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26° Maratonina di Busto Arsizio
Alla fine un (quasi) disastro annunciato perché a voler guardare dopo Venezia la cosa più intelligente da fare sarebbe stata quella di prendersi una bella sosta per ricaricare le pile. 

Facile dirsi col senno di poi ma quando su Facebook ho visto il post della San Marco dove si  chiedeva la disponibilità per fare i pacer, mi sono candidato immediatamente. 

Correre a Busto mi piace. Il percorso non è di quelli che lasciano il segno ma sono 21k piatti e velocissimi e, considerate le condizioni climatiche del periodo, pensare di ritoccare il proprio PB  non è cosa da escludere a priori. E poi quelli che organizzano lo fanno bene. Buona la logistica, il ristoro finale e bella la maglia invernale che, ogni anno, riescono a regalare ai partecipanti.
26° Maratonina di Busto Arsizio - percorso 
Stanco oltre ogni ragionevole dubbio è consapevole della pessima condizione ho avvisato  chiedendo senza successo di poter spostare obiettivo ricevendo però rassicurazioni dall'organizzazione con un tranquillizzante (!?!?!): "fai quel che puoi".

Riscaldamento, quattro chiacchere con i due soci dei 90' e alle 9.30 pronti a guidare il nutrito gruppo cercando di aiutarli a raggiungere il loro obiettivo.
La sede stradale e ampia e in attimo siamo già a ritmo gara. La temperatura è perfetta,  il cielo è coperto  ma fortunatamente non minaccia pioggia. Sto bene e non faccio fatica, anzi a voler guardare sono quello che mena le danze controllando il garmin e i vari parziali ad ogni i cartello chilometrico  cercando, così,  di togliere dalla testa la vocina che da giorni ripete la stessa domanda "a che km la resa ?".

I minuti passano, i mille pure e anche senza girarmi il rumore dei passi di chi segue ci fa capire che il gruppo è  bello nutrito.  Tra una chiacchera e una risata siamo già al passaggio  sulla pista di atletica dove è posto il tappeto sdam del decimo con una quindicina di secondi di margine.

Tengo botta e i timori di una totale disfatta  coninciano almeno ad attenuarsi. Ne ho ancora e l'obiettivo dei due terzi considerato all'inizio come minimo sindacale e sicuramente alla mia portata. Si prosegue senza tentennamenti e soprattutto mantenendo lo stesso ritmo dei due miei soci. 

26° Maratonina di Busto ArsizioTredici, quattordici, quindici. Ora i chilometri mi sembrano persino più lunghi e mantenere lo stesso ritmo comincia a costare fatica. Uno ancora uno e poi vedo. Sedici. Ancora uno. Diciassette. E qui tocca arrendersi all'evidenza. Devo rifiatare. Saluto la compagnia e alzo  il piede dell'acceleratore. 

Mille metri 40 secondi sopra prima di trovare la forza per spingere di nuovo. Non ho perso molto e i miei soci, o meglio uno dei due, è ancora a portata di tiro. Ci devo provare e ci provo. 

Ancora tre chilometri e il margine che si assottiglia sempre di più.  Mille metri forse meno e una volta imboccato il centro della città la rincorsa è completa. Manca poco. Un rapido  sguardo al garmin indica quello che il display sdam sotto il gonfiabile  da li a poco certificherà. Under 90 per una manciata di secondi che solo in parte attenua la delusione per non essere riuscito a portare completamente a termine il compito assegnato.

Capita, purchè non si ripeta.
14° Mezza di MonzaCome da tradizione, sette giorni dopo il GP di Formula Uno, il tempio della velocità apre i suoi cancelli ad un altro genere di manifestazione sportiva ugualmente colorata ma decisamente meno rumorosa. 

Le previsioni, da giorni, parlano chiaro, inutile aggrapparsi a false speranze, tocca farsene una ragione perchè sarà, nuovamente, gara bagnata. 

In strada prima delle sette e in meno di un'ora sono già parcheggiato sotto la tribuna fronte rettilineo e, come da copione, giusto il tempo di scendere dalla macchina e Giove Pluvio si scatena. Eh già, perchè nella breve storia di questa gara quando piove (questa è la terza volta da quando logistica, partenza e arrivo sono dentro l'autodromo) non si bada a spese.

Fa anche freddo e l'idea di abbandonare una calda e comoda tuta per sostituirla con un paio di braghini e una maglietta estiva non è che che mi vada proprio a genio ma tant'è tocca fare buon viso a cattivo gioco. Ho preso un impegno e intendo rispettarlo. Perchè in fondo ci ho preso gusto: aiutare gli altri a raggiungere il proprio obiettivo.

Partito con l'idea di vedermi assegnato al gruppo dei 95 sono stato invece dirottato sul gruppo più veloce ridotto altrimenti a soli due runners. Un tempo che, considerato quanto fatto in questi mesi dovrebbe essere tranquillamente alla mia portata ma dopo aver fatto incautamente  il "brillante" venerdi sera la possibilità di mollare l'allegra compagnia a due terzi di gara non sarebbe da escludere a priori  riuscendo nell'impresa di rimediare contemporaneamente una figuraccia galattica e una brillante "carriera" stroncata sul nascere.

14° Mezza di MonzaConsegna palloncini, borsa al deposito e controvoglia sotto l'acqua per un riscaldamento alla fine vanificato dal solito posticipo della partenza per i noti problemi di traffico che a Monza, davanti alla Villa Reale, il giorno della gara sono ormai una tradizione.

Ci siamo. Semaforo (come per i bolidi) acceso e qualche minuto prima delle dieci si parte.

Cauti nelle prime battute nel giro di qualche centinaio di metri siamo a ritmo gara.  Ad Alberto tocca il compito di menar le danze ed è lui che si occupa di imporre il ritmo cercando di essere il più preciso possibile. Piove forte, sai che novità, e come se non bastasse c'è pure un po' di vento (ovviamente contrario) a completare il simpatico quadretto.

Prima Variante, curva di Biassono, Variane della Roggia. Curve che ho imparato a conoscere davanti alla televisione. Prima e seconda di Lesmo, Variante Ascari e a metà della Parabolica si entra nel parco imbucando il sottopasso del Rettifilo delle Tribune per i sette, otto chilometri di percorso modificati nella passata edizione che corrono al limite del parco. Chilometri che, per quel che mi rigurda, risultano piuttosto anonimi almeno per il tratto esterno alla cinta del parco. 

