaria si passa ad un piacevolissima corsa di gruppo. Ed è una scelta che paga perché tra una chiacchera e l'altra, senza nemmeno rendersene conto, stiamo già attraversando il gonfiabile che indica il giro di boa una manciata di secondi sotto l'ora e quarantacinque. 

Passiamo Marghera ed entriamo in Mestre e qui, dopo il lungo sottopasso della stazione, comincio a perdere il contatto con i compagni d'avventura. Pochi metri per la verità, ma segno inequivocabile che non sono nella condizione di continuare sui quei ritmi. Eppure quanto visualizzato dal garmin nei chilometri che attraversano la città sembra dire il contrario: 4e47, 4e49,4e50, 4e45. O forse sono gli altri che hanno impresso un'accelerazione alla loro gara. Più realisticamente entrambe le cose perché dopo qualche chilometro, sul vialone che conduce al sovrappasso pedonale di Parco San Giuliano, tocca definitivamente abbandonare la folle idea di riuscire a chiudere sotto i duecentodieci minuti. 

35° Venicemarathon - percorso
E allora si cambia registro. Navigatore impostato su ritmi più consoni e senza troppi patemi provo a centrare gli obiettivi (realistici) prefissati alla vigilia. 


Un paio di chilometri tra i viali del parco e dopo aver "scalato" il cavalcavia della ferrovia eccomi, ancora una volta, sul Ponte della Libertà con i suoi tremilaottocentocinquanta interminabili metri. 

Sono stanco e il vento che arriva da nord-est non aiuta. Niente a che vedere con la Bora del 2012 ma, comunque, molto fastidioso.  Ora è un'altra gara. Faccio fatica e la tentazione di mollare tutto non è più quella remota possibilità da escludere a priori. Del resto non sarebbe nemmeno la prima volta.  

Però resisto. Venezia è lì ed è sempre più vicina. Un passo dopo l'altro, un chilometro alla volta.  Oggi il verbo camminare non è contemplato. 

Trentacinque, trentasei trentasette. Un ultimo sforzo. Ancora poco e superata la Capitaneria di Porto alle Fondamenta Zattere iniziano i tre chilometri che da soli, con il giro di Piazza San Marco, valgono il prezzo del biglietto: sei ponti per arrivare alla Punta della Salute, il ponte provvisorio di barche che scavalca Canal Grande e, una volta lasciata la piazza che tutto il mondo ci invidia, gli ultimi sette che portano a Riva dei Sette Martiri.

Me la sto godendo e arrivati a questo punto non potrebbe essere diversamente tanto che anche il mio passo sembra trarne beneficio. Ancora uno, due ponti ed è finita. Ho perso il conto e solo il cartello dei quarantadue ai piedi del quattrordicesimo certifica che davvero ci siamo. Un rapido sguardo al gps, un accenno di volata e il display TDS ad indicare un tempo abbondantemente sotto le tre ore e quaranta. 

Finita, corsa dal primo all'ultimo metro e più veloce della mia prima quarantadue.

What else ?

16° deejay ten
Abituati ai numeri importanti delle recenti edizioni è stato un po' come tornare agli albori di questa dieci chilometri quando era una gara solo per "pochi" ma dopo l'edizione virtuale del 2020 essere parte del fiume blu che ha colorato i sentieri di Parco Sempione e la ciclabile che corre intorno al Castello Sforzesco è stato 
davvero piacevole. Nessun calcolo, nessuna voglia di strafare ma solo tanta voglia di divertirmi.

Il numero esiguo di partecipanti e l'orario di partenza fissato per le dieci mi permette, per una volta, di prendermela comoda: oggi il parcheggio in zona Sempione non sarà un problema.

La giornata è coperta, sei o sette gradi di temperatura in meno rispetto al sabato e i manicotti (la più grande invenzione dell'uomo dopo la ruota) non danno fastidio. 

16° Deejayten
Nove e cinquantotto e si parte. Giusto qualche decina di metri e si va a passo gara. Vabbè passo gara si fa per dire. Cinque e venti, cinque e venticinque, cinque e venti i primi tre. Ma correre in mezzo agli altri aiuta e quanto visualizzato dal Garmin al quarto mille (5e04) lo certifica. 

Niente di trascendentale, ne sono consapevole, ma considerate le mie abituali medie mi sembra di volare. Il lungo del giorno prima non sembra aver lasciato strascichi e senza particolare affanno riesco a mantenere la stessa media per il resto dei chilometri che mi porta a chiudere appena sopra i cinquantadue la mia tredicesima partecipazione all'edizione milanese della gara di Radio Deejay.

Quanto è bello passare la domenica mattina in questo modo.
citylife - tre torri
Due anni, tanto è passato dall'ultima volta in cui mi sono appuntato un pettorale alla maglietta. Avevo dimenticato i riti che contraddistinguono le competizioni: il ritiro del pettorale, le chiacchere con gli amici, la borsa da preparare, la sveglia puntata anche in un giorno di festa. Bello ritrovare un po' di normalità. 