Al decimo si passa appena sopra i quarantadue e il gruppo, ancora nutrito, ci fa notare che stiamo tenendo un ritmo un tantino allegro forse ignorando che, a partire dal quattordicesimo quando si torna sul vecchio percorso, sarà difficile per quanti sono al limite mantenere, per la difficoltà del tracciato, gli stessi ritmi e, con la teoria di mettere più fieno possibile in cascina, si continua sulla stessa falsariga dei chilometri appena lasciati alle spalle.

14° Mezza di MonzaViale Cavriga e il suo lungo rettilinea dove per molti comincia la vera gara. Come previsto il passo  non è più lo stesso. si rallenta quando il fondo sale si prova a recuperare secondi quando invece è a nostro favore. Viale Mirabello e in fondo il sottopasso (allagato) della sopraelevata sud ad aprirci le "porte" dell'autodromo per il chilometro scarso neccessario a completare il giro. 

Manca davvero poco e a parte la sorpresa (e gli accidenti) di dover affrontare le scale in metallo rese viscide dalla pioggia del ponte che scavalca la pista (sottopasso impraticabile) c'è solo da scovare le ultime energie per affrontare l'interminabile rettifilo delle tribune. Ora tocca a loro e a noi il compito di incitarli a proseguire. I secondi che mancano allo scoccare dei novanta minuti sono sempre meno ma il margine accumulato dovrebbe essere sufficinete per centrare l'obiettivo di giornata. 

E noi ? In parata e sorridenti per la foto di rito a chiudere una manciata di secondi sopra gli ottantanove.



10° Lago Maggiore Half Marathon - foto Danilo DonadioEd è di nuovo tempo di pettorale. E se fino a qualche anno fa alla prima domenica di marzo corrispondeva l'ultimo test prima della quarantadue capitolina ora, con il nuovo calendario, è semplicemente un altro tassello di quel puzzle chiamato preparazione. Tassello che però ha un sapore particolare: un paio di palloncini blu appuntati alla maglietta e il compito di provare ad aiutare gli altri a raggiungere il loro obiettivo.
Perchè dopo la bella esperienza del 2015 ho deciso di riprovarci ricandidandomi come pacer dei 95 minuti. Un tempo che, considerato l'attuale stato di forma e il risultato di Vittuone, mi potesse permettere di svolgere il compito in assoluta tranquillità.

Sveglia ad un orario che non punto nemmeno in settimana e alle 6.30, ripeto SEIETRENTA, in macchina direzione Stresa dove una decina di minuti prima delle otto è prevista la partenza del "vaporetto" messo a disposizione dell'organizzazione per il trasporto dei runners alla partenza posta a Verbania Pallanza.

Solita trafila tipica di ogni gara e, una volta ricevuti anche i palloncini colorati, in strada la consegna della sacca e un riscaldamento degno di tale nome.
10° Lago Maggiore Half Marathon - percorsoLa giornata è perfetta per correre. Il meteo ci ha graziati e il sole che si è ormai fatto largo tra i nuvoloni grigi permette di mantenere la tradizione che mi vuole nella prima domenica di marzo con le gambette a vista.

Dieci03 e si parte. Siamo in tre a guidare le danze e il gruppo che ci segue è bello nutrito. Il percorso non è dei più facili ma nonostante tutto la LMHM è una gara velocissima. Ma un conto è correre per il crono un altro e farlo per chi vuole provare a raccogliere quanto seminato  portando a casa il risultato.

E non è semplice. Si cerca di limitare i danni (in termine di secondi persi rispetto al 4e29) quando la strada sale e si prova a spingere in po' sull'acceleratore quando invece la pendenza diventa a nostro favore perché, e questa è una certezza, con quello che si perde ai ristori ma soprattutto con quello che si potrebbe perdere nelle due vere "asperita" nell'ultimo quarto di percorso, il tesoretto di secondi che si può accumulare nella prima parte potrebbe essere come manna dal cielo per centrare l'obiettivo.

Il paesaggio aiuta e la prima metà di gara letteralmente vola senza particolari difficoltà con il gruppo che sembra ancora compatto. 10° Lago Maggiore Half Marathon

Siamo a Fondatoce dove è posto il tappeto di Sdam e dove iniziano i quattro km meno "interessanti" del percorso e dove si trovano un paio di salitine che sono solo l'antipasto di quello che ci attende e che, in quelli più "impiccati", lasciano il segno.

Ora quelli che ci seguono sono un po più sfilacciati e per limitare i danni è un continuo volgere lo sguardo al display del Garmin ma al 17 la prima vera salita si sente e tra quelli che sono con noi non si distingue chi abbiamo raccolto da chi non ci ha mai mollato.

Ma ormai ci siamo. Manca davvero poco e lo spettacolo del lago con la vista sulle Isole Borromee non può che distrarre rendendo forse meno duri gli ultimi chilometri. Diciotto, diciannove e l'ultima asperità che, affrontata dopo due anni, sembra effettivamente più dura di quanto la ricordassi. Ma a questo punto non ci si può piu fermare. Tocca raschiare il fondo del barile e trovare le ultime energie nascoste da qualche parte.  Noi lo sappiamo, chi ci segue anche.  Possiamo solo incoraggiarli a non mollare.

E una volta "scavallato" finalmente la lunga discesa che porta al rettilineo finale. Meno di mille metri per centrare l'obiettivo della giornata. E dietro, noi tre in parata, a chiudere una manciata di secondi sotto i 95'.
13° mezza del castello
Tempo di pettorale. Finalmente è arrivato anche per me il momento di appuntare un numero alla maglietta e, come ormai capita da alcuni anni, tocca a Vittuone e la sua mezza il compito di tenere a battesimo la stagione 2017.

Ritiro pettorale, cambio d'abito e, senza troppa convinzione, alle otto e trenta in strada per abbozzare un riscaldamento che si possa definire tale prima di "conquistare" un posto di categoria non troppo distante dal gonfiabile posto sulla linea di partenza.

Nove e zero-uno e iniziano le danze. Tocca provarci. E se a Busto l'obiettivo dei novanta minuti era forse un azzardo a quarantatre giorni dalla maratona è il minimo che mi possa aspettare da questa gara. Almeno sulla carta. 

Perchè una volta partiti e agganciato il trenino giusto le cose diventano un
13° mezza del castellotantino più complicate: sgranato il gruppo e imboccato il canalone faccio fatica, troppa fatica, a rimanere a contatto con quelli che dovrebbero farmi da "guida". Eppure non sto andando male, anzi e, quanto visualizzato dal Garmin, non può che confermare le buone sensazioni. Sto bene e mi sto anche divertendo come non succedeva da tempo ma la mancanza di competizioni non mi permette di capire fino a che punto si possa osare. 

Le gambe vanno ma il simpatico trenino, almeno in questa parte di gara, ha decisamente un'altra marcia. Marcia che anche io provo a cambiare una volta imboccato la provinciale che porta a Cornaredo. Tanto non ho nulla da perdere. E allora si prova ad allungare: sette chilometri sotto i quattro e dieci con un passaggio al decimo in quarantadue e al quindicesimo appena sopra i sessantadue. 

13° mezza del castelloI due terzi di questa mezza me li sono lasciati alle spalle e anche se non riesco ad essere brillante come nella seconda parte di gara mi rendo conto di poter puntare ad un crono di tutto rispetto.

Tocca resistere. Qualche posizione persa, qualche posizione guadagnata e la finish-line sempre più vicina. Il ritmo è ancora buono e la vista in lontananza del sovrapasso pedonale ha il merito di sortire insperate energie per la volata finale.
Volata che non posso non fare. Ci devo provare. Ci voglio provare. 

E che soddisfazione vedere poi, sul display del Garmin, il "7" come seconda cifra dei minuti.
25° maratonina di Busto Arsizio
Indeciso oltre ogni ragionevole dubbio ho voluto attendere l'ultimo giorno utile prima di decidere se partecipare o meno alla venticinquesima edizione della mezza di Busto perchè, in un anno avaro di gare e ricco di infortuni, capire quanto davvero si possa osare in una gara di 21 chilometri diventa, nonostante l'esperienza che in questi anni dovrei aver accumulato, un tantino complicato visto che, quando si tratta di appuntare un pettorale sulla maglietta, anche quel briciolo di buon senso che ancora mi rimane viene meno.

La djten e andata alla grande ma qui si parla di distanza doppia e dopo 4 lunghissimi nel giro di tre settimane il rischio di pagare dazio è più che una remota possibilità. E quindi che fare ?

Ovvio, si va per l'ora e trenta.

25° maratonina di Busto ArsizioNove e trentuno e si parte.  Millesettecento iscritti (più di milleseicento gli arrivati) e i pacer da seguire dei novanta apparentemente non troppo distanti. Giusto una ventina di secondi per varcare la linea di partenza (pettorale da ultima griglia come da regolamento,sigh) e inizia la lenta rincorsa verso quelli che avranno il compito di guidarci imponendo il giusto ritmo.

Come sempre l'atmosfera della gara fa miracoli e già da subito, anche grazie alla larghezza della sede stradale, il ritmo è quello desiderato e il 4e16 alla fine del primo chilometro non può che confermare le sensazioni dei primi minuti.

Sto bene e non faccio fatica a mantenere il passo dei pacer anche se, dopo l'iniziale recupero, il ritardo che mi separa dai palloncini si attesta sulla cinquantina di metri, distanza che non riesco a ricucire e che rimane immutata per buona parte di gara.

Il panorama offerto dal percorso non è di quelli che ti possono distrarre più di tanto ma a Busto non si viene a correre per quello,  si viene perchè quelli della San Marco sono davvero bravi ad organizzarla, perchè ogni anno il pacco gara contiene una bella maglia a maniche lunghe e soprattutto perchè, grazie al percorso velocissimo, si può fare il tempo che per me, in questo momento, significa il fatidico muro dei novanta.

25° maratonina di Busto Arsizio
Al decimo in 42. Ai due terzi in 59 e 20. Ci siamo. Il più è fatto.
Neanche il tempo di pensarlo e comincio a perdere colpi.

Un po' la stanchezza, un po' il non essere più abituato a certi ritmi e lentamente comincio a perdere il contatto con il nutrito gruppo che segue i pacer. Ed è un attimo entrare nella modalità "risparmio energetico" perchè, inutile negarlo, in questo momento l'obiettivo è un altro.

Se non fosse che, al cartello dei 18k, quanto visualizzato dal display del gps è un crono ancora valido per abbattere il fatidico muro. Ed è un attimo cambiare programma. Alle ortiche tutti i bei discorsi sull'impegno di fine mese e di nuovo in modalità "spinta" per chiudere il via Foscolo una manciata di secondi sotto i novanta.