Le previsioni danno (o meglio davano) pioggia dalle undici ma è chiaro fin da subito che se tutto va bene di asciutto ci sarà solo il momento della partenza della 21km prevista per le otto e trenta. Divisi in gruppi da 250 persone con partenze differite di pochi minuti scelgo di partire dal fondo dell'ultima wave (ho un altro concetto di distanziamento...) consapevole di non essere nelle condizioni per ambire ad una prestazione di rilievo. 

Neanche il tempo di salire sulla balconata dei padiglioni di fieramilanocity e un paio di tuoni preannunciano quello che da li a pochi minuti ci terrà compagnia per gran parte della gara. Nel frattempo siamo di nuovo in strada e finalmente posso cominciare ad impostare un ritmo più consono. Gattamelata, Casa Milan (con doveroso inchino) e la sopraelevata su viale Serra che ad Aprile significa 35° chilometro e che ora invece ci porta nel Parco Alfa Romeo e la sua collinetta con il percorso a spirale. Piove, anzi diluvia ma, per una volta in perfetto spirito trail, la cosa non mi infatidisce. 


Salomon Running Top Cup 21km
Non sto spingendo più di tanto, o meglio credo di non farlo, eppure continuo a recuperare posizioni e la cosa non può che farmi piacere anche se non ho la più pallida idea della tenuta. Nel frattempo siamo entrati a QT8 e dopo il giro di pista nel XXV Aprile comincia il divertimento con la montagnetta di S.Siro, uno dei parchi preferiti dai milanesi e non solo, il parco dove allenarsi, dove trovare le uniche salite degne di nota in un luogo piatto come Milano. E a me Montestella piace parecchio. 

Si entra al sesto chilometro e si esce al tredicesimo. Nel mezzo sette chilometri di fatica come non mi capitava da anni. La pioggia continua a non dare tregua e i sentieri sterrati sono al limite della praticabilità ma io contonuo a recuperare posizioni incurante delle pozzanghere che attraverso senza remore (perche perdere tempo a girarci intorno ??). 

Salomon Running Top Cup 21km
Il pettorale come sempre fa miracoli e nonostante i dubbi della vigilia continuo a spingere. Siamo tornati su asfalto per l'ultimo terzo di gara con il rientro al portello, la fiera e il giro dentro il velodromo Vigorelli prima di tornare a CityLife dove ci toccherà affrontare la salita alla Torre PWC dalla inconfondibile sagoma curva. Diciotto piani da scalare quando ormai, al diciannovesimo, le energie potrebbero essere al lumicino. 


Corro ? Cammino ? Come mi devo comportare ? Diciotto piani sono tanti e alternando le due opzioni anche l'ultimo ostacolo viene superato. Sette minuti e undici. Tanto segna il Garmin dal momento che entro nelle torre a quando ne vengo fuori per gli ultimi 2000 metri. Ormai è fatta e nonostante il traffico (le varie gare condividono la parte finale del percorso) provo ad aumentare il ritmo con il GPS ad indicare un 4e29 che non può che farmi piacere. 

Soliti ultimi metri da fare in apnea e un crono finale abbondantemente sotto le due ore con una media di 5e28. Per me è proprio #tantaroba.

XX Maratona di RomaOvviamente al primo posto quella del personale, la XX Maratona di Roma 4 mesi intensi dove alla fine il viaggio per arrivare tirato a lucido alla partenza ai Fori Imperiali è stato addirittura più appagante della gara stessa: non ho tralasciato niente al caso anche se poi ho mancato il muro per uno stupido errore di valutazione.

il-blog-di-nino.blogspot.com/2014/03/xx-maratona-di-roma.html


milanocitymarathon03Sul secondo gradino la prima: la milanocitymarathon03, quella dell'incoscienza. Quella della scoperta di cosa volesse dire correre per quarantaduemilaecentonovantacinquemetri senza mai fermarsi. Poteva essere un disastro e invece un gran bell'esordio.

il-blog-di-nino.blogspot.com/2013/11/30-novembre-2003.html


27° venicemarathonAl terzo posto la 27° venicemarathon quella della bora a oltre 55km/h con 13° alla partenza e 3° all'arrivo.

il-blog-di-nino.blogspot.com/2012/10/27-venicemarathon-fa-curriculum.html



33° firenze marathon - foto Giancarlo ColomboAl quarto la firenzemarathon del 2016 con una preparazione ridotta a soli tre mesi per i problemi alla caviglia e conclusa addirittura con split negativo 

il-blog-di-nino.blogspot.com/2016/11/33-firenzemarathon.html


XXIII Maratona di Roma - foto La Gazzetta dello SportE infine, in  quinta posizione, la  maratona di roma del 2017. La mia decima partecipazione nella città eterna dopo  che per due anni ero stato costretto al posticipo dell'iscrizione: diluvio da San Paolo a San Pietro. 

il-blog-di-nino.blogspot.com/2017/04/xxiii-maratona-di-roma.html

Le vostre invece ?