Misione compiuta e sotto con la prossima.
13° CorriPavia
Ad una settimana dal termine della fase di carico niente di meglio che approfittare della tredicesima edizione della CorriPavia per cercare delle risposte sull'attuale stato di forma che tardano a venire.
Una ventina di minuti al piccolo trotto per portare le gambe in temperatura e poco prima della partenza sotto il gonfiabile in attesa dello start previsto per le nove e trenta con il classico colpo di pistola. Il cielo non promette niente di buono ma fortunatamente non piove. Solito centinaio di metri per sgranare il gruppo e appena imboccato corso "Strada Nuova" sono già a ritmo gara. Il percorso non è dei più facili e il fondo non aiuta ma non posso certo dire che, visti i due precedenti, portare a casa una bella prestazione sia una possibilità da escludere a priori.
Attraversiamo una prima volta il Ticino sul Ponte Coperto per correre un paio di chilometri nel quartiere di Borgo Ticino prima di ripassare nuovamente sul ponte e riattraversare il fiume direzione Lungoticino Sforza per il primo quarto di gara. La temperatura è ideale ma il tasso di umidità è decisamente alto e rende il tutto più difficile. Al quinto in ventuno e venti, al decimo in quarantadue e venticinque. Apparentemente sto bene e non faccio fatica a mantenere il ritmo.
13° CorriPavia
Neanche il tempo di pensarlo e al tredicesimo, come a Busto un paio di anni fa, il buio. Spia della riserva accesa e la tentazione irresistibile di infilare (al contrario) il gonfiabile dell'arrivo posto a poche centinaia di metri. Invece colto da improvviso attimo di lucidità decido di continuare e provare a portare a termine anche questa gara. Quattro e trenta, quattro e quaranta. A voler guardare, il ritmo, non è nemmeno cosi disastroso, ma la fatica, che mi accompagna in tutti questi metri, fa sembrare il tutto molto più "disastroso".  Ma in qualche maniera i chilometri scorrono via e una volta affrontata al diciannovesimo anche l'ultima "asperità" il più è fatto. Viale Matteotti, via Lanfranco, Via Roma e finalmente Corso Strada Nuova per gli ultimi metri che pongono fine a questa sorta di supplizio chiuso in novantadue e spiccioli.
E mo che faccio ?
12° mezza di monza
E come da tradizione (siamo ormai alla 12° edizione) otto giorni dopo il gram premio di Formula Uno l'autodromo di Monza viene nuovamente preso d'assalto per un altro genere di competizione. Nuova organizzazione (Laguna Running subentrata alla precedente) e nuova formula con la mezza affiancata da altre due distanze (una 30k e da una 10k) e dalle "versioni" non competitive per le due distanze minori. E se i numeri danno ragione a chi ha voluto questo cambiamento (4800 quelli pronti a scattare allo spegnimento del semaforo rosso) i problemi di viabilità per raggiungere e successivamente lasciare il parco non potevano, di conseguenza, che essere amplificati con la partenza ritardata di venti minuti per permettere a tutti di raggiungere l'impianto brianzolo.
12° mezza di monza
Viale Cesare Battisti già "sold-out" prima delle otto e una volta parcheggiato nell'autodromo soliri riti pre-gara  in attesa dell'apertura della pit-line. Nove e cinquanta e finalmente si parte sotto un cielo che non promette niente di buono.
E ora che faccio ? Che domanda, ci provo. Niente di eclatante ma, in questo momento, ho la necessità di trovare risposte che, nonostante la bella prestazione del venerdì, non ho ancora ottenuto. Fissato il target su un realistico under-novanta (giusto per continuare la striscia positiva) si parte. Primo chilometro per carburare e poi, una volta sgranato il gruppo, a velocità di crociera. Almeno nelle intenzioni, perchè non è quanto sentenzia il gps ad ogni cartello chilometrico: troppo veloce. Alla fine toccherà pagare dazio ma sinceramente non me ne importa un granchè. Metà della parabolica e si lascia la pista per entrare nel parco non prima di aver superato i due sottopassi che, sicuramente, saranno oggetto delle più fantasiose maledizioni nel preciso istante in cui toccherà rientrare in pista. Piove e se inizialmente si tratta di poca cosa, nel volgere di poco la sua intensità aumenta assumendo la dimensione del più classico degli acquazzoni estivi (monza 2011 tanto per intenderci).
12° mezza di monza
Il ritmo si alza leggermente e sino al tredicesimo tengo botta. Immancabile sofferenza al quattordicesimo in leggera salita e le ultime energie da scovare chissà dove per chiudere dignitosamente la prova. Mezz'ora o giù di lì e poi un box asciutto dove poter, finalmente, indossare abiti asciutti. Diciassette, diciotto e il sottopasso della sopraelevata sud ad aprirci le "porte" dell'autodromo, sottopasso del rettilineo dietro al paddock e finalmente la pista. Otto, novecento metri da percorrere senza troppi calcoli in un'impari lotta contro il tempo.
Una rapida occhiata al Garmin mi fa capire che dovrei esserci ma io, ancora, non ne sono del tutto convinto. I secondi (ora) scorrono troppo veloci e i tre, dico tre, gonfiabili sono sempre troppo lontani. Sono stanco, tanto stanco e potrei anche prendermela comoda ma ormai è diventata una questione di principio. Il display, una volta a fuoco, è li ad indicare "over" ma ci sono sempre i secondi persi prima di attraversare il tappeto da tenere in considerazione. Fantastico realizzare che per poco, pochissimo sono nuovamente "under". 
La striscia positiva continua...    
8° lago maggiore half marathon
Mi ero ripromesso di chiudere la prima parte della stagione con la maratona di casa e, dopo qualche giorno di meritato riposo, limitare uscite e chilometri in attesa di ripartire con la preparazione della 42 autunnale ma poi quando, sul sito della Mezza del Lago Maggiore, ho visto che era ancora disponibile un posto tra i pacer per i novanta minuti mi sono rimangiato quanto spergiurato per giorni e ho inviato la candidatura. Troppo ghiotta l'occasione per tornare a correre per la seconda volta una mezza che mi ha piacevolmente sorpreso per l'organizzazione impeccabile, per lo stupendo panorama offerto dal golfo Borromeo ma soprattutto per il ricordo di un fantastico personale "stampato" nell'edizione passata. E preso dall'euforia ho trascurato solo un piccolo, insignificante particolare: dover correre a passo costante per 21 chilometri a soli sette giorni dalla distanza regina.
Ritiro pettorale, cambio d'abito, consegna palloncini colorati e, dopo il riscaldamento, dietro il gonfiabile in attesa dello start previsto per le dieci.
8° lago maggiore half marathonCielo coperto, temperatura da primi di Marzo e il sole, previsto per nove, che invece non ne vuole sapere di farsi vedere. Ci siamo, si parte e per una volta sono dall'altra parte della barricata. Questa volta sono gli altri che, inseguendo il loro obiettivo, hanno bisogno del mio aiuto. Solita partenza caotica ma non ci vuole molto a prendere il ritmo. Le gambe rispondono bene e la maratona sembra ormai un lontano ricordo. Un occhio alla strada e l'altro al display del mio Forerunner in cerca di conferme che sembrano arrivare con un quattro e 21 stampato su cartello del primo chilometro. Ma non è facile. Per niente facile. E un continuo susseguirsi di aggiustamenti ogni qualvolta il garmin visualizza ritmi non consoni a quanto preventivato. E nonostante l'impegno sono comunque sempre due, tre secondi secondi sotto i quattro e 15. Intra, FondoToce, Feriolo, Pradera. I chilometri si susseguono veloci e senza nemmeno rendermene conto siamo già sul tappeto dei diecimila una manciata di secondi oltre i quarantadue.
8° lago maggiore half marathon
Forse un po' troppo veloce ma, in previsione delle due "asperità" che ci attendono prima dell'ingresso a Stresa, con un "tesoretto" di secondi che alla fine potrebbe rivelarsi assai prezioso. Baveno e la prima salita che sinceramente ricordavo un po' meno "salita" e poi, al quattordicesimo, la seconda asperità degna di nota da affrontare senza troppa preoccupazione conscio di recuperare quanto perso una volta scollinato. Ormai il più è fatto e quella che secondo me è la parte più dura del percorso ce la siamo lasciati alle spalle. Ancora sei chilometri. Tre chilometri in un senso e, dopo il giro di boa, tre in senso inverso per concludere la fatica sul lungo lago davanti all'imbarcadero. Poco più di venticinque minuti e per qualcuno sarà personale.
Alcuni compagni di viaggio hanno allungato, altri me li sono persi ma quelli che ancora mi seguono si preoccupano solo di sapere se abbiamo margine. Diciassette, diciotto, e il secondo tappeto tds sul giro di boa. Ci siamo. Quattro e 15, quattro e 14. Da quando ho scollinato non mi discosto da questi valori e con i secondi accumulati nella prima parte sono tranquillo.
Ultimi chilometri e in lontananza il gonfiabile che si comincia ad intravvedere. Venti, ventuno e finalmente il display ad indicare un tempo abbondantemente sotto i novanta.
Cosa aggungere ? Missione compiuta.

44° Stramilano
E alla fine mi sono deciso. Iscrizione last-minute e alle undici della Domenica delle Palme pronto per quella che, per me, è la nona Stramilano agonistica. Solito e collaudato copione che si ripete ormai da più di quattro decenni. Si comincia alle nove con la dieciK dei "cinquantamila", si prosegue alle nove e trenta con i cinque chilometri dedicati ai più piccoli e alle undici largo ai campioni e agli oltre seimila amatori impegnati nella ventuno meneghina. Undiciezerodue e, al tradizionale colpo di cannone del Reggimento di Artiglieria a Cavallo “Voloire”, si parte.
44° Stramilano
Nessuna ambizione cronometrica, nessun pb da inseguire ma solo risposte sull'attuale stato di forma e una gran voglia di divertirmi. Classica partenza caotica e qualche centinaio di metri per impostare il ritmo. L'idea, almeno nelle intenzioni, è quella di provare a tenere i 4' e 15" per chiudere appena sotto i novanti ma, come spesso accade, un pettorale appuntato alla maglietta fa miracoli. Sto bene e non è necessario avere conferme dal Garmin per capire che sto andando meglio di quanto preventivato. Al quinto appena sotto i ventuno e al decimo sotto i quarantadue. Sto tenendo e, nonostante il primo vero caldo primaverile, riesco a mantenere il ritmo senza apparente difficoltà. Piazza Medaglie d'Oro, Ticinese, Viale Papiniano, via Washington e lungo le strade un discreto numero di milanesi ad incitare o semplicemente a guardare con curiosità il lungo serpentone colorato.
44° Stramilano
Al quindicesimo appena sopra i sessantadue e la netta sensazione di poter continuare sugli stessi ritmi. Piazza Piemonte, Velodromo Vigorelli, Piazza Damiano Chiesa e di nuovo in Corso Sempione per i soliti ed interminabili tremila metri. Diciannove, venti, poco più di quattro minuti ssenza enza più calcoli e anche questa mezza può andare in archivio. Viale Byron e finalmente l'ingresso nel parco con l'Arena lì ad attenderti. Ma quanto è dura sapere che, del suo perimetro, ne devi percorrere almeno la metà prima di "infilare" la porta Trionfale con i rimanenti novantasette metri da fare con il cuore in gola sfidando il cronometro TDS che, inflessibile, ti mostra lo scorrere del tempo.
Under ottantotto. Molto più di un semplice test.
41° Roma Ostia
Sole, temperatura primaverile e una piacevole compagnia. Questi i semplici ingredienti della prima edizione de "#cityrunners in gita". Obiettivo: varcare la "finish-line" sul lungomare di Ostia dopo una cavalcata di ventun chilometri nella mezza più partecipata d'Italia.

Il sabato mattina dedicato a raggiungere la capitale, il pomeriggio per il disbrigo pratica pettorale e la visita allo stand adidas per una foto di gruppo con Goffi e Annalisa Minetti e la sera dedicata al carico di carbroidrati in un ristorante tipico in zona Cavour prima dei saluti e di un meritato sonno ristoratore.

Domenica ore 7, metro B direzione "Laurentina" e, per una volta, non è "Circo Massimo" la destinazione finale. Giusto una quindicina di minuti per giungere al quartiere EUR e, una volta lasciata la metro, come tante formiche in processione verso il PalaLottomatica dove è posta la partenza prevista per le nove e quindici.
Il cielo è terso, il sole comincia a far capolino e le previsioni parlano chiaro da giorni: primavera. Non resta che cambiarsi, consegnare la borsa ai volontari e portarsi sotto la statua di Pomodoro in attesa di incontrare Anna, Giancarlo e il gruppo di "twitter" per un veloce saluto e una foto da affidare ai "social".

Non sono al meglio e ne sono consapevole. Inutile tentare l'impossibile su un percorso che, anche se ne sento parlare da sempre, è comunque, per quel che mi riguarda, un'incognita.
A Vittuone è andata alla grande e, a distanza di quindici giorni, sicuramente riuscirei anche a fare di meglio. Ma ne vale la pena ? No, se l'alternativa e aiutare un amico (ma si può considerare amico un interista?) nella difficile impresa di chiudere per l'ennesima volta sotto i novanta.
41° Roma Ostia

Seconda griglia, prima wave e nonostante il "traffico" (ancora un po' che aspettiamo ad entrare...) io e Giancarlo riusciamo ad non essere troppo distanti dal gruppo dei Top Runners.
Ore 9.15 e si torna ad essere protagonisti. Partenza a cannone e grazie all'iniziale discesa e all'ampiezza della  Cristoforo Colombo in un attimo ci ritroviamo a correre abbondantemente sotto i quattro. Ma non può e non deve durare e infatti, una volta sgranato il gruppo, ci si assesta a ritmi più consoni.

Quattro chilometri all'interno del Municipio XII prima di riprendere la lunga striscia d'asfalto a tre corsie con destinazione mare. Dovrei fare da pacer ma in realtà è Giancarlo a menare le danze. Conscio di giocarsela sul filo dei secondi si rende conto che, per quanto costante io possa essere, anche solo un paio di secondi al chilometro di differenza potrebbero significare mancare l'obiettivo. E io mi adeguo. Libero dalle responsabilità mi limito a godermi lo spettacolo. Tre corsie invase da oltre tredicimila matti in maglietta e, come li chiama Anna, "braghini" corti.