Deejay Ten
È come una tradizione da rispettare. Almeno per me. Quindici edizioni, tredici per il sottoscritto. Dai 2/3000 della prima edizione ai quarantamila (dichiarati) di quest'anno. Si ama o si odia. Senza via di mezzo. 

E in questo anno avaro di pettorali ogni occasione per provare a mettersi in gioco bisogna coglierla al volo. Soliti riti comuni a tutte le gare e dopo aver trovato parcheggio in posizione strategica per non rimanere bloccato dal fiume colorato di verde ritrovo con gli amici con cui condividere questi dieci chilometri: Venezia è saltata e quindi tutti i motivi per correre in solitaria vengono meno consapevole che, l'esperienza insegna, al passo dichiarato toccherà, nel caso migliore, togliere almeno quindici secondi.

Deejay ten - mappa
La giornata è grigia, umida quanto basta ma con la temperatura giusta per correre. 

Nove e trenta e si parte. Giusto qualche centinaio di metri per sgranare il gruppo (posizione in griglia di "categoria") ed è subito chiaro che anche stavolta si è trattato di pretattica. Il ritmo è bello sostenuto e come volevasi dimostrare e di una ventina di secondi più basso.

Io ci provo consapevole che i chilometri del giorno prima (17, in questo periodo come un lunghissimo) potrebbero chiedere il conto nella seconda parte di gara. 

La compagnia è come sempre piacevole e tra una battuta e l'altra i chilometri scorrono piuttosto veloci nonostante la prima parte sia quasi completamente sul tipico (e sconnesso) pave milanese. Il percorso, identico ormai da qualche anno, è probabilmente il migliore tra quelli di tutte le 10k che si svolgono in città e se non fosse che tocca prestare parecchia attenzione per non rischiare di stendersi si potrebbe godere appieno del panorama offerto. 

Deejay ten - mappa
La Scala, San Babila, Via Manzoni di nuovo la Scala Castello Triennale e finalmente solo asfalto. Il ritmo è inchiodato sui 4e32 secondo più secondo meno sembra essere ancora alla mia portata. Comincio ad essere stanco ma tengo. Tre Torri, il vigorelli con gli altoparlanti che diffondono le note di apertura di tutti gli starwars e i cosplay dei personaggi più iconici della saga (esce un nuovo film??). E finalmente C o r s o S e m p i o n e lungo ed interminabile come sempre. 

Solo due chilometri. Il più è fatto, niente più calcoli. Nove minuti forse meno. Via Melzi d'Eril, viale Byron e il gonfiabile dell'arrivo con l'arrivo in parata e il crono stoppato sotto i 44. 

Viste le premesse è tutto grasso che cola
10° Deejay Ten Firenze
Stavolta mi è toccata, prevista da giorni è arrivata puntuale come una cambiale: pioggia prima, durante e dopo.
Solita sveglia puntata ad  un orario improponibile, colazione e in meno di mezz'ora sono già parcheggiato ad un centiniaio di metri dalla Centrale per la trasferta in terra Toscana. Ormai è un rito, un'occasione per correre con gli amici e gustarsi la vista e le bellezze della città senza l'assillo di dover cercare il tempo a tutti i costi.

Ritiro pettorale, cambio d'abito e, sfruttando la distanza, al piccolo trotto sino alla partenza passando dal deposito borse ubicato già da un paio d'anni sulla sponda opposta a quella della partenza.

Il cielo non promette niente di buono ma dopo una prima abbondante lavata ci illude con una breve pausa che dura giusto il tempo di un battito d'ali.

Nove e venticinque il via dei Maratonabili e 5 minuti piu tardi si torna protagonisti. Ovviamenta la piogga non allenta la presa ma almeno la temperatura è quella ideale per correre. Giusto qualche centinaio di metri per sgranare il gruppo e impostare la velocità di crociera  ed è  gia tempo di imboccare la lunga salita che porta a Piazzale Michelangelo e la sua terrazza sulla città con vista da cartolina.

Cinque, cinque e dieci, cinque e sette i parziali dei primi chilometri nonostante la salita che porta al Piazzale. Come sempre correre in mezzo agli altri aiuta e una volta scollinato i buoni propositi, come spesso mi accade, vanno a farsi benedire. In discesa poi, come dice il detto, tutti santi aiutano e quindi chi sono io per impedirgli di farlo?