Il percorso, abbandonato l'EUR, è caratterizzato sostanzialmente da tre salite e altrettante discese. Ma quella temuta da tutti è la salita del campeggio. Pendenza poco sensibile ma lunga, infinitamente lunga e quando, pensando che sia finita, cominci a rifiatare ecco che la strada riprende a salire per il colpo di grazia.
41° Roma Ostia
Il passo, compatibilmente con il tracciato, non è costante ma in linea con le aspettative. Ed è un piacere correre con Giancarlo (forse qui sto esagerando). Conosce il percorso a menadito ed è abile a non percorrere un metro in più del necessario evitando di zigzagare inutilmente e impostando traettorie perfette nelle poche "curve" che tocca affrontare. Al quinto in ventuno, al decimo in quarantadue e quaranta e un parziale che risulta essere di una decina di secondi oltre il preventivato.

Ed è ora che viene il bello. La “Heart break Hill” da affrontare senza timori reverenziali con i paces dell'ora e trenta avanti di un centinaio di metri. Si sale, gradatamente, ma si sale e il ritmo non può che risentirne confermando quanto ascoltato da chi, questa corsa, l'ha già fatta. Poco meno di una decina di minuti e quando finalmente si scollina lo sguardo non può che portarsi alla fine del lungo rettilineo a cercare vanamente la vista del mare oscurata, in realtà, dall'ultima asperità pronta ad attenderci prima dell'ultimo chilometro.

"Facilis descensus Averni" a voler fare il figo o, come ricorda sempre mia mamma, "in discesa, tutti i Santi aiutano" e non è nemmeno necessario avere conferme da quanto visualizzato dal display del Garmin per capire che stiamo "volando" transitando al quindicesimo in sessantaquattro con i pacer molto più vicini e l'obiettivo del giorno a portata di mano.

41° Roma Ostia
Ora anche il mio compagno di viaggio comincia davvero a crederci e, proseguendo la lenta rimonta sugli angeli dai palloncini azzurri, ci si avvicina all'epilogo di questa gara. Diciassette, diciotto, diciannove e al ventesimo l'ultima salita da superare senza troppi calcoli prima di raschiare il fondo del barile nel tentativo di recuperare insperate riserve di energia e lanciarsi sul lungomare di Ostia in una lotta impari contro il cronometro.

Ultimi duecentocinquanta metri e un margine di una settantina di secondi che potrebbero non bastare. Ma, come spesso accade, la vista, o meglio, la "visione" della finish-line può fare miracoli e un parziale da 3'30"/km lo testimonia.  Ancora poche decine di metri in totale apnea e la mano a stoppare il 305 che sentenzia "unoventinoveecinquantanove".

Saluti, baci e abbracci e  assolto brillantemente il compito niente di meglio, una volta ritrovato il resto della comitiva, di un meritato "recovery-meal" sul litorale romano prima di riprendere la strada che riporta a casa.

Per quel che mi riguarda, un fine settimana di ricordare.