Una lunga e bella progressione che non si limita ai chilometri con pendenza favorevole ma, sorprendentemente. prosegue anche dopo aver superato Porta Romana come non mi capitava da mesi.
10° Deejay Ten FirenzeLa pioggia non allenta la presa e con un occhio al fondo sconnesso cerco comunque di non perdermi il "panorama" offerto dal capoluogo toscano.

Ci siamo, siamo nel salotto buono della città sotto gli occhi di passanti e turisti per la verità abbastanti incuranti della marea blu che ha preso possesso della città già da una quarantina di minuti. Il cronometro scorre ma quello che visualizza il Polar non può che compiacermi con una proezione finale sotto i quarantotto. Non sono stanco, o meglio non più di tanto, ma qualcuno della compagnia, anche se siamo all'epilogo, sembra non averne più e allora tocca adeguare l'andatura perchè non è certo questa l'occasione per cercare la prestazione.

Lungarno, di nuovo, e il cartello dei nove. Un ultimo sforzo e anche questa Ten finisce in archivio: Piazza della Repubblia, Via Roma e dopo un'ultima curva a destra,  Piazza San Giovanni con il Battistero e il Duomo a fare da cornice al gonfiabile dell'arrivo con il Polar ad indicare una manciata di secondi sopra i quarantotto.

Che dire ? Bagnato come un pulcino ma ne è valsa la pena.
48° Stramilano
Ci voleva proprio.  La competizione e il correre assieme agli altri mi mancava ornai da  troppo tempo.

Influenza prima, infortunio poi e il mio già misero calendario in questo 2019 non è nemmeno partito.

Il meteo promette da giorni una giornata fantastica da aprile inoltrato e consapevole dei limiti dovuti ad una preparazione ancora piuttosto approssimativa decido di approfittare della proroga della chiusura delle iscrizioni e "striscio" la carta.

Treno, metro e in largo anticipo sono in Cairoli dove, da un paio d'anni, è posizionata tutta la logistica della manifestazione. Le previsioni sono rispettate alla lettera e non ci vuole molto a decidere cosa indossare: canotta. L'attesa è sempre troppo lunga ma è la scusa per incontrare  amici che non vedevo da tempo.

Ultima sosta idraulica e con calma mi porto in zona partenza riuscendo pure a sbagliare settore di appartenenza. Soliti minuti di ritardo e  al colpo di cannone del Reggimento Artiglieria a cavallo si torna protagonisti.

C'è traffico (e se non so nemmeno distinguere il colore del mio settore....) e serve molta attenzione per districarsi tra la gente ma non ci vuole poi molto a raggiungere la velocità di crociera.

48° stramilano
Velocità di  crociera che dura giusto il tempo di arrivare all'Arena. Come sempre un pettorale appuntato al petto fa miracoli e come un esordiente mi faccio trasportare dall'entusiasmo pur sapendo che, nelle migliori delle ipotesi, ai due terzi toccherà pagare pegno.

Provo a darmi una controllata, cerco riferimenti (leggi runner) che possono aiutarmi ma il passo di chi mi circonda mi porta comunque ad esagerare.  Non sono impiccato e le gambe rispondono alla grande ma è la tenuta che sicuramente mi manca. La giornata è davvero fantastica, fa caldo ma grazie alla azzeccata scelta dell'abbigliamento e sfruttando le ampie porzioni di ombra regalata dai palazzi lungo i viali non lo soffro più di tanto. Decimo, undicesimo  chilometri e ancora tengo.

Non so ancora per quanto ma  non me ne preoccupo perché ornai è troppo tardi per porvi rimedio. Dodici, tredici, quattordici e la luce inizia a spegnersi. Il conto da pagare arriva puntuale come una cambiale.

Tocca fare di necessità virtu e riprogrammare il navigatore su ritmi più consoni. Ora sono stanco. Davvero stanco ma resisto perché di camminare, oggi, non se ne parla. La distanza ce l'ho. Ancora sei chilometri: un po meno di casa, parco e ritorno.  Poco più di una trentina di minuti e avrò una nuova medaglia da aggiungere alla, ormai, nutrita collezione. City Life, il Vigorelli e finalmente Corso Sempione noioso come sempre. Poco più di tre chilometri che arrivati a questo punto non possono essere un ostacolo. Nessuna accelerazione, non ne ho la forza ne le energie per poterci provare, solo un passo dietro l'altro, fino alla fine.

Di nuovo l'Arena  e gli ultimi interminabili mille metri. Chi mi sta intorno prova lo scatto finale mentre io mi limito solo a contare i secondi  che mi separano dalla finish-line.

Oggi non ne valeva proprio la pena.  

35° FirenzemarathonTrentesimo o poco più e la mia Firenzemarathon  va a in archivio nel peggiore dei modi: ritirato. 

Il ginocchio,   sempre lo stesso, ha deciso di tornare protagonista. Improvviso (e soprattutto non invitato) un fastidio che credevo di aver dimenticato e che, nel volgere di un centinaio di metri, è  diventato sempre più invadente. inutile insistere e soprattutto a che pro?

Una dozzina di chilometri al pascolo con condizioni meteo favorevoli si possono anche mettere in conto, soprattutto in una città bella come Firenze che, nella parte finale del percorso,  regala bellezze come poche altre città al mondo ma non oggi.

Pioggia incessante e temperatura intorno ai nove, dieci gradi sono ingredienti che, per come la vedo io, possono solo regalarmi più di qualche giorno a spese dell'INPS.
 
Eppure c'erano tutti i presupposti (pioggia a parte) per fare bene. Nonostante i soliti dubbi della vigilia mi stavo anche divertendo. velocità di crociera programmata per non strafare. abbastanza costante e mai in affanno.

35° FirenzemarathonPartenza un po' sopra le righe condizionata dal ritmo degli altri ma regolata nel giro di pochi chilometri tra i 4e45 e i 4e50 con il passaggio alla mezza in 1 quaranta e spiccioli che mi lasciava sperare in un risultato in linea con quello di primavera nella gara di casa.

E invece niente. Primo ritiro e addio ai sogni di gloria, Perché finire una quarantadue è sempre una gran bella soddisfazione.

Vabbè, ora un po' di divaning e tra una decina di giorni, ginocchio permettendo, si ricomincia.
In primavera  c'è una medaglia da portare a casa.


14° deejay ten
Quattordici edizioni e  numeri che sanciscono il successo di una manifestazione che, se ancora non lo si fosse capito, assume sempre di più i connotati di una festa e a cui è difficile dire di no.

Inutile girarci attorno, mi piace e cerco di fare il possibile per esserci consapevole che si può correre sin dai primi metri solo se alla partenza si conquista un posto di categoria.

Sole, temperatura gradevole e dopo la foto di gruppo al piccolo trotto direzione Piazza Duomo.dove il via della prima wave e previsto per le dieci.

Il gonfiabile non è  troppo distante e la possibilità di prendersela comoda viene scartata a priori: tocca fare sul serio provando a mettere a frutto quanto di buono fatto in queste settimane.

Nove e cinquantatre (??) e si parte. Il gruppo si sgrana in fretta e trovare il ritmo giusto e solo questione di qualche decina di secondi.

Correre in mezzo agli altri aiuta anche troppo e quanto visualizzato dal Garmin può solo significare una sicura debacle nella seconda parte di gara.  Tocca darsi una regolata.

I primi chilometri, quelli nel salotto buono, sono i più belli ma anche i più duri con il fondo quasi tutto su pave sconnesso che mi obbliga spesso a guardare dove mettere i piedi per non rischiare di finire lungo e disteso.

14° Deejay Ten
Castello ,Triennale, City Life, Vigorelli, punti fermi di quasi tutte le gare milanesi e riferimenti che quasi rendono superfluo i cartelli che sanciscono il passare dei chilometri.

Il passo, dopo la fiammata iniziale, è su ritmi più consoni e anche se sostenuto non mi porta a correre impiccato.

Arrivati in Corso Sempione il più e fatto e anche se noioso e interminabile come sempre a questo punto della gara  lo si affronta con un altro spirito anche grazie alla testa che ci mette del suo con un 3e58 stampato nell'ultimo mille che mi permette di chiudere sotto i quarantuno.

E per come la vedo io a me sembra sempre #tantaroba.
14° Legnano Night Run  - foto legnanonews
Due sole parole: che fatica!
Da oltre un decennio, la Legnano Night Run  è  l'appuntamento in notturna di fine estate con numeri che  dimostrano, se ancora ce ne fosse bisogno,  la voglia della gente  di essere protagonisti ad una manifestazione che, nel corso degli anni, ha saputo costruire intorno a sé  un meritato consenso.

Solita collaudata formula con l'apertura dedicata ai più piccoli,   la "street workout" (novità 2018) per gli amanti della comminata con i suoi 4 chilometri da fare ascoltando  le indicazioni del trainer in cuffia e immancabile chiusura con la gara da sette chilometri e mezzo.

Riscaldamento degno di tale nome, quattro chiacchiere con gli amici e  con discreto margine in zona gonfiabile per evitare il traffico dei primi metri.

L'idea sarebbe quella di non strafare. Vengo da settimane di carico e il 7x1000 a sole 36 ore dovrebbe essere un buon deterrente ma non avendo nessun impegno previsto nel fine settimana  (leggi Mezza di Monza) posso anche permettermi di provare ad esagerare.

legnano night runNove e ventisette, si parte. L'ampia sede stradale permette di andare subito a regime ed è un attimo trovare il proprio ritmo. Le gambe girano bene e la compagnia con cui ho scelto di condividere questi primi minuti di gara sembra quella giusta.

Il percorso è invariato da tre edizioni, mi piace parecchio e lo conosco bene. Facile per i primi due mille, sottopasso abbastanza "fastidioso" al terzo e leggera discesa che ci accompagna quasi sino al quarto, dove sono obbligato a risintonizzare il navigatore: dieci, dodici secondi in più è il giusto pegno da pagare per poter mantenere una sorta di spinta e non cedere di schianto. 

E se della compagnia iniziale è rimasto ben poco ce ne sono diversi nelle mie medesime condizioni. Tocca stringere i denti. Non manca molto. Basta esserne convinti. Diverse posizioni perse, qualcuna guadagnata e finalmente, una volta immessi in Corso Magenta, non resta che  provare  a limitare i danni. 

E' compito del cartello numero 7 fornire insperate energie e affrontare gli ultimi interminabili metri sembra addirittura meno pesante. Prova di sprint (vinto)  con quello che mi precede di qualche metro e gara chiusa poco sopra i trenta.

Peggio dell'anno scorso ma meglio di quanto fatto due anni fa. 
Ma che fatica !!!

Deejay Ten Firenze - foto La Repubblica
Sole, cielo terso e temperatura da primi di giugno per i dieci chilometri nella città, come recita il promo alla radio, più bella del mondo. 

Giù con il primo treno, di ritorno con quello delle 13 e in mezzo cinque piacevolissime ore nel capoluogo toscano.

Solita trafila comune a tutte le gare e dopo aver lasciato la borsa oltre Arno lemme, lemme mi avvio in zona partenza dove spero di trovare quelli che, in teoria, dovrebbero condividere con me la stessa fatica.

Nove e venticinque la partenza dei maratonabili, nove e trenta la nostra. Il colpo d'occhio, come in tutte le ten,  è spettacolare: un serpentone  (stavolta tocca al rosso) che tinge la lunga striscia d'asfalto che corre parallela al fiume prima e una volta partiti il resto delle strade attraversate dalla gara.

Giusto il tempo di sgranare il gruppo e inizia la lunga salita che porta a piazzale Michelangelo e da dove la vista della città, come non mi stanco di ripetere, vale da sola il prezzo del biglietto. 

Nente di proibitivo ma lunga, infinitamente lunga. Si prova a ridere e scherzare ma a giudicare dai silenzi e le risposte a monosillabi  è facile intuire che, per tornare ad avere conversazioni che si possano definire tali, tocca prima scavallare. 

Obiettivo (non dichiarato) cinquanta minuti ma senza troppi patemi d'animo perché non è questa la giornata per inseguire il Garmin. Non ne ho voglia io, non ne hanno voglia i compagni di viaggio  ma probabilmente, ad essere sinceri,  non me lo posso nemmeno permettere. Il ritmo è buono, andiamo addirittura in progressione e una volta superato il "gran premio" della montagna  ci stabilizziamo una decina di secondi sotto i 5'/km. 

Deejay Ten Firenze
Il tempo passa, i chilometri pure e tra una chiacchiera e una risata non ci si accorge nemmeno di essere quasi ai titoli di coda.

Ancora poco e anche questa Ten finisce nell'album dei ricordi. Non prima però di scoprire in tempo reale le novità  del percorso che, nella parte finale,  ci privano del caratteristico passaggio da Palazzo Pitti e su Ponte Vecchio  (lavori stradali ?)  e con l'arrivo sotto il Duomo. Dettagli che comunque nulla tolgono alla bellezza del percorso.  

Ripassiamo il fiume su Ponte Santa Trinita  per gli ultimi chilometri su un fondo che, tra buche e pavè sconnesso, richiede piu di una semplice occhiata. Ora manca davvero poco e una volta attraversato Piazza della Repubblica  non restano che gli ultimi duecento metri prima del gonfiabile posto tra Battistero e Basilica.  Nemmeno un'accenno di volata e il Garmin stoppato una manciata di secondi sopra i cinquanta.
Ma per una volta chissenefrega.
18° EA7 MilanoMarathon
Decima volta a Milano e un totale di trentuno volte come finisher per arrivare a dire, se ancora ce ne fosse bisogno, che la maratona , la regina delle lunghe distanze, è una scienza esatta , non regala niente. Raccogli per quello che hai seminato  perché se decidi di puntare ad un determinato risultato ti devi impegnare per ottenerlo.

Impegno che potrebbe anche non bastare se, come ieri, ti tocca anche correre con il primo vero caldo della stagione

Sveglia all'alba, macchina, treno come un normale giorno lavorativo e alle 7e30 a Repubblica, in coda all'ingresso dei Giardini per superare i controlli richiesti dalle nuove disposizioni in fatto di manifestazioni sportive che ci fanno ormai compagnia da diversi mesi. Quarantacinque minuti e sono dentro. Cambio d'abito, deposito borsa, sosta idraulica e appena una quindicina di minuti prima dello start nella gabbia di appartenenza a pochi metri dalla linea di partenza. Ore nove, tocca a noi. Sette secondi per superare il tappeto tds ed è di nuovo competizione. 

18° milanomarathon - percorso La sede stradale è ampia e in un attimo, grazie anche alla posizione in griglia, sono già a ritmo: 4e26 elastici che, considerata le difficoltà nel preparare la gara delle ultime settimane, dovrebbe permettermi una gara tranquilla con l'obiettivo di ripetere la prestazione ottenuta a Roma dodici mesi fa. 

Il percorso, secondo me, merita e con gli aggiustamenti dello scorso anno , quando è stata rimossa la parte più  noiosa del gallaratese, è ancora più bello di quello che ricordavo. Il centro nel primo quarto  quando l'ossigeno ancora presente in abbondanza permette di apprezzare quello che una città come Milano può offrire, la zona tra la fiera e la montagnetta nella seconda, San Siro e la zona tra Trenno e il gallaratese nel terzo per rientrare verso il centro nella parte finale.

Il clima all'inizio è perfetto tanto da optare per canotta e manicotti che abbasso ancora prima di partire. Un po più caldo al sole, un po meno nelle zone d'ombra. 

Quarantaquattro e spicciolo ai dieci, novantaquattro sotto la montagnetta,  costante come nelle ultime gare. Le gambe vanno da sole e io cerco di non forzare consapevole che tenuta e temperatura potrebbero regalare amare sorprese nell'ultimo quarto.  

Ora fa davvero caldo e io, che anche nell'ultima uscita ero ancora in lungo, comincio a soffrire. La brillantezza  della prima metà sembra già un lontano ricordo e la sete invece comincia prepotentemente a farsi largo costringendomi a bere più del solito ad ogni ristoro.  Tocca farsene una ragione, navigatore riprogrammare su ritmi molto più lenti putando  l'unico obiettivo sensato che mi rimane: finirla. 

18° EA7 MilanoMarathonDodici chilometri solo, si fa per dire, 12k; in queste condizioni un'ora o poco più.  Ancora sessanta minuti sulle gambe. Un chilometro alla volta, senza calcoli e senza guardare il garmin che a questo punto è diventato un accessorio inutile.

Sono stanco e non faccio niente per mascherarlo. Voglio solo finirla e bel più breve tempo possibile. I chilometri scorrono lenti e al 39° non posso evitare di buttare un occhio al gps che impietosamente mi mostra che anche i centonovantacinque sono oramai diventati una missione impossibile. Tocca farsi coraggio e trovare le forze per  puntare almeno  allo step successivo.  

Manca poco, davvero poco e i bastioni pieni di pubblico pronto ad incitarti sono un toccasana. Sentirsi chiamare per nome ancora di più. È la mia amica  Rossana che mi scorge nel gruppo e mi affianca accompagnandomi per qualche decina di metri. Ultima "salita" e, una volta percorsi i Bastioni per intero, curva a gomito per i 200 metri finali da fare lottando con lo scorrere impietoso dei secondi. 
Under200. 
Anche questa è fatta. 
47° Stramilano
E a due settimane dell'appuntamento con la distanza regina niente di meglio che testare la condizione con la gara di casa.  Quella che corro da quando ero bambino, l'unica gara che viene tollerata anche dagli automobilisti milanesi perché in questi quarantasei anni non c'è  famiglia senza un componente o un parente che almeno una volta non l'abbia corsa  (o camminata). 

Otto e trenta in runbase, cambio d'abito e, senza troppa convinzione, poco dopo le nove in strada per abbozzare una parvenza di riscaldamento abortito nel giro di una decina di minuti. È presto, molto presto ma le istruzioni (e l'esperienza della milano21) consigliano di presentarsi ai varchi per tempo. 

L'aria è frizzante ma il sole non fa rimpiangere la scelta di correre in "corto" e una volta entrato in gabbia l'effetto stalla fa il resto. Soliti cinque minuti di ritardo per far defluire la coda dei 50000 e alle 10 35 si parte. 
47° Stramilano

La posizione buona e con un po' di attenzione è un attimo districarsi nel traffico arrivando al primo chilometro, come spesso capita, al di sotto di quanto ipotizzato alla vigilia. Il percorso è veloce e con due sole " asperità" (con pendenza dell'ordine di un paio di punti percentuali) ma con un fondo (pave e lastroni per lunghi tratti) che alla lunga si fa sentire. 

A Roma è andata bene e l'idea di ripetermi e magari fare anche meglio e più di un semplice desiderio. Ci devo provare. Il clima è perfetto e non posso non approfittarne.   Come sempre un occhio alla  strada e l'altro al Garmin e si va. Il treno giusto non l'ho ancora trovato e a costo di correre scoperto vado per la mia strada. I ristori ovviamente ci sono ma considerata la temperatura non ne approfitto per non correre rischi.   