11° mezza del castello
E a cinque mesi dall'ultima gara è arrivato anche per me il momento di tornare alle competizioni con l'undicesima edizione della Mezza del Castello.
Ventun chilometri per capire come sono messo e cercare di immaginare dove posso arrivare nelle prossime settimane. Clima da "machitelofafare" e senza troppa convinzione in strada ad abbozzare un riscaldamento che si possa definire tale prima di infilarsi nel gruppo in attesa dello start previsto per le nove. Il percorso, totalmente asfaltato, una volta lasciato Vittuone, attraversa le campagne dei comuni di Cisliano, Bareggio e Cusago. con il suo castello visconteo. Inutile negarlo, e sarei falso come Giuda a dire il contrario, l'idea di provare a tenere i quattro e quindici l'ho covata fin da subito e, nonostante un solo ventuno nelle gambe, le ripetute in pista del giorno prima, mi hanno dato la consapevolezza che forse 'sto passo non doveva essere cosi proibitivo. Indubbiamnte questione di gambe ma, nel mio caso, anche di testa. Solita caotica partenza e qualche centinaio di metri per sgranare il gruppo. Il passo è buono e non serve nemmeno cercare conforto nel Garmin per capire che sto andando bene. Il trenino a cui mi sono agganciato ha un buon ritmo e procede addirittura in leggera progressione. Progressione che, poco prima di arrivare a Cusago, comincia a non bastarmi più. Sto bene e ci voglio provare. Del resto il buon senso, almeno nella corsa, non è mai stato il mio forte. Sei, sette chilometri sotto i 4'e10" e, ovviamente, al sedicesimo mi viene presentato il conto. Remi in barca e il ritmo a valori più consoni con l'obiettivo dei 90' ancora alla mia portata. Oramai manca poco e il margine accumulato difficilmente può essere dissipato in così pochi chilometri. Diciannove, venti, il sovrapasso pedonale che porta alla finish-line sempre più vicino e la consapevolezza di poter terminare la fatica al di là di ogni più rosea aspettativa.
Vedere poi, il display mySDAM, indicare "under 89", in questo momento, non ha prezzo.
11° Mezza di Monza
Undicesima edizione per una della mezze a cui partecipo più volentieri: ventun chilometri tra parco e pista ad una settimana esatta dal Gran Premio di FormulaUno. Perfetta la logistica con ampi parcheggi interni all'autodromo, spogliatoi e deposito borse ricavati nei box, un buon ristoro finale ma soprattutto fantastica la "location". Tutti ingredienti che contribuiscono al successo di questa manifestazione che vede, anno dopo anno, un crescente numero di partecipanti. 11° Mezza di MonzaUna ventina di minuti di riscaldamento e una volta aperta la "pit-line" in gabbia ad attendere il via fissato per le 9.30 e dato, come da tradizione, dallo spegnimento del semaforo rosso. La pista è larga e impostare da subito il ritmo non è un problema, anzi. Il rischio è proprio quello di "farsi prendere" dal passo degli altri e impostare una velocià di crociera troppo alta pagando inevitabilmente dazio nella seconda parte di gara. Prima variante, curva di Biassono, variante della Roggia. Metri di asfalto che oramai conosco a memoria, visti non so più quante volte in televisione. Prima e seconda di Lesmo, Variante Ascari, e a metà della Parabolica, una volta superati due sottopassi ci si immette nel parco cintato da mura più grande d'Europa. Una quindicina di chilometri immersi nel verde da fare dosando opportunamente le forze.
Comincia a fare caldo e l'afa ci mette del suo, eppure riesco ancora a "tener botta" passando al decimo appena sopra i quaranta.
11° Mezza di Monza
Inutilmente ottimista è un attimo pensare che il più è fatto dimenticando che da li ad una ventina di minuti toccherà fare i conti con la parte più dura del percorso. Giusto un paio di chilometri in leggera salita dove, nel mio caso, è impossibile non lasciare per strada manciate di secondi prima di, una volta arrivati al ristoro del quindicesimo, ricominciare a spingere per i restanti seimila metri. Sottopasso della sopraelevata sud, sottopasso del rettilineo dietro al paddock e di nuovo in pista a metà della parabolica prima dell'interminabile rettilineo che sembra non aver mai fine con il display TDS ad indicare un ottimo under '86.
Se posso, buona la prima.
7° lago maggiore half marathon
Con lo spostamento della Mezza di Piacenza alla prima domenica di Maggio tocca alla Lago Maggiore Half Marathon diventare il banco di prova dove testare la condizione raggiunta prima dell'appuntamento con la distanza regina.
Arrivata ormai alla settima edizione questa mezza, che alterna partenza e arrivo ogni anno, viene definita, come recita lo slogan sull'home page, la 21K con il percorso più panoramico d'Italia.
Sole, temperatura (decisamente) primaverile e, dopo cinque mesi, l'occasione buona per tornare a correre con le "gambette" a vista. Ritiro pettorale, cambio d'abito e dopo un breve riscaldamento sotto il gonfiabile in compagnia di Kikko in attesa dello start che arriva puntuale alle undici.
7° lago maggiore half marathon
Le gambe girano già da subito e l'ultimo lavoro in tabella (3x5000) archiviato a metà settimana sembra non aver lasciato strascichi. Il primo chilometro è addirittura troppo veloce e tocca stare attento a non farsi prendere dall'entusiasmo perchè il percorso, per quel che mi riguarda, è ancora un'incognita e quello che so è frutto del resoconto di chi, a questa corsa, ha già partecipato: tre salite con l'ultima, in ingresso a Stresa, davvero tosta. Ritmo prossimo ai quattro e primi chilometri che, letteralmente, volano distratto dal panorama offerto dal Golfo Borromeo.
Intra, FondoToce, Feriolo, Pradera e il passaggio al decimo appena cinque secondi sotto i quaranta minuti (in gara mai fidarsi del Garmin). Inutile nascondersi tocca provarci. E se alla partenza, nonostante l'incitamento di Kikko, non ne ero del tutto convinto, le sensazioni a metà gara non lasciano dubbi: c'è un personale da ritoccare. I chilometri si susseguono e, come a Vittuone, la "compagnia" piano piano comincia ad abbandonarmi. Non resta che incominciare a pensare in grande. Dodici, tredici, quattordici e la temuta salita in ingresso a Stresa da affrontare senza strafare consapevole di potere recuperare i secondi persi (magari con gli interessi) una volta "scollinato".
7° lago maggiore half marathon
Qualche centinaio di metri ed ecco, a sinistra, il gonfiabile posto all'arrivo giusto in tempo per vedere il vincitore tagliare il traguardo una cinquantina di secondi sopra i sessanta minuti. Meno di sei chilometri. Poco più di venti minuti e la domenica potrebbe assumere un aspetto ancora migliore. Diciassette, diciotto e il giro di boa dove è posizionato il secondo "tappeto" tds. Ancora tre chilometri. Anzi meno. Inutile fare calcoli. Tocca solo spingere. Tre e cinquantatre, tre e cinquantadue, tre e quarantotto e il display sempre più vicino ad indicare un tempo abbodantemente sotto gli ottantaquattro. O come direbbe Guido Meda ottantatre (quasi) basso.
Mezza del Castello
Saltato per il secondo anno consecutivo l'esordio stagionale in quel di Novara, tocca alla Mezza del Castello tenere a battesimo questo mio duemilaquattordici. Ventun chilometri per testare la condizione raggiunta a due terzi delle sedici settimane previste dalla tabella che sto seguendo. E soprattutto ventun chilometri per cancellare definitivamente la debacle di Busto.  Nove e ventisette e si parte.
Mezza del Castello
Il percorso, totalmente asfaltato, una volta lasciato Vittuone, attraversa le campagne dei comuni di Cisliano, Bareggio e Cusago. con il suo castello visconteo. Senza asperità, se non si considera il cavalcavia pedonale posto all'arrivo, è la classica gara per tentare il personale. Idea che, anche stavolta, non prendo nemmeno in considerazione. Quattro e cinque, quattro e sette e se va bene magari qualche secondo in meno. Un occhio al Garmin e uno alla strada e ci si fa largo per guadagnare posizioni ma soprattutto per impostare la velocità di crociera. Quattro e cinque, quatro e tre, quattro e cinque. Un metronomo. Faccio fatica a ricordare un'altra mezza con questi parziali. Evidentemente tutti i lavori svolti in queste settimane sono serviti. Mi rendo conto che nonostante il ritmo sostenuto non mi sento affatto "impiccato", anzi mi sembra di averne per spingere ancora. Il gruppo lungo il canalone si è ormai sgranato e mi aggancio ad un simpatico trenino con cui condovido la strada sino al castello di Cusago dove, rompendo gli indugi, decido di abbandonare la compagnia. O meglio, e questo lo vedo solo dopo analizzando i dati al pc, sono gli altri che mi abbanodonano lasciandomi solo. Strana sensazione. Per la prima volta tengo il passo, non subisco sorpassi e, anzi, mi permetto di farne a decine. Quattordici, quindici, sedici, Busto è ormai un lontano ricordo.
Mezza del Castello
Diciassette e gli ultimi chilometri da affrontare in progressione seguendo i consigli di Kikko. Altre posizioni recuperate e il gonfiabile sempre più vicino. Venti, venutno e il sovrapasso pedonale da fare in apnea con il display sdam che indica ottantacinque e spiccioli. Se il buon giorno si vede dal mattino.......
maratonina di Busto Arsizio
Dopo aver smaltito le "tossine" accumulate in laguna niente di meglio che tornare ad indossare un pettorale cercando di ottenere una risposta all'annoso dilemma: firenzemarathon si, firenzemarathon no. Perchè cimentarsi nuovamente nella distanza regina e ritrovarsi poi, su "lungarno del tempio", senza più energie o peggio, senza più alcuna voglia di "faticare" non rientra, a breve, nei miei progetti.