Ventuno al quinto, quarantadue al decimo, una manciata di secondi sopra i sessantatre al quindicesimo. Un orologio svizzero come difficilmente mi è mai capitato.  Il più è fatto ma è ora che arriva il difficile e il ricordo di Vittuone non è ancora stato  rimosso. Ultimi sei chilometri: un  niente in condizioni normali, un'eternità quando si è preteso troppo nella prima parte. 

47° stramilano
Il gruppo con cui condivido la strada da qualche chilometro sembra quello più adatto x l'obiettivo di giornata e cerco di non farmelo scappare. Qualche posizione persa, diverse guadagnate e dopo il Velodromo Vigorelli di nuovo in Corso Sempione per i soliti ed interminabili tremila metri. Diciannove, venti e alla fine di Viale Byron, per la prima volta, non è il parco con l'Arena  Civica la destinazione finale del nostro viaggio. 

Ultimi mille metri, i più duri con la testa che vuole proseguire e le gambe che non ne vogliono più sapere di spingere. Niente più calcoli e il display TDS sempre più vicino con i secondi che improvvisamente scorrono più veloci del solito. Gratificante poi, alla fine dello sprint, mettere a fuoco il "28" come seconda cifra. 
Anche stavolta #tantaroba.
44° RomaOstia
Ed è di nuovo tempo di una capatina nella Città Eterna. Però niente distanza regina.  Questa volta, dopo una cavalcata di ventun chilometri si torna, a distanza di 3 anni, a vedere il mare di Ostia.

Sabato dedicato a raggiungere la capitale, ritirare il pettorale e, dopo un salto ai Fori Imperiali (ma quanto mi manca partire all'ombra del Colosseo ?), carico di carboidrati nel solito e collaudatissimo ristorante romano.

Sveglia da giorno lavorativo e alle sette come da programma giù in metro direzione EUR. È nuvolo ma pioggia e vento da oltre 40km/h non sembrano essersi svegliati per tempo. Saluti di rito e con largo anticipo nella gabbia di appartenenza.

Solo e nessuno da accompagnare. Stavolta la sfida è tra me è il cronometro.
  
Sono pronto (come del resto lo ero già un mese fa a Vittuone) ma il percorso è bello tosto e va affrontato con rispetto perché le salite possono lasciare strascichi. E se quella del campeggio ha un nome che è tutto un programma (heartbreak hill), la prima e l'ultima (poca roba ma al diciottesino) hanno il loro perché.

Nove e quindici si parte. La sede stradale è  ampia  e permette di andare a ritmo già da subito e la discesa impone ritmi che difficilmente mi posso permettere di tenere a lungo.

Giusto un paio di chilometri per trovare il treno giusto e una volta superato il 4° eccoci sulla C.Colombo per una mattinata a nostra completa disposizione.

44° RomaOstia
Il cielo sempre più scuro ancora tiene e da quanto sto sudando capisco che il tasso di umidità deve essere piuttosto importante. Il ritmo è buono: rallento quando la pendenza è contraria, cerco di recuperare secondi quando volge a nostro favore.


Non un mille uguale al precedente. Difficile capire come sto andando; tocca fidarsi dei pacer che mi precedono di una quarantina di metri. I chilometri passano veloci nonostante la monotonia del percorso e in un "attimo" siamo allo spartiacque: la temuta salita del campeggio.

Niente di proibitivo ma lunga, infinitamente lunga. E quando all'undicesimo finalmente spiana ti da giusto il tempo di rifiatare prima di riprendere a salire per il colpo di grazia.  Quattro e quarantasette. Poco, troppo ? Non  ne ho idea. So solo che tocca spingere per recuperare i secondi persi. Nove, solo nove chilometri ma anche se il "peggio" è alle spalle manca ancora troppo per pensare di avere l'under90 in tasca.

44° RomaOstia
Spingere si ma senza esagerare. I pacer sono ancora lì davanti ma è il gruppo che li segue che è più esiguo. Il mare è sempre più vicino e anche se celato dall'ultima "asperità" so che si potrebbe quasi toccare con mano. 

Ora piove. E anche se non invitata la pioggia si è unita alla festa. Giusto il tempo di bagnare l'asfalto prima di lasciare spazio ad un timido sole. Diciottesimo, ultimo mille con pendenza a sfavore ma troppo prossima alla fine per potermi preoccupare.

Manca poco e anche se per l'ufficialità  Ã¨ ancora presto a questo punto difficilmente mi può sfuggire l'obiettivo di giornata. Tocca solo capire quanto sotto. E allora non  resta che lasciarsi alle spalle la prudenza e spingere con quanto ancora resta nel serbatoio. Quattroe8, quattroe1, quattroe1 con il display TDS ad indicare un fantastico (anche se di poco) under89'.
E se non mi sono meritato un'amatriciana oggi, quando ?