Quindi iscrizione last-minute e poco dopo le otto e trenta di una classica domenica autunnale, in giro per le strade di Busto Arsizio ad abbozzare un riscaldamento che si possa definire tale. Venticinque minuti al piccolo trotto e senza troppe preoccupazioni in mezzo al gruppo in attesa dello start che arriva puntuale alle nove e trenta. Un unico obiettivo: quattroequindici. Se poi, l'organizzazione, ti fornisce anche dei validi angeli custodi ancor meglio. Ci si dimentica del Garmin e si segue il gruppo.

maratonina di Busto Arsizio
Venti e tredici al quinto, quarantadue e spiccioli al decimo, un'ora e due al quindicesimo. In perfetta media e poi il "buio". Di nuovo. Il passo sui quattro e trenta elastici e il desiderio di portare a casa il risultato nonostante tutto. Di pascolare anche in mezza maratona non se ne parla proprio. Diciotto, diciannove, la "passerella" in via Milano  e finalmente il gonfiabile a sancire la fine di questa, almeno per me, "interminabile" mezza chiusa un paio di minuti sopra i novanta.

Che dire ? Stagione agonistica duemilatredici archiviata, una o due di settimane di "ferie" e dal 25 si riparte con l'obiettivo di primavera: la XX edizione della maratona della Città Eterna
11° CorriPavia
Con lo spostamento della DJTen alla seconda domenica di Ottobre si è venuto a creare, nel mio personalissimo calendario, un "buco" assolutamente da colmare. E allora perchè, dopo la positiva esperienza del 2011, non tornare nella  capitale longobarda (ma quante ne so ?) per l'undicesima edizione della CorriPavia?. Solita iscrizione last-minute e ultimo lungo anticipato al venerdi giusto per non presentarmi sulla linea dello start già devastato. Una sessantina di chilometri da percorrere e alle sette gia in macchina direzione sud. Classici riti pre-gara e alle nove in strada per il riscaldamento. Una ventina di minuti al piccolo trotto e poco prima della partenza in gabbia con gli altri in attesa dello sparo che arriva una manciata di secondi dopo le nove e mezza.
11° CorriPavia
La sede stradale è ampia e nonostante i soliti furbi (e questa volta più d'uno) pronti a "scattare" a 5'e30" è davvero facile impostare il giusto ritmo. La pendenza di corso "Strada Nuova" invita ma, per una volta, cerco di usare la testa riuscendo a non farmi condizionare da chi mi circonda. Ritmo veloce ma senza esagerare. O almeno ci provo. Percorso duro e trentatre chilometri ancora nelle gambe sono ingredienti che difficilmente possono andare a braccetto con un personale. Finita la discesa infiliamo il Ponte Coperto per attraversare il Ticino e correre per qualche migliaio di metri nel quartiere di Borgo Ticino prima di ripassare nuovamente sul ponte e riattraversare il fiume direzione Lungoticino Sforza per il primo quarto di gara. Il ritmo è alto, me ne rendo conto, ma non esagerato. I chilometri passano e si torna a calpestare il pavè delle strette vie del centro. Con un occhio alle bellezze offerte della città che ci ospita e l'altro al pavè sconnesso arrivo al giro di boa con il crono stampato appena sopra i quarantuno. Il passo non è da PB ma non mi posso certo lamentare. Ne ho ancora, nonostante tutto. E infatti continuo a spingere confortato da quanto visualizzato sul display del Garmin. Diciotto, diciannove e a due passi dal gonfiabile posto all'arrivo ennesima deviazione per portare il computo dei chilometri ai fatidici ventuno: viale Matteotti, via Lanfranco, Via Roma e Finalmente Corso Strada Nuova per gli ultimi trecdento metri.
Under ottantasette e uno dei pochi (o forse unico) spit negativo. What else ?
10° Mezza di Monza
A tre giorni dalla gara di Legnano di nuovo con un pettorale appuntato sul petto per la decima edizione della Mezza di Monza.Ventun chilometri tra parco e pista ad una settimana esatta dal Gran Premio di FormulaUno. Sveglia come in un normale giorno lavorativo e poco dopo le sette in strada direzione Monza con la speranza di arrivare in tempo per evitare la coda in quello che sembra essere il semaforo, almeno per quelli che arrivano da viale Cesare Battisti, con il rosso più lungo del mondo. Sbrigata la pratica parcheggio non resta che ritirare il pettorale, cambiarsi e imbastire un minimo di riscaldamento necessario più che mai per non arrivare al via con
10° Mezza di Monza
le gambe ancora "ingessate" dalla gara del venerdì. Nove e dieci apertura box e alle nove e trenta, con la stessa procedura di accensione e spegnimento dei semafori vista non so quante volte in televisione, il via. La sede stradale è larga e impostare da subito il ritmo non è difficile. Mantenerlo il più a lungo possibile invece è un'altra storia. Senza obiettivi particolari, il pb non lo prendo neanche in considerazione, decido per 4'/km convinto di poterli mantenere almeno sino a metà gara. Il cielo è coperto ma almeno non piove anche se il tasso di umidità, piuttosto alto, di certo non aiuta. Prima variante, curva di Biassono, variante della Roggia, prima e seconda di Lesmo. I chilometri passano e ad occhio sono in perfetta media. Curva del Serraglio, variante Ascari e a metà della parabolica si abbandona la pista per affrontare i due sottopassi che ci portano a correre per i viali di uno dei parchi recintati più grandi d'Europa.
Stavolta il display del mio 110 lo vedo senza problemi ma da qualche chilometro sono agganciato ad un simpatico trenino e preferisco andare a sensazione convinto che per questa volta il gps potrebbe solo certificare una perdita di brillantezza. Otto, nove, dieci, metà gara.
10° Mezza di Monza
Da qui in avanti si passa alla collaudata tattica di ancora uno e poi vedo. La gara del venerdi comincia a chiedere il conto e il mio ritmo inevitabilmente si alza. Tredici, quattordici, quindici, quelli che, secondo me, sono i chilometri più duri (e che mi portano a correre l'ultimo a 4' e 19") prima di tornare di nuovo in spinta con i tempi che tornano ad abbassarsi. Sottopasso della sopraelevata sud, sottopasso del rettilineo dietro al paddock e di nuovo in pista a metà della parabolica prima dell'interminabile rettilineo da "spararsi" in completa apnea.
Under ottantasei. Soddisfatto e anche molto